ItaliaOggi 28 maggio 2008, Emilio Gioventu’, 28 maggio 2008
Adesso irrompe la magistratura e frantuma le (eco)balle. ItaliaOggi 28 maggio 2008 Con un colpo andava via la plastica già lacerata vomitando sul piazzale chili e chili di rifiuti
Adesso irrompe la magistratura e frantuma le (eco)balle. ItaliaOggi 28 maggio 2008 Con un colpo andava via la plastica già lacerata vomitando sul piazzale chili e chili di rifiuti. Poi toccava ai camion e ai trattori, bestioni di acciaio, che passavano e ripassavano trasformando le ecoballe in un ammasso indefinibile, dal’odore non proprio sgradevole grazie ad abbondanti dosi di normale cemento. E quella melma deforme era di fatta autorizzata a essere trattata. Peccato che in realtà quella ecoballa sarebbe dovuta essere in Germania per essere bruciata viva. E c’erano pure i documenti ad attestarne i passaggi del ciclo dell’emergenza dei rifiuti. Documenti usciti dal commissariato di governo. Invece, quell’ecoballa, anzi quelle migliaia di ecoballe, sono finite per essere buone per l’operazione «Rompiballe», una inchiesta della magistratura che ieri è sfociata in un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Rosanna Saraceno, su richiesta del procuratore aggiunto Aldo De Chiara e dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo sfociata in 25 arresti domiciliari e in un avviso di garanzia per il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, per presunte irregolarità commesse quando era commissario per l’emergenza rifiuti da rifiuti della Campania. Tra i destinatari della corposa ordinanza (640 pagine comprese intercettazioni) Marta Di Gennaro (scheda - chi è Marta Di Gennaro), responsabile del settore sanitario del Dipartimento della Protezione civile e già vice di Guido Bertolaso quando l’attuale sottosegretario era commissario ai rifiuti. Il funzionario della Protezione civile faceva parte della squadra di tecnici che hanno lavorato sia sotto il commissario Alessandro Pansa sia con Gianni De Gennaro. Altro nome eccellente è quello di Michele Greco, dirigente della Regione Campania e prima alla Protezione civile e consulente di più commissari per l’emergenza rifiuti. Tra gli arrestati nomi importanti nella gestione della vice rifiuti. Due in particolare. Si tratta di Marta Di Gennaro, responsabile del settore sanitario del dipartimento della Protezione civile e già vice di Guido Bertolaso quando l’attuale sottosegretario era commissario ai rifiuti, e Michele Greco, dirigente della Regione Campania e prima alla Protezione civile e consulente di più commissari per l’emergenza rifiuti. Provvedimenti poi per Massimo Malvagna, amministratore delegato della Fibe spa, Roberto Cetera, 51 anni, ad di Ecolog, e Lorenzo Miracle, direttore tecnico della stessa società, titolare dei treni utilizzati per trasportare le ecoballe in Germania. Agli arresti domiciliari anche un maresciallo dei carabinieri di Potenza distaccato alla Protezione civile, Rocco De Frenza, e l’ingegnere Giuseppe Sorace, direttore di Fiorentiambiente negli anni ’90 e oggi tecnico del commissariato ai rifiuti. Tra i destinatari dell’ordinanza anche i responsabili di sei impianti di Cdr: Andrea Orazio Monaco; Elpidio Angelino; Domenico Ruggiero; Pasquale Moschella; Silvio Astronomo e Alessandro Di Giacomo (Pianodardine). Domiciliari anche per Lionello Serba, dipendente dell’Apat. Per tutti le accuse sono a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Agli arrestati, tranne che alla funzionaria della Provincia di Caserta Giuseppina Marra, è contestato anche il reato di associazione per delinquere. Inchiesta pesante con tanto di intercettazioni anche dell’attuale sottosegretario Guido Bertolaso, per nulla coinvolto dal’inchiesta della magistratura. Il suo nome appare soltanto per alcune telefonate ricevute dalla Di Gennaro. Quando per esempio era in atto lo scontro durissimo con il ministero dell’ambiente, allora guidato da Alfonso Pecoraro Scanio. «Tu fai tutto quello che può essere utile, che può servire... io ho un obiettivo preciso: sputtanare i tecnici del ministero dell’Ambiente», diceva Bertolaso al suo vice Marta Di