Claudio Del Frate, www.corriere.it, 1.6.8, 1 giugno 2008
Lecco Il medico che ha soccorso la piccola: caldo e umidità le hanno fermato il cuore «Il telefono, mio marito e ho ricordato dov’era Maria» La mamma della bimba dimenticata e morta in auto: sono distrutta, vivrò nel rimorso MERATE (Lecco) – La piccola Maria Campana non è morta solo per una circostanza sfortunata, ma per almeno tre che si sono tragicamente intrecciate: prima la mamma l’ha dimenticata nell’abitacolo dell’auto anziché portarla alla baby sitter; poi il telefono della donna «silenzioso » per l’intera mattinata così che sono rimaste senza risposta le chiamate di avvertimento della bambinaia e del marito; e infine alcuni studenti del liceo scientifico «Agnesi» hanno notato la bimba sul seggiolino dell’auto ma hanno pensato che dormisse e non hanno lanciato l’allarme
Lecco Il medico che ha soccorso la piccola: caldo e umidità le hanno fermato il cuore «Il telefono, mio marito e ho ricordato dov’era Maria» La mamma della bimba dimenticata e morta in auto: sono distrutta, vivrò nel rimorso MERATE (Lecco) – La piccola Maria Campana non è morta solo per una circostanza sfortunata, ma per almeno tre che si sono tragicamente intrecciate: prima la mamma l’ha dimenticata nell’abitacolo dell’auto anziché portarla alla baby sitter; poi il telefono della donna «silenzioso » per l’intera mattinata così che sono rimaste senza risposta le chiamate di avvertimento della bambinaia e del marito; e infine alcuni studenti del liceo scientifico «Agnesi» hanno notato la bimba sul seggiolino dell’auto ma hanno pensato che dormisse e non hanno lanciato l’allarme. «Ho dimenticato la mia piccola, è un rimorso che mi porterò per tutta la vita, sono distrutta » ha confidato ieri mattina Simona Verzelletti, 39 anni, a don Paolo Bizzarri, il parroco che è andato a farle visita. «Ho dimenticato la mia bimba in macchina» ripete l’insegnante di scienze a tutti, quasi avesse il timore di non essere creduta. E invece più passano le ore e più la versione della tragica dimenticanza acquista solidità. «Non ci sono contraddizioni nel suo racconto» confermano i carabinieri di Merate che hanno interrogato la donna, indagata per omicidio colposo. «Sul corpo di Maria non ci sono segni di violenza né di soffocamento» afferma Giovanni Buonocore, primo medico dell’ospedale di Merate ad aver soccorso la bimba e che per un’ora e un quarto, a partire dalle 13.30, ha tentato di rianimarla. «Quando una bimba di due anni – aggiunge il dottore – rimane così a lungo esposta a calore elevato e all’umidità, le cellule smettono di funzionare: il cervello non manda più impulsi, il cuore non si contrae più». La morte, insomma, potrebbe essere giunta per un colpo di calore. Isabella Rossi, insegnante al liceo «Agnesi» stava invece chiacchierando in sala professori con Simona: «Mi stava raccontando della piccola Maria; di quanto fosse felice della sua nascita e di quanto la piccola stesse crescendo bene. Venerdì mattina ha fatto due ore di lezione in laboratorio poi è andata in sala professori a lavorare al computer. A un certo punto la bidella l’ha chiamata: c’è suo marito al telefono. Poi Simona è corsa via». «Quando ho sentito la voce di mio marito al telefono mi sono resa conto di quel che avevo fatto ”dirà più tardi Simona ai carabinieri – e sono corsa via lasciando a scuola tutte le mie cose». La piccola Maria era ormai immobile, dopo cinque ore trascorse chiusa nell’auto. Venerdì a Merate il tempo era molto instabile e quasi tropicale: bastava un’occhiata di sole per far salire la temperatura all’interno di una vettura sopra i trenta gradi; in più l’umidità era altissima. Simona Verzelletti non si è diretta subito in ospedale ma è passata prima da casa, a Robbiate dove c’era il marito. Claudio Del Frate corriere.it 01 giugno 2008