varie, 29 maggio 2008
Tags : Gabriella Cilmi
Cilmi Gabriella
• Melbourne (Australia) 10 ottobre 1991. Cantante. Autrice. «[…] la mediterraneità prorompente di una Rosanna Schiaffino agli esordi, la bellezza della Pierangeli pre-Hollywood e una ferillesca sensualità che le dona in simpatia. Gli inglesi non sanno ancora come articolare il suo cognome. ”Si pronuncia chill me”, spiega paziente a chi la chiama Silmi. Che vorrebbe dire raffreddami, un imperativo che mal si adatta al sangue calabro-siciliano che le scorre nelle vene. Dice: ”Mi vergogno di non parlare italiano, dopotutto sono australiana di prima generazione, avrei dovuto studiarlo e invece so solo qualche frase in calabrese”. A 13 anni ha cominciato a pensare al suo primo disco. Ci ha messo tre anni per terminarlo, tra Melbourne, Los Angeles e Londra. E ora è una piccola star, già entrata a far parte della folta schiera delle nuove Amy Winehouse. Lessons to be learned, il suo esordio, è nella top 10 inglese [...] La Cilmi non fa parte di quella razza di babygirl alla Britney che dieci anni fa fecero impazzire il mercato. Niente di lei, se non la data di nascita scritta sul passaporto, fa pensare a un’adolescente. La voce, matura e graffiante, rimanda tanto alla Winehouse quanto a Macy Gray. La scrittura è ardita, i riferimenti colti, il segno del rock dominante. ”I miei idoli sono gli stessi dei miei genitori”, racconta. ”Mi ha influenzato la musica che ascoltavo a casa da bambina: Cat Stevens, Janis Joplin e Nina Simone soprattutto. Ma anche il glam rock di T-Rex e Sweet”. Abbassa gli occhi, quando racconta di quella ”vergognosa” caduta di stile che ebbe da bambina [...] ”Beh sì, insomma, comprai un disco - anzi era una cassetta - delle Spice Girls. Veramente io non volevo, ma siccome tutte le mie amichette le adoravano... mi lasciai condizionare. Non mi sono mai piaciute, non mi piacciono neanche adesso. E pensare che Victoria Beckham è diventata una personalità. Francamente non riesco a capire quale sia il suo appeal, eppure è braccata dai paparazzi, Marc Jacobs l’ha scelta per una pubblicità, è considerata una maestra di stile. Bah. Ma lasciamo stare il gossip, quel che volevo dire è che a me il pop facile non è mai piaciuto, neanche quand’ero piccola. Ero ambiziosa già allora, volevo cantare come un’adulta. La mia grande occasione era la Festa della Madonna (lo dice in italiano), in cui si ritrovano tutti gli italiani di Melbourne. lì che a 13 anni, mentre cantavo Jumpin’Jack Flash dei Rolling Stones, fui notata da un talent scout. All’epoca facevo parte di una garage band che suonava cover di Janis, Led Zeppelin e Kings of Leon. A volte i discografici fanno cose bizzarre. Mi portarono a Los Angeles e decisero di farmi incidere alcune canzoni in una... toilette. L’avevano insonorizzata a dovere, sostenevano che la mia voce sarebbe uscita benissimo da quello spazio angusto. In effetti nessuno di quei brani è poi finito sul disco”. A Londra, dove si è trasferita per motivi professionali, Gabriella ha scoperto il potere dei tabloid. ”Hanno praticamente linciato la povera Amy”, dice preoccupata. ”Qui non c’è il minimo rispetto della privacy. Per una provinciale come me, questo è un mondo di sciacalli. E adesso che sono in classifica, ho anch’io i paparazzi fuori dalla porta. L’ho detto ai miei parenti: se vi rendete conto che a un certo punto incomincio a deragliare, che non riesco più a stare con i piedi per terra, venite qui, prendetemi a schiaffi e riportatemi a casa”. [...] ”Sono una tipa fortunata [...] la casa discografica ha investito su di me e mi ha lasciato fare a modo mio. Io stessa mi chiedo, come mi vengono queste canzoni? A volte basta la battuta di un amico, una storia che sento in tv, il titolo di un giornale per ispirarmi. Tutti dicono che sembro una rocker adulta, io seguo solo il mio istinto, ho sempre cantato così. Anzi, all’inizio ero molto più aggressiva, avevo un timbro persino più rauco. A mia madre per poco non venne un colpo quando dissi che volevo fare sul serio. A 15 anni mi sono trasferita e ho continuato gli studi per corrispondenza. Oggi la professoressa mi ha rimandato i compiti corretti via e-mail”. Quando si è resa conto che aveva realizzato il suo sogno? ”Quando Sweet about me è andata al primo posto in Australia [...] In quel momento, panico! sono dovuta correre in bagno per l’emozione. Ho pensato: ci sono dentro fino al collo, e adesso? Quella notte mi sono addormentata pensando: come sarò fra dieci anni?”» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 29/5/2008).