Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 29 Giovedì calendario

Il bigamo fedele. ItaliaOggi 29 maggio 2008 Non si può dire che sia paludato, Marcello Lippi. L’allenatore della nazionale campione del mondo rivela così la sua toscanità a ItaliaOggi: «Per amor di chiarezza e sincerità sbotto e dico cose scomode, quando è più logico star tranquilli»

Il bigamo fedele. ItaliaOggi 29 maggio 2008 Non si può dire che sia paludato, Marcello Lippi. L’allenatore della nazionale campione del mondo rivela così la sua toscanità a ItaliaOggi: «Per amor di chiarezza e sincerità sbotto e dico cose scomode, quando è più logico star tranquilli». L’irruente schiettezza è un marchio di fabbrica del Marcello nazionale. Una spigolatura di carattere, tutta made in Tuscany, che assieme all’irrefrenabile voglia di mare, ne fa una sorta di Capitano Nemo del pallone. Fedele alla causa della Nazionale e della Juve, come il personaggio frutto della fantasia di Jules Verne lo era al sottomarino da lui ideato e progettato, il Nautilus. Il futuro? Nell’immediato un club straniero, unica scappatella consentita dal suo doppio matrimonio con la Signora del calcio e la squadra azzurra. Perché Lippi calcisticamente è un bigamo fedele. Deciso a non ferire il cuore di chi gli ha regalato emozioni. Domanda. Partiamo dal suo rapporto con la Toscana_ Risposta. Un presupposto. Vado via da Viareggio nel ’64. Per 42 anni ho girato l’Italia per lavorare. Sono stato 20 anni a Genova, otto a Torino. Ma non ho mai cambiato residenza. Viareggio è stata sempre un punto di riferimento. Mentalmente, ho mantenuto l’obiettivo di tornare a Viareggio, quando avessi smesso di lavorare. E così è stato. Questo la dice lunga sull’attaccamento alla mia terra. Anzi, sarebbe meglio dire, al mio mare. Perché sono molto più innamorato dell’acqua che della terra. Vivo sul mare. Quando gli sto vicino sono felice; mi realizza ogni cosa. Una passeggiata, mezz’ora a vedere la mareggiata... Credo di avere le branchie al posto delle ascelle! D. Dopo aver vinto il trofeo più ambito per ogni calciatore e allenatore, è sul mare che ha trovato il buen retiro_ R. Sì,_ anche se la decisione non è stata presa per questo. Piuttosto, ha altre origini e altre motivazioni, che non ora è il caso di ricordare. Certo, decidendo di non allenare, ne ho approfittato! D. E ora si gode il suo litorale, ma non la vedo a proseguire questa vita da pensionato_ R. Guardi che non ho accettato lo stile di vita da pensionato. Negli ultimi due anni ho fatto tante cose, che a dirle non ci si crede_ Sono stato invitato da quasi tutte le federazioni calcistiche europee e sudamericane a fare conferenze ai loro tecnici di nazionali o di club. E sono andato in quasi tutte. Ho visitato la bellezza di 23 università. Per parlare con i giovani, di scienze motorie, gestione delle risorse umane, leadership, motivazione, costruzione di un gruppo ecc. Idem in una trentina di convention aziendali, per creare voglia di cooperare in azienda. D. E c’è un presente da commentatore televisivo, per Sky_ R. Ma_ è solo l’esperienza di un anno. La terminerò a fine maggio. L’ho fatto per aggiornamento professionale, per stare vicino al calcio internazionale. Infatti ho seguito solo quello. Ma devo dire che ho conosciuto persone di grande valore, professionale e umano. D. Qual è l’elemento di toscanità che riscontra nel suo modo di lavorare? R. uno dei pochi aspetti della toscanità, che non viene considerato positivo. E cioè una esagerata forma di chiarezza e sincerità, che porta a volte a dire cose scomode in determinati momenti. Quando sarebbe molto più logico e giusto avere un minimo di tranquillità in più.... D. Si riferisce a qualcosa in particolare? R. A molti casi particolari. uno degli aspetti negativi del mio carattere. D’altronde, credo che una persona debba farsi accettare nella vita con tutti i suoi pregi e difetti. Io, quando capitano situazioni particolari per cui non mi piace un certo atteggiamento, che sia in un bar o in una conferenza mondiale, lo dico. Non riseco a trattenermi_ è più forte di me_ Questo è tipico del toscano, l’essere diretti e franchi. D. Ne risente? R. Alla luce di un rapporto sincero e duraturo, tutto sommato direi di no. D. Lei ha dichiarato che non intende più allenare un grande club italiano o una grande nazionale straniera. Perché? R. Glielo spiego. Quando lasciai la Juve dissi che chi è stato dieci anni alla Juventus vivendo annate straordinarie