Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 30 Venerdì calendario

L’ambientalista scettico Capitolo XXIII: Biodiversità Norman Myers nel libro The Sinking Ark (1979) diceva che ogni anno il pianeta perde quasi 40 mila specie, vale a dire 109 al giorno

L’ambientalista scettico Capitolo XXIII: Biodiversità Norman Myers nel libro The Sinking Ark (1979) diceva che ogni anno il pianeta perde quasi 40 mila specie, vale a dire 109 al giorno. Il biologo di Harvard Edward Wilson ha annunciato che ogni anno si estinguono tra 27 mila e 100 mila specie. Nel 1981 il professor Paul Ehrlich ha stimato che in un anno scompaiono quasi 250 mila specie. Da quando la vita sulla Terra ha avuto origine con i batteri, 3,5 miliardi di anni fa, l’estinzione è stata parte integrante dell’evoluzione: gli esseri che non erano in grado di sopravvivere si sono estinti. L’estinzione è il destino ultimo di tutte le specie viventi. Non si conosce il numero reale di specie esistenti: la valutazione oscilla tra 10 e 80 milioni. Fino a oggi sono stati contati circa 1,6 milioni di specie, soprattutto insetti. Pimentel e altri ricercatori hanno compiuto dei tentativi per calcolare il valore totale della biodiversità. Se si sommano tutti gli usi che l’uomo fa della natura (ecoturismo, smaltimento dei rifiuti, impollinazione, produzione agricola ecc.) la cifra ammonta a un valore annuo compreso fra 3 e 33 mila miliardi di dollari, ovvero fra l’11 e il 127% dell’economia mondiale. Tuttavia il problema principale per quanto riguarda la biodiversità non è il costo dell’intero ecosistema, bensì il valore che diamo alla scomparsa di una specie di formica, per esempio, fra milioni di formiche. In natura la competizione provoca la continua scomparsa delle specie. Si stima che oltre il 95% di tutte quelle esistite sia ormai estinto; si sa inoltre che una specie sopravvive di solito per un periodo compreso fra 1 e 10 milioni di anni. Rapportando questi dati a 1,6 milioni di specie catalogate si può stimare che l’estinzione naturale sia di circa due specie ogni decennio. Dal 1600 si sono estinte quasi 25 specie al decennio: da ciò si capisce che le estinzioni non sono dovute solo a cause naturali. In effetti l’uomo da sempre è stata una delle cause principali della scomparsa di animali. All’epoca dell’ultima glaciazione circa 33 grandi famiglie di mammiferi e uccelli furono sterminate: è un numero elevato, considerato che nel milione e mezzo di anni precedenti si erano estinte solo 13 famiglie. Si presume che sia stato l’uomo cacciatore a provocare la scomparsa delle 33 specie. Nel corso degli ultimi 12 mila anni le popolazioni della Polinesia hanno colonizzato la maggior parte delle isole del Pacifico e ovunque hanno provocato l’estinzione di circa 2000 varietà di uccelli, corrispondenti a oltre il 20% di tutte le specie esistenti. Se si guarda agli ultimi 150 anni, il tasso di scomparsa di mammiferi e uccelli (i più documentati) il tasso di scomparso è salito da una specie ogni quattro anni a una l’anno. Il problema dell’estinzione animale è legato al disboscamento delle foreste tropicali. Ma che cosa esattamente si prevede che scomparirà? Molti credono che l’estinzione minacci elefanti, balene e simili. Ma non è così: più del 95% delle specie interessate è costituito da scarafaggi, formiche, mosche, vermi, funghi, batteri, alghe e virus. Esiste davvero una relazione fra estensione di area forestale distrutta e specie scomparse? In Europa e America del Nord il manto forestale originario è scomparso del 98-99% e nel corso di due secoli le foreste della zona orientale degli Stati Uniti sono state ridotte a frammenti che nel complesso non superano l’1-2% dell’estensione primitiva. Nonostante ciò si è registrata l’estinzione di un’unica specie di uccello. Lo studio più ampio sulla correlazione tra foresta pluviale e scomparsa di animali tropicali è stato condotto a Puerto Rico da Ariel Lugo, del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Il ricercatore ha scoperto che in 400 anni la foresta è stata ridotta del 99% e che ”solo” 7 specie di uccelli su 60 si sono estinte. Ariel Lugo ha concluso lo studio dicendo che non si è ancora fatto «alcun tentativo credibile» di definire con precisione le ipotesi scientifiche su cui sarebbe basato lo scenario di un’estinzione di massa. «Ma se qualcuno lo dice a voce alta» ha aggiunto «viene accusato di fare causa comune col diavolo». I biologi Nick Mawdsley e Nigel Stork hanno analizzato i dati di estinzione relativi alla Gran Bretagna. E hanno dimostrato che esiste un rapporto abbastanza costante tra i tassi di estinzione di specie diverse. Utilizzando questo modello è possibile stimare che dal 1600 è scomparso lo 0,14% di tutti gli insetti, ovvero lo 0,0047% per decennio. Calcolando che il tasso di estinzione è in crescita, Mawdsley e Stork sostengono che il tasso di estinzione non supererà lo 0,208% per decennio e sarà probabilmente di circa 0,7% ogni 50 anni. Questo tasso non è insignificante: è circa 1500 volte superiore al tasso naturale di estinzione. Tuttavia è molto minore dei pronostici allarmisti che stimavano i tassi tra il 10 e il 100% nei prossimi 50 anni. Non si può inoltre pensare che i tassi di scomparsa resteranno sempre così alti: potrebbero attenuarsi grazie alla diminuita crescita demografica e alla sempre crescente attenzione verso la salvaguardia della vita animale nei paesi in via di sviluppo. «La gravissima perdita di biodiversità, quantificata in 40 mila specie all’anno, è una cifra clamorosa, generata da modelli matematici, una cifra che è stata ripetuta con monotona regolarità in tutto il mondo. E alla fine siamo giunti a crederci. diventata parte della litania sul degrado ambientale, ma è in netto contrasto tanto con le osservazioni empiriche quanto con i risultati dei modelli più accurati. ovvio che la scomparsa del 25-100% di tutte le specie sarebbe drammatica sotto ogni punto di vista. Ma un’estinzione dello 0,7% ogni 50 anni per un periodo di tempo limitato non costituisce una tragedia, bensì un problema, uno dei tanti che l’umanità deve ancora risolvere. E quando si devono compiere scelte difficili su come ottenere il massimo dalla limitate risorse di cui disponiamo, è di fondamentale importanza basarsi sui fatti» (Bjørn Lomborg).