Gennaro, in una telefonata del 17 maggio del 2007, intercettata dagli inquirenti della procura di Napoli L’intercettazione è nel capitolo dedicato allo scontro sulla discarica di Serre Macchia Soprana. Quella telefonata Bertolaso la faceva il giorno prima di quello in cui partì la lettera in cui Bertolaso annunciava a Prodi le sue dimissioni da commissario. In una seconda telefonata con la Di Gennaro, due ore dopo, l’allora commissario per l’emergenza e oggi sottosegretario a telefono ribadiva che «a me di Macchia Soprana non me ne frega un c... e non la faremo mai probabilmente... mentre invece a me mi serve Valle della Masseria sabato prossimo quando chiudiamo Villaricca». Nello stesso capitolo dell’ordinanza è riportata un’altra conversazione telefonica nella quale la Di gennaro diceva che la discarica di Macchia Soprana «così come intendono farla loro è una porcata». Insomma, c’era la consapevolezza «dei limiti del progetto», definito «una schifezza». Per la Di Gennarosi trattava di un «trappolone tecnico» di cui non possiamo avere la responsabilità perché è tecnicamente inaccettabile» al punto che «becchiamo tutti l’avviso di garanzia, per disastro ambientale». L’inchiesta dei magistrati, gli stessi che hanno indagato sui presunti illeciti contestati nei mesi scorsi al governatore della Campania Antonio Bassolino e ai vertici dell’Impregilo, tutti già a giudizio, punge nella carne molle di «un sistema imperniato su una attività di lavorazione dei rifiuti assolutamente fittizia». A detta degli inquirenti, che hanno di fatto azzerato la struttura che operava e aveva contatti con Bertolaso, i rifiuti che uscivano imballati dai cdr presentavano, secondo i magistrati, «identiche caratteristiche fisico-chimiche» rispetto alla spazzatura d’origine. Sostengono i magistrati che la frazione umida dei rifiuti in pratica non sarebbe stata sottoposta ad alcun trattamento di «stabilizzazione», necessario a eliminare i cattivi odori e a «igienizzare» la spazzatura. Tempo e denari sprecati per produrre «finte» ecoballe. E dalle intercettazioni i pm hanno scoperto che l’involucro plastico veniva lacerato, e camion e trattori passavano più volte sul contenuto, al fine di far apparire il tutto come «un mero scarto composto da inerti» e dunque formalmente autorizzato per finire in una discarica. Nella strategia anche analisi false per «accompagnare» i rifiuti nei siti di smaltimento. Gli inquirenti non hanno difficoltà a definire una «consolidata e articolata rete di complicità all’interno della struttura commissariale» da parte di pubblici funzionari e dipendenti che violavano «i precisi compiti di vigilanza sulle attività di lavorazione dei rifiuti affidata alle società Fibe e Fisia», dando direttive che di fatto violavano le ordinanze commissariali. Il tutto, scrivono i magistrati, «con l’assoluta complicità di dipendenti e collaboratori» di Fibe e Fisia. Uno scenario apocalittico quello tratteggiato dagli inquirenti fatto di una realtà di «mancata lavorazione dei rifiuti, falsa qualificazione degli stessi e illecito smaltimento nelle discariche» «con grave pregiudizio per l’ambiente e la salute pubblica». Nel mirino dei magistrati anche le irregolarità riscontrate nel trasferimento sui treni diretti in Germania dei rifiuti campani. Vicende che «devono restare fra di noi, internamente... all’esterno dobbiamo fare apparire tutto diversamente», a sentire Marta Di Gennaro a telefono con Michele Greco, ex dipendente della Protezione civile e dirigente della Regione Campania. Cose lore che per i pubblici ministeri testimoniano la «disinvolta metodologia, mutuata dalle ecomafie e in barba alle ordinanze del presidente del Consiglio dei ministri. L’inchiesta irrompe in un momento di per sé drammatico per la Campania, tanto da diffondere perplessità in alcuni esponenti del Pdl. Tanto da spingere il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore, a dire che «l’operazione e il provvedimento stanno a dimostrare ancora che l’azione giudiziaria è del tutto autonoma, controlla quello che stanno facendo i funzionari e i commissari all’emergenza rifiuti». Emilio Gioventu’