La Repubblica 29 maggio 2008, GIAMPIERO MARTINOTTI, 29 maggio 2008
Se renzo piano insidia le corbusier. La Repubblica 29 maggio 2008 Una chiesa, un´icona dell´arte novecentesca, dodici clarisse e un architetto di grido: quattro ingredienti per creare una di quelle furiose polemiche culturali di cui la Francia si nutre fin dai tempi del Grand Siècle
Se renzo piano insidia le corbusier. La Repubblica 29 maggio 2008 Una chiesa, un´icona dell´arte novecentesca, dodici clarisse e un architetto di grido: quattro ingredienti per creare una di quelle furiose polemiche culturali di cui la Francia si nutre fin dai tempi del Grand Siècle. La chiesa è quella di Ronchamp, l´icona è il suo costruttore, Le Corbusier, le clarisse sono le monache che da otto secoli vivono nei pressi di Besançon e l´architetto di grido è Renzo Piano: quest´ultimo ha progettato un convento ai piedi della collina su cui svetta la celebre Notre-Dame-du-Haut, costruita dal grande progettista svizzero nel 1955. Tutto sembrava filar liscio, ma da diversi mesi la Fondazione Le Corbusier, spinta da una parte dei suoi membri, contesta il progetto, considerato una specie di oltraggio all´opera del maestro elvetico. Un contenzioso ormai in dirittura d´arrivo: passato il 9 giugno e la raffica di ricorsi, i lavori potrebbero cominciare. La chiesa appartiene a un´associazione privata, che ha deciso di dare all´edificio «un valore aggiunto spirituale». Per centrare l´obiettivo, sono state coinvolte le suore di un monastero di Besançon, che hanno accettato di vendere il loro convento per trasferirsi ai piedi della collina su cui è costruita Notre-Dame-du-Haut. Il progetto (9 milioni di euro) è stato affidato a Renzo Piano, che ha ideato dodici celle per le clarisse, qualche alloggio per gli ospiti, un oratorio, una mensa, la nuova hall per accogliere i visitatori della chiesa e il parcheggio. Il tutto costruito molto discretamente sul declivio della collina, con edifici seminterrati e nuovi alberi. «Il mio linguaggio non è in competizione con quello di Le Corbusier - dice Piano - è il linguaggio onesto per questo progetto. Non sono gli edifici che si eclissano, sono le clarisse». Le reazioni furibonde di una parte dei critici lo hanno colpito: «Ho accettato questo progetto per delle cose leggere e fragili, il silenzio e la fede. E mi ritrovo preso in scontri, messo in stato d´accusa». L´architetto genovese ha fatto delle modifiche, ascoltato le critiche, ma è chiaramente afflitto: «I miei edifici sono più bassi della cappella, non si vedranno. Non capisco». I difensori dello status quo non vogliono sentir parlare di cambiamenti: per loro, la chiesa e la collina formano un tutto unico e perfino il rimboschimento è considerato come una bestemmia: «Le Corbusier - ha detto a Le Monde Jean-Pierre Duport, presidente della Fondazione che protegge l´eredità dell´architetto svizzero - era molto attaccato all´aspetto brullo della collina. Adesso, non solo il progetto prevede una costruzione ai suoi piedi, ma in più la si nasconde piantando alberi. Anche se si tratta di Renzo Piano, non gli diamo carta bianca». I più decisi avversari del progetto hanno tirato fuori le lettere che Le Corbusier scrisse nei primi anni Sessanta al cappellano della chiesa, che voleva far costruire un ospizio per i pellegrini: «Ronchamp è finita; non ci mettiamo a cominciarla di nuovo». E ancora: « una pazzia. Lasciate Ronchamp com´è. La supplico. La tenga in questo stato così sorprendente». E c´è infine chi sospetta altri fini: «Le clarisse hanno più di 75 anni. Chi garantisce che il loro convento non diventerà un albergo?». Non è però la posizione di Duport: «Non siamo ostili all´integralità del progetto, ma bisogna rivederlo e il piccolo monastero dev´essere spostato». Un dibattito appassionante, in cui i difensori di uno dei più rivoluzionari architetti del Novecento assomigliano ai guardiani del Tempio. Ma anche un dibattito in cui riemerge l´eterna contrapposizione tra conservazione del passato e innovazione. Giampiero Martinotti