Note: [1] Arrigo Sacchi, La Gazzetta dello Sport 29/5; [2] Gianni Mura, la Repubblica 28/5; [3] Fabio Monti, Corriere della Sera 29/5; [4] Roberto Beccantini, La Stampa 28/5; [5] Fabio Monti, Corriere della Sera 30/12; [6] Mirko Graziano, La Gazzetta dell, 30 maggio 2008
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 2 GIUGNO 2008
Inter e Roma, le due squadre che dominano il calcio italiano post Moggiopoli (sono finite ai primi due posti negli ultimi tre campionati, si sono sfidate nelle ultime quattro finali di coppa Italia, il 24 agosto si contenderanno per la terza volta consecutiva la Supercoppa), hanno passato una settimana molto tormentata. Massimo Moratti, presidente dei campioni d’Italia, ha licenziato Roberto Mancini, l’allenatore più vincente della sua era, che verrà sostituito dal portoghese José Mourinho. Arrigo Sacchi: « successo quello che si vociferava da tempo, ma che pochi pensavano succedesse». [1] Gianni Mura: «Si sa che i metodi di Mancini non garbavano a tutti i giocatori, Figo in particolare. Si sa che Mancini, solista come quando giocava e sospettoso altrettanto, non legava (eufemismo) con lo staff medico». [2]
Nove giorni dopo aver vinto lo scudetto, l’Inter è finita nel caos come se avesse fallito l’intera stagione. Fabio Monti: «Tutto questo è la naturale conseguenza di tre mesi di bugie, smentite, piccole verità tenute nascoste senza un vero perché. Certe scelte, soprattutto se traumatiche, dovrebbero essere preparate per tempo e in tempo. Sky ha dato addirittura notizia che Mourinho ha firmato il contratto il 5 maggio, il lunedì dopo la sconfitta nel derby, nella riservatissima area executive di Malpensa». [3] Roberto Beccantini: « il modo che disturba, non la scelta. Moratti avrebbe dovuto essere meno ambiguo». [4]
Mancini ha un contratto da sei milioni netti l’anno valido fino al 30 giugno 2012. Moratti, che punta alla rescissione per giusta causa, ha spiegato di avere esonerato il tecnico per tre motivi: 1. le parole pronunciate l’11 marzo dopo l’eliminazione in Champions League contro il Liverpool («nonostante io abbia ancora quattro anni di contratto, credo che questi saranno gli ultimi due mesi e mezzo che passerò alla guida dell’Inter...» ndr); 2. il clima di instabilità che si era creato all’interno della squadra; 3. i «fatti più recentemente emersi». [5] Mirko Graziano: «Fatti, questi, che si riferiscono ad alcune intercettazioni telefoniche che avevano ”pescato” il Mancio in discreti rapporti con due pregiudicati, uno dei quali più volte in visita alla Pinetina (conosceva anche altri tesserati nerazzurri) nonostante l’altolà dei vertici di Palazzo Durini. Dialoghi, va detto, magari poco opportuni, ma penalmente irrilevanti». [6]
Il comunicato dell’Inter ha dell’incredibile. Gianni Cerasuolo: «Un concentrato di cinismo, cattiveria e arroganza che uno non si aspetta da una società molto tollerante, ”educata” e civile come quella nerazzurra». [7] Si dice che l’eccezionale durezza sia da imputare a una richiesta altissima, sparata dal procuratore di Mancini sull’entità della buonuscita. Andrea Sorrentino: «Si parla d 15 milioni, o della richiesta di continuare a essere pagati come da contratto fino a che Mancini non trovi una nuova panchina, ma a quel punto anche ricevendo una buonuscita. Richieste inaccettabili per l’Inter, che dunque ha mostrato i muscoli». [8]
difficile trovare un tifoso nerazzurro entusiasta dell’arrivo di José Mourinho. Enrico Ruggeri: «In Italia capita di mandar via anche un allenatore dopo la conquista di tre scudetti. In Inghilterra Ferguson vince e non passa mai di moda, mah...». [9] Alessandro Altobelli: «Dopo Herrera, Mancini è il miglior allenatore che l’Inter abbia mai avuto. Ha vinto, ha avuto carattere e quando ha avuto screzi li ha avuti per il bene del club. Mourinho? Dicevano che Mancini era antipatico, questo è il più antipatico del mondo». [10] Valentino Rossi: «Mourinho è un tipo particolare ma bravo. Speriamo che i giocatori ci vadano d’accordo. Moratti spenderà un sacco di soldi? Beh, sono suoi. Speriamo che non li chieda mai a noi. Con quel che costa la benzina...». [11]
Cacciando Mancini, Moratti ha condannato la squadra a un problema economico grave rimettendola al centro della discussione. Mario Sconcerti: «Dà cioè ragione ai romanisti che si considerano i vincitori molto più che morali della stagione e dà ragione perfino agli juventini per i quali Mancini rappresentava la bandiera della controrivoluzione. Questo è quello che non ha capito Moratti. Ha fatto la cosa più ambita e prevedibile, la solita cosa da vecchia Inter. Mentre ormai l’Inter era diventata forza reale di governo, era il presente, non un rimpianto». [12] A qualcuno, comunque, la scelta di Moratti è piaciuta. Oliviero Toscani: «Questo cambiamento di allenatore è un’azione rischiosa, però fantastica. Quando c’è la creatività, arrivano certezze e risultati». [9]
