ItaliaOggi 29 maggio 2008, Franco Bechis, 29 maggio 2008
Ssh, la casta-bis riposa. ItaliaOggi 29 maggio 2008 Ssh, zitti, zitti, che i parlamentari si stanno concentrando per il prossimo voto
Ssh, la casta-bis riposa. ItaliaOggi 29 maggio 2008 Ssh, zitti, zitti, che i parlamentari si stanno concentrando per il prossimo voto. Che ricambio a Montecitorio e a palazzo Madama. Tutti giovani, molte deputate più adatte alle passerelle che alla sfilata in Transatlantico. Alcune. invitate direttamente da Silvio Berlusconi durante il dibattito sulla fiducia a disertare i lavori per una scappatella con lo spasimamte di turno, hanno obbedito come soldatine. Forse la casta non c’è più, cacciata da palazzo dall’iniezione di società civile. Ma in nemmeno un mese i nuovi hanno imparato tutti i trucchi del mestiere. Bigiano l’aula come ragazzini. Da una parte e dall’altra. Chi ha visto a palazzo Antonio Boccuzzi, l’operaio della Thyssen il giorno in cui Berlusconi è scivolatoi sugli uccelli? Boccuzzi, che forse aveva altro da fare, non ha partecipato ad una sola delle votazioni di giornata. E non è stato il solo della nuova infornata. Erano usciti dall’aula proprio quando c’era l’occasione di fare andare sotto il governo due industriali di sinistra come Massimo Calearo e Matteo Colaninno. Non c’erano- e non ci sono mai naturalmente- tutti gli amministratori locali eletti ma ancora con il seggio a Montecitorio, dal neosindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla Maria Teresa Armosino, amministratrice piemontese al neosindaco di Brescia Adriano Paroli. Quel giorno il governo andato sotto ha fatto un certo clamore, vista la maggioranza bulgara su cui poteva contare senza i tanti distratti. I presenti in aula erano però 481 su 630, e ne mancavano quindi tanti dell’opposizione. Alla prima votazione di giornata i presenti erano appena 241 con 47 in missione. In media nelle prime votazioni ha partecipato ai lavori solo il 60 per cento degli aventi diritto. La settimana precedente stessa musica. Basta guardare l’elenco di chi ha preso parte alle votazioni il 21 maggio scorso. Nemmeno la metà. Gianluigi Paragone su LIbero li ha bacchettati tutti: ”Fannulloni!”, e ha le sue belle ragioni. Posizione coraggiosa, se si pensa che proprio quel 21 maggio, non rischiando la defaillance per un puro caso, erano mancati fra i tanti al voto perfino il capostipite degli Angelucci, editore di Libero e l’ex vicedirettore del quotidiano, Renato Farina. Altro giro, dunque, altra casta. Si vedono già i primi volti delusi e annoiati fra i professionisti che pensavano di avere il loro quarto d’ora di gloria nella tornata elettorale, sono stati nominati come avevano deciso i leader degli schieramenti, e ora scoprono di contare come il due di picche, comuni peones. Piuttosto che iniziare così, meglio lasciare il posto ad altri... Franco Bechis