La Stampa 16 maggio 2008, RAFFAELLO MASCI, 16 maggio 2008
(rias156133) Il tartufo italiano ha un nemico cinese dall’aspetto simile al «nero», invasivo e biologicamente prepotente
(rias156133) Il tartufo italiano ha un nemico cinese dall’aspetto simile al «nero», invasivo e biologicamente prepotente. E’ stato individuato in una tartufaia dai ricercatori dell’istituto per la Protezione delle Piante del Cnr e del dipartimento di Biologia vegetale dell’università di Torino, coordinati dalla professoressa Paola Bonfante. La presenza di tartufi di provenienza esotica non è una novità per il mercato. In sostanza non sanno di niente e neppure profumano. Bonfante dice che al momento non conoscono l’entità della presenza di tuber indicum nel territorio, possono solo ipotizzare il pericolo per il tartufo nero pregiato. Fattori ambientali hanno già causato una forte diminuzione della produzione. «Studi recenti hanno mostrato che il tuber indicum, almeno in condizioni in vitro, è più competitivo del melanosporum, e potrebbe quindi prendere il sopravvento. Inoltre, le due specie sono geneticamente molto vicine e potrebbero essere capaci di ibridarsi». E’ dimostrato che la maggior parte di queste specie invasive sono più forti delle autoctone e sono capaci di espandersi assai rapidamente, con forte danno per l’ecosistema e la biodiversità. «Sono certamente necessarie misure che richiedano accurati controlli di qualità delle piante micorrizate in modo da evitare la disseminazione di specie invasive - conclude Bonfante - e la messa in pericolo di aree così peculiari del nostro territorio, come quelle produttrici di tartufi”. Raffaello Masci, La Stampa, 16 maggio 2008. (I boschi della bassa bergamasca sono ormai caratterizzati da arbusti esotici e le piante autoctone vanno scomparendo. C’entrano i cambiamenti climatici?)