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 2008  maggio 28 Mercoledì calendario

Messico come l’Iraq: 1400 omicidi in 5 mesi. Libero 28 maggio 2008 Guerra alla Droga del Messico, l’hanno ribattezzata

Messico come l’Iraq: 1400 omicidi in 5 mesi. Libero 28 maggio 2008 Guerra alla Droga del Messico, l’hanno ribattezzata. E altro che la Gomorra di Saviano e Garrone! I cadaveri di quattro agenti di polizia ammanettati e in avanzato stato di decomposizione sono stati trovati ieri sera a El Pinole, nello Stato messicano di Sinaloa. E la direzione della Pubblica Sicurezza ha reso noto che si trattava degli stessi poliziotti che erano stati sequestrati il 2 maggio nella località di El Tamarindo. Contemporaneamente da Ciudad Juárez, alla frontiera con gli Usa, è stato annunciato che nel fine settimana erano state uccise 24 persone. In conseguenza della mattanza il 90% dei bar e locali notturni è stato chiuso, i cinema hanno visto l’affluenza ridotta dell’80%, una corrida e un concerto rock sono stati annullati, e l’ambasciata Usa ha messo in guardia i propri cittadini dal varcare la frontiera di El Paso: città gemella di Ciudad Juárez in territorio Usa. Due striscioni con minacce di morte per 21 poliziotti sono stati invece appesi a Chihuahua: città più a sud che è capoluogo dello Stato e gli dà anche il nome, anche se è Ciudad Juárez il centro più popoloso. CONTA MACABRA Quante sono le vittime in totale? Il conto di autorità e agenzie è ormai fuori controllo: 1200 dall’inizio dell’anno, dicono alcuni; 1400, dicono altri; 20003000 all’anno è il tetto di altre fonti ancora. Una stima estremamente prudenziale ma evidentemente superata è quella della Wikipedia: 2000 vittime da quando il 12 dicembre del 2006, a 11 giorni appena dal suo insediamento, il nuovo Presidente Felipe Calderón mandò 6500 soldati nello Stato di Michoacán, a riprendere il controllo di un territorio ormai in mano dei narcos. L’inizio convenzionale della "Guerra". La stessa Wikipedia classifica ormai il conflitto tra i più virulenti attualmente in corso sul pianeta: meno grave rispetto a Sri Lanka, Waziristan, Iraq, Darfur e Ogaden, ma allo stesso livello di pericolosità di Somalia, Afghanistan o il fronte israelo-palestinese. Dà poi una tabella con le forze in campo: col governo messicano 36.700 soldati e poliziotti, 81 aerei e 129 navi; coi Cartelli ben 300.000 uomini. Risultati al 15 febbraio 2008: 260.333 piante di cannabis e papavero da oppio estirpate; 908 piste di atterraggio clandestine distrutte; 96 aerei, 3231 veicoli terrestri e 37 imbarcazioni intercettati; 6569 armi sequestrate; 4832 messicani e 96 stranieri arrestati. Per aiutare Calderón Washington ha stanziato lo scorso ottobre 1,4 miliardi di aiuti, fornendo assistenza logistica, istruttori, elicotteri, apparati a raggi X. Non truppe, per evitare di turbare la sensibilità nazionalista dei messicani. Ma il Dipartimento di Stato conferma che anche nel 2007 il Messico resta il primo produttore mondiale di marijuana, il terzo di eroina, il produttore dell’80% delle metanfetamine introdotte negli Stati Uniti e anche il fornitore del 90% della cocaina consumata negli States. Pur non producendo coca. , quest’ultimo, un effetto paradossale del successo di quell’al tra "Guerra alle Droghe" che anni ’80 e ’90 stroncò i Cartelli colombiani "apolitici": quelli che portavano negli States il prodotto elaborato dalla coca peruviana e boliviana. Come per le teste della mitica idra, però, il taglio di una rotta ne ha fatte sorgere altre due. EFFETTO MEDELLIN Al posto dei Cartelli di Cali e di Medellín, infatti, si sono inseriti i guerriglieri delle Farc, che hanno inziato a coltivare coca in proprio. E passata la Colombia dallo smercio alla produzione, il ruolo di tramite prima dei colombiani lo hanno assunto i Cartelli messicani, che dalla Colombia gestiscono anche quell’altra rotta dell’eroina rivolta invece agli Stati Uniti orientali. Il Cartello di Tijuana della famiglia Arellano Félix, che agisce nel Nord-Ovest. Il Cartello del Golfo di Osiel Cárdenas, dotato di una sanguinaria milizia nota come "Los Zeta" e attivo a Est. Il Cartello di Sinaloa di Joaquín Guzmán Loera, noto anche come "Alleanza di Sangue", che contende l’Ovest al Cartello di Tijuana. Il Cartello di Ciudad Juárez, che dall’originaria culla del Sinaloa si è esteso a Durango e Sinaloa, scontrandosi dunque anch’esso con l’Alleanza di Sangue che col Cartello di Tijuana: una faida, quest’ultima, anche rappresentata dal film Traffic. SANTISIMA MUERTE I narcos messicani si sono inventati perfino una coppia di santi apposta cui chiedere i favori: la Santisima Muerte, che porta la stessa corona e sta nella stessa posa della patrona nazionale Vergine di Guadalupe, con però in più il manto nero, una falce in mano, una civetta ai piedi, e la faccia e la mano di scheletro; e "San" Jesús Malverde, che fu una specie di Robin Hood messicano dell’inizio del ’900. La Chiesa ha vietato i due culti, e i narcos hanno allora distrutto una cappella dellaVergine di Guadalupe, mettendo al loro posto una dei due santi proibiti e portandoci pure cadaveri, a mo’ di voto. Lee pistole con la Santissima Morte incastonata nel calcio fanno poi parte di una più ampia subcultura di cui fa parte una sgargiante "divi sa" a base di camicia di seta a fiorellini; stivaletti a punta di pelle di vipera; cinturone borchiato; fibbia e catenina d’oro; pistole con impugnatura e pallottole pure d’oro, con le iniziali incise; anelli massicci tempestati di pietre preziose; gioielli vari. Per avere fortuna negli "affari", spiegherebbero i narcos messicani ai giovani avventizi, bisogna uccidere una persona e sotterrarla sotto il pavimento della sala da pranzo: per «mangiare sulla gente che si è ammazzato», anche in senso letterale. Un famoso killer del Cartello di Juárez, il cui nome di battaglia era "Rana", colpiva immancabilmente il 10 maggio o il 25 dicembre: la festa nazionale messicana o il Natale, per ribadire che la mafia non perdona neanche nei giorni più sacri. MAURIZIO STEFANINI