L’Osservatore romano 31/5/2008, 31 maggio 2008
«Le ”cluster bombs” (bombe a grappolo) sono ordigni che possono essere sganciati da aerei o elicotteri o anche sparati dall’artiglieria
«Le ”cluster bombs” (bombe a grappolo) sono ordigni che possono essere sganciati da aerei o elicotteri o anche sparati dall’artiglieria. Prima di toccare terra, rilasciano decine di mini-ordigni che in teoria dovrebbero esplodere all’impatto con il suolo, ma in pratica restano in agguato sul terreno pronti a uccidere al minimo contatto. Esattamente come le mine anti-uomo - e purtroppo con maggiore facilità di impiego - le cluster bombs continuano a uccidere per anni e anni dopo la fine dei conflitti nei quali sono usate. Progettate in origine dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, le cluster bombs hanno una storia lunga quanto insanguinata: oggigiorno infatti ci sarebbero circa quattrocento milioni di persone, disseminate su 25 paesi, specialmente bambini, a rischio per le conseguenze dei bombardamenti. Secondio i dati forniti dall’Organizzazione non governativa belga Handicap International, autrice di un puntuale studio sugli effetti delle cluster bomb, il numero minimo di bombe a grappolo scaricate dal 1965 a oggi, calcolato sulla base di dati certi reperiti in sole nove Paesi, ammonta a 440 milioni di pezzi. Sempre secondo Handicap International, il 98 per cento delle vittime delle munizioni a grappolo sono civili, in gran parte minori» (Osservatore romano)