come quelle che ho vissuto io, non può pensare di andare in un’altra squadra di vertice italiana a rigiocarsi il titolo con la Juve. Sono della stessa idea. Non andrei in nessuna altra squadra italiana di vertice. In un’altra squadra italiana con altri obiettivi rispetto alla Juve potrei anche andare_ D. Se la chiamasse il Milan? R. No, no. Non ci vado! D. Se la chiamasse la Juve? R. Questo è un altro discorso, non tocchiamolo. Possono involontariamente nascere situazioni di tensione e nervosismo. Che la Juve non merita, perché giocatori e tecnico sono bravissimi. Se poi, fra cinque anni, la Juve avesse bisogno di me un’altra volta, per quale motivo dovrei dire di no. D. E le nazionali estere? R. Beh, la differenza tra me, Capello e Trapattoni è che Capello ha dichiarato che la nazionale italiana non gli interessa, Trapattoni è il simbolo della globalizzazione e dunque lavora anche in mercati esteri e fa bene. Io invece ho vinto il mondiale con la nazionale del mio paese. E mi creda nessuna vittoria dà sensazioni simili. Come si può pensare che un allenatore che vince il Mondiale con la nazionale italiana, dopo due anni vada ad allenare un’altra nazionale e giochi contro l’Italia. Non ha senso_ D. Le restano pochissime possibilità, la Juve nel lungo periodo, la nazionale italiana o un club straniero_ R. Esatto. Ma non devo tornare ad allenare per forza. Quel che mi manca davvero è un gruppo di persone, con cui creare presupposti psicologici per raggiungere un obiettivo importante. Mi mancano l’arrabbiatura con un giocatore, la crescita di intensità e passione. Ma queste cose le voglio fare con un gruppo che mi piace_ Ho avuto offerte da tutto il mondo. Le ho rifiutate e lo farò finché non arriverà quella che mi piace. A 60 anni mi pare giusto selezionare. D. Non c’è il rischio che il tempo passi_ R. Vedrà che succederà presto qualcosa di positivo, non passerà tantissimo. Ho fiducia che non passerà tantissimo_ D. Per uno juventino potrebbe essere duro vederla allenare altrove. Ritrovarla in coppa, magari sulla panchina del Chelsea, del Barcellona, del Manchester_ R. In un club straniero non credo. In ogni caso i tifosi della Juve hanno ripreso il loro habitat naturale. Così come i giocatori, che con grandissima determinazione stanno recuperando le posizioni di vertice_ D. Come investe i suoi soldi? Tenta avventure di business? R. «Avventure» non mi piace. Vado sul concreto: il mattone, tanto per cominciare. Insieme a degli amici abbiamo costituito delle società immobiliari. L’intenzione è di acquistare immobili, ristrutturarli e poi rivenderli. Sono poi in società con Paolo Brosio, Briatore, Daniela Santanchè e per un locale a Forte dei Marmi, il Twiga. una discoteca, ristorante e stabilimento sul mare molto bello. D. Per non parlare della sua immagine? R. Certo. un business che ho coltivato poco nella mia carriera. Ultimamente un po’ di più, per alcune categorie merceologiche: come orologi, occhiali, abbigliamento. Oggi ho un contratto con Geox e con Facis. D. un po’ il Paul Newman del calcio, un ottimo modello di marketing.. R. Ma va_ Quella è una storia nata a Cesena, mi chiamavano il Paul Newman dell’Adriatico. Io rispondevo ironicamente, semmai del Tirreno_ D. Pensa a fare molti affari in Toscana? R. Se capiterà l’occasione. Ma l’aggettivo «molti» non mi piace_ ho messo tanto tempo a costruire il tesoretto, non voglio bruciarlo. In ogni caso, Viareggio ha un potenziale enorme. Ma deve cambiare strutturandosi per garantire una vacanza non stagionale, ma tutto l’anno. Con strutture alberghiere adeguate, anche alla convegnistica D. Che cosa le rimane della Coppa del mondo, a due anni di distanza_ R. Ti cambia la vita. Ma ciò che rimane è sostanzialmente la qualità delle persone con cui ho lavorato, umana, morale e tecnica. E mi riferisco a tutta la delegazione. D. E della riaccesa rivalità tra Juve e Inter? R. C’è sempre stata. Deve rimanere nell’ambito della simpatica presa in giro. Non deve sfociare in altro D. Tuttosport ha titolato «_ e sono 15», riferendosi agli scudetti dell’Inter. R. Non voglio entrare in queste cose. Non mi riguardano, io in quel periodo non c’ero. E poi sa che nell’Inter non c’è grande simpatia per la mia «juventinità». D. Lei ha vinto il mondiale con Iaquinta e Grosso. Il secondo sembra possa andare alla Juve_ R. Essì, sono stati determinanti. Sono entrambi ottimi calciatori. E se Grosso andasse alla Juve ne sarei felice... Luigi Chiarello