Forse Moratti non ha sollevato, con leggerezza suicida, il tecnico dei tre scudetti (di cui due anomali). Luigi Garlando: «Ha cercato di sgomberare la strada da limiti e macerie, per arrivare il più fretta possibile alla coppa Campioni, che attende da 43 anni. José Mourinho ha conquistato l’Europa senza tremare, col Porto, quando al massimo poteva vantare Deco. Dicono: al Chelsea però ha fallito e il povero Grant stava per riuscirci al primo colpo. Precisiamo: il Chelsea di Grant si è messo a far risultati quando capitan Terry è andato a chiedere al tecnico: ”Torniamo a giocare come prima, col 4-3-3 di Josè”. Il Chelsea che, per un rigore, non ha vinto la Champions, era il cavallo scosso di Mourinho». [13]
«La vendita della As Roma è una storia grottesca in cui, fino ad ora, l’unica cosa certa è stata la manipolazione del mercato» ha scritto Il Sole-24 Ore nella rubrica ”Parterre”. Da inizio anno, in un mercato borsistico assai debole, il valore del titolo è più che raddoppiato (+112%). [14] Marco Mensurati: «Era partito come un affare serio, si è trasformato in una farsa, rischia di finire in un dramma». L’affare serio: «A luglio 2007, gli americani della Inner Circle Sports - i procacciatori di affari che a marzo hanno consegnato il Liverpool nelle mani di Gillett e Hicks - cominciano una serie di contatti con l’As Roma (la cui controllante, Compagnia Italpetroli è indebitata per 377 milioni di euro) per capire i margini di manovra per un passaggio del pacchetto azionario. Nel giro di qualche mese, il progetto è pronto. Per rilevare la Roma servono 280 milioni. Però ci sono enormi margini di guadagno. L’affare viene proposto a molti investitori. Il magnate George Soros è il primo a dirsi interessato». [15]
La farsa. Luca Valdiserri: «Il 17 aprile scorso Steven G. Horowitz e Philip Hall, rappresentanti della Inner Circle Sports, erano sbarcati a Roma per chiudere l’affare a 280 milioni di euro. Due giorni dopo sono ripartiti per New York furibondi: era stato prospettato loro un rilancio, assai più alto, da parte di una fantomatica cordata araba. Una mossa incauta, perché un comunicato ufficiale di Italpetroli, il 21 aprile, ha smentito ”qualsiasi interessamento” da parte degli arabi. Dietro c’era la pressione della Consob di fare chiarezza su una situazione che stava provocando le montagne russe del titolo in Borsa. E lì Soros ha staccato la spina». [16] Mensurati: «La banca Unicredit (azionista al 49% di Italpetroli nonché principale creditore della stessa società) infastidita non meno degli americani, convince i rappresentanti dei Sensi a tornare al tavolo delle trattative. Che però nel frattempo non c’è più: Soros non ne vuole più sapere». [15]
Il dramma. La settimana scorsa la Procura della Repubblica ha chiesto conto alla Consob d’un titolo da giorni sulle montagne russe. [17] Flavio Haver: «Per il momento, non è stata formalizzata alcuna ipotesi di reato. Ma è evidente che l’indagine, semmai verrà portata avanti (e i presupposti, allo stato, ci sono tutti), può procedere in due direzioni: per insider trading, l’accusa che viene contestata nel caso in cui chiunque sia in possesso di ”informazioni riservate in ragione della partecipazione al capitale di una società, ovvero dell’esercizio di una funzione, anche pubblica, e di una professione, le utilizzi per interposta persona per operare in Borsa”. L’altro fronte dell’inchiesta può prendere in considerazione il reato di aggiotaggio, cioè la manipolazione del mercato finanziario». [18]
Codice penale alla mano, l’aggiotaggio può avvenire in due modi: tramite la diffusione di notizie false (la cosiddetta «manipolazione informativa»), oppure con operazioni fittizie («manipolazione operativa»). In entrambi i casi, lo scopo è di provocare una «sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari». Haver: «L’andamento del titolo della società giallorossa negli ultimi tempi abbraccia tutte e due le ipotesi di reato». [18] Enrico Maida: «Al di là dei tanti atti ufficiali e del desiderio di adire le vie legali contro quelli che a villa Pacelli chiamano sciacalli, Rosella Sensi non ha ancora potuto pronunciare le sei parole che risolverebbero tutto: la Roma non è in vendita. Un’affermazione che provocherebbe il crollo del titolo in Borsa, ma restituirebbe piccole e sigificative certezze a un ambiente sempre più disorientato da un’informazione che in certi momenti sembra davvero schizofrenica». [19]
Gli schieramenti in casa Sensi appaiono chiari. Guglielmo Buccheri: «Da un lato c’è Rosella, amministratore delegato del club e decisa a continuare l’avventura al timone della società ereditata da papà Franco. Sul fronte opposto sembrano schierate Maria Cristina e Silvia, sorelle più giovani di Rosella, convinte della necessità di dover cedere la Roma per far fronte al debito di oltre 350 milioni». [20] Unicredit aspetta segnali. Ugo Trani: «Nelle scorse settimane, aveva constatato l’impossibilità da parte della Compagnia Italpetroli di rispettare il piano di rientro del debito, anche quello del novembre scorso, sottoscritto dal cda di Banca di Roma. La prima scadenza di quel piano che tra l’altro non piace a Unicredit è a fine settembre. La cifra da versare è 130 milioni. Difficile che escano dalla vendita di asset diversi dalla Roma (i depositi di Civitavecchia sono da riqualificare). Oggi l’unica strada può essere una nuova ricapitalizzazione o la cessione di una quota azionaria di quel 66 per cento in mano ai Sensi». [21]