Mario Gerevini, Corriere della Sera 30/5/2008, pagina 18, 30 maggio 2008
MILANO – C’è
un buco da 50 milioni che fa paura a Brescia, sponda Gnutti. quello di una piccola e poco conosciuta società, si chiama Hi Spring, i revisori hanno brutalmente bocciato il bilancio, i suoi azionisti sono la crème della cordata che scalò Telecom nel ’99. Fa più paura dei 600 milioni di perdita della Hopa, l’ex potentissima holding della «razza padana ». L’onda anomala partita il 28 aprile da Holinvest, controllata al 100% da Hopa, è quasi fuori controllo. Il problema sta montando anche a Siena (e più in piccolo a Verona, sede del Banco Popolare) dove il Monte dei Paschi si trova nella scomoda posizione di grande socio Hopa e grande creditore dei suoi consoci, cioè la galassia bresciana. E certe garanzie date alle banche, come quelle di Hi Spring, si sono polverizzate.
Quattordici minuti Lo stato di crisi viene di fatto formalizzato in quattordici minuti, tra le 18,48 e le 19,02 di lunedì 28 aprile quando Ettore Lonati, presidente Holinvest, apre e chiude un’assemblea straordinaria convocata in tutta fretta. Da una parte prende atto di una situazione patrimoniale al 31 marzo 2008 da brividi (862 milioni di perdita) dall’altra decide di azzerare il patrimonio per coprire il deficit. Alla base c’è, sostanzialmente, il progressivo crollo di valore del 3,7% di Telecom che per altro era in pegno a Royal Bank of Scotland (Rbos) e da questa ceduto sul mercato a marzo. I bresciani, tuttavia, contestando le modalità con cui è stato venduto in Borsa il pacchetto, hanno citato in giudizio Rbos chiedendo 126 milioni di risarcimento e contestualmente hanno inviato una segnalazione alla Consob «per le opportune indagini».
Effetto domino Ma la sostanza è che la «pratica» Holinvest ha fatto partire l’effetto domino. Hopa infatti ha chiuso i conti 2007 con 595 milioni di perdita e Fingruppo, suo principale azionista (35%), con 453 milioni. Solo che Hopa ha ancora una discreta capienza patrimoniale (oltre 300 milioni), sufficiente per tirare a campare, mentre Fingruppo, costretta alla liquidazione, è «fuori» di una trentina di milioni e avrebbe bisogno dei soldi dei soci. Ma nessuno è disposto a fare un passo nel buio. I vari Gnutti, Lonati, Bossini, Bertoli, Pasotti, Marinelli, questi ultimi soci con la finanziaria di famiglia Pa.Ri.Gi, probabilmente hanno già alzato bandiera bianca.
Il «buco» di hi spring La vicenda Hi Spring è un segnale chiaro. Che cosa è successo? La piccola finanziaria aveva un pacco di azioni Fingruppo (il 13%) talmente sopravvalutate che nel momento in cui ha dovuto prendere atto del reale valore (vicino a zero) è andata gambe all’aria: 100 milioni di perdita, un’enormità. Metà è stata ripianata, l’altra metà è ancora lì. Se ne sta occupando un liquidatore, anche per allontanare l’ombra del fallimento, Intanto però il bilancio è stato bocciato dai revisori della Mazars («non è redatto con chiarezza e non rappresenta in modo veritiero la situazione patrimoniale e finanziaria ...») e le banche creditrici hanno realizzato che le garanzie andavano sostituite: più che comprensibile visto che si tratta di un pegno su svalutatissime azioni Fingruppo. Quali banche? Popolare Lodi del gruppo banco Popolare (34 milioni di esposizione) e la Bam del gruppo Mps (18 milioni). Cioè due soci di Hopa.
Il nodo di Siena Hi Spring replica, in piccolo, i problemi della matrioska Hopa. Verso la galassia il Banco ha un’esposizione di circa 200 milioni, in gran parte eredità di Fiorani, ma Mps oltre ai 100 milioni di credito con Fingruppo e ai mille rivoli dei fidi Bam ai vari azionisti, quest’anno dovrà consolidare in bilancio Antonveneta. E questo significa tre cose. Primo: ereditare un poco gradito 8% di Hopa che la banca padovana ha in portafoglio. Secondo: dover pagare l’ennesima svalutazione (una settantina di milioni) perché Antonveneta l’ha in carico a 0,7 euro (Siena 0,26). Terzo: Mps diventa di fatto, con il 17%, l’azionista di riferimento della holding bresciana poiché Fingruppo in liquidazione è una sorta di zombie societario. Dunque i problemi di Hopa sono sempre più problemi di Siena.
Mario Gerevini