ItaliaOggi 29 maggio 2008, Marco Bertoncini, 29 maggio 2008
Statuto dell’opposizione, ma quante ce ne sono?. ItaliaOggi 29 maggio 2008 stato costituito un governo ombra
Statuto dell’opposizione, ma quante ce ne sono?. ItaliaOggi 29 maggio 2008 stato costituito un governo ombra. Si vogliono riformare i regolamenti parlamentari per introdurvi lo statuto dell’opposizione. Da quando il governo si è presentato alle camere, non si discute se non di rapporti maggioranza-opposizione. Qualcosa, però, non quadra: l’uso del singolare. Il governo ombra non rappresenta l’opposizione, bensì una fra le opposizioni. Lo statuto dell’opposizione, si è già sussurrato, dovrebbe riguardare la più consistente delle opposizioni. Quanto ai rapporti dei partiti che sostengono Berlusconi con quelli che l’avversano, nel secondo fronte Berlusconi finora annovera il Pd, ignorando gli altri. A farla breve, l’opposizione non c’è, intendendo come tale un blocco di partiti alleati. Esistono tre formazioni che si disputano un ruolo di opposizione. Si potrebbe dire tre e mezzo, posto che i radicali non perdono occasione per ribadire identità, linea politica, nome propri. L’Idv è lontana anni, non poche settimane, dal progetto dichiarato di confluire nel Pd: Di Pietro non manca mai di staccarsi da Veltroni, volendo acquisire lo status di unico e autentico oppositore di Berlusconi. L’Idv è sempre più solitaria, al punto da farsi quasi portavoce della variegata sinistra comunista, socialista e ambientalista, cui scarsità di seguito popolare e sistema elettorale hanno negato voci proprie. Se il Pd appare sovente lacerato (non dalle sole mosse dei radicali, ma del ben più rilevante atteggiamento dei dalemiani, per tacere della confusione esistente fra governo ombra ed esponenti del partito), l’Idv finora ha buon gioco nel dimostrarsi compatta, rivendicando la funzione perfino di minoranza critica nelle minoranze, di opposizione non soltanto alla maggioranza, ma perfino alle altre opposizioni. A completare la frastagliata immagine delle opposizioni sta l’Udc, la più incerta, la più debole, la più priva di prospettive e di certezze. Casini si schiera contro Berlusconi, ma sa benissimo di non potersi opporre a provvedimenti che, ove si fosse trovato al governo, avrebbe egli stesso sollecitato. L’elettorato rimasto fedele all’Udc è in larga misura favorevole a un’alleanza col Pdl (molto meno con la Lega, in verità), in ranghi ridotti, invece, propenso a una politica solitaria (i cui pericoli tutti avvertono, per tacere della ristrettezza di obiettivi) o addirittura a un’intesa col Pd. Insomma, i votanti centristi preferiscono le posizioni di Cuffaro (l’unico che ancora conta voti propri in quantità) a quelle di Tabacci (il cui seguito è ridotto). Come che sia, l’Udc brancola fra il desiderio di far la voce grossa per di reclamare una politica propria e la brutale realtà politica, che ne riduce operatività, flessibilità, potere. Marco Bertoncini