Il piccolo zar, Demetrio Volcic (Laterza 2008), 28 maggio 2008
Il piccolo zar. Capitolo VII: Economia in transito /2 Berezovskij e Putin "Negli ultimi mesi del Ventesimo Secolo Eltsin sta cercando un nuovo presidente del consiglio, il quinto in due anni
Il piccolo zar. Capitolo VII: Economia in transito /2 Berezovskij e Putin "Negli ultimi mesi del Ventesimo Secolo Eltsin sta cercando un nuovo presidente del consiglio, il quinto in due anni. Berezovskij assume l’incarico, per conto della ’famiglia’ presidenziale, di contattare Putin, il capo dell’Fsb, un uomo poco appariscente e quasi dimesso, profondamente leale e per questo il più adatto nel panorama ad assumere la carica. Berezovskij tiene Putin in grande considerazione anche perchè anni prima gli ha chiesto un favore e ha tentato di corromperlo, ma Putin ha rifiutato sdegnosamete i suoi denari.[...] I primi contrasti tra i due sorgono quando Berezovskij propone a Putin, presidente di fresca nomina, di formare un partito di opposizione per poter dare ai russi una parvenza di democrazia. Non conta che l’opposizione sia di destra o di sinistra, l’importante è che sia compatibile con il vertice: un’opposizione di sua maestà. Un’idea a suo modo sensata, che potrebbe andare bene per un politologo ma che non convince affatto un uomo come Putin, salvo farla propria alcuni anni dopo.[...]" Il 12 agosto del 2000 il sottomarino Kursk, impiegato in grandi manovre di dispiegamento con cui Putin intende celebrare agli occhi del mondo la potenza della flotta russa, si inabissa con i suoi 118 uomini dopo l’esplosione di un missile. "Il giorno stesso dell’incidente, Putin parte per una vacanza a Soci. Dirà poi di essere stato informato della tragedia soltanto il giorno dopo. In altre sciagure Putin sarà al suo posto, ma in questo caso è costretto a difendersi e lo fa dicendo che la sua presenza non sarebbe stata d’aiuto.[...] Guziskij, padrone di una delle grandi reti televisive, manda in onda un servizio in cui denuncia l’incapacità della marina. Berezovskij sul suo canale esordisce con toni più sfumati, chiama personalmente in Crimea il presidente e gli lascia un messaggio urgente con l’appello di prendere la vicenda nelle proprie mani. Non avendo ricevuto risposta, da uomo vendicativo quale a volte sa essere, dice ai suoi uomini che non esiste alcuna preclusione alla denuncia.[...]" Putin si risente dell’ingratitudine dei due magnati dei media, che hanno cavalcato l’occasione di colpirlo personalmente, e ricambia davanti al pubblico. "Prima accusa le televisioni di avere mentito, quindi porta l’attacco contro Guzinskij e Berezovskij: gente che oggi si erge a difesa dell’esercito, dice, ma che per dieci anni non ha fatto altro che tentare di distruggerlo. Gente che ha rubato denaro ai russi e che con quel denaro oggi si compra cose e persone. Guzinskij rende le azioni della sua compagnia televisiva allo Stato, ma fa notare di averlo fatto sotto costrizione. Poi viene chiesto a Berezovskij di compiere la stessa operazione e questi accusa Putin di voler porre sotto il suo controllo personale le due grandi reti nazionali, con una audience media di un centinaio di milioni di spettatori al giorno. Viene aperta un’inchiesta, la più prevedibile, sulle tasse non pagate. Berezovskij se ne va e si rifugia in Inghilterra dove ancora vive odiando." La liquidazione di un altro oligarca "Il rapido sviluppo dell’economia cinese, secondo i calcoli, nel 2010 dovrebbe arrivare a importare novanta milioni di tonnellate di petrolio all’anno, per lo più dai paesi del Golfo Persico: tale operazione, se condotta solo tramite trasporto su nave verso il porto di Daqing, avrebbe un costo enorme. Il problema potrebbe essere risolto in maniera definitiva se, invece di usare le navi, si costruisse un oleodotto. Spuntano due piani in concorrenza: il primo è di Khodorkovskij, il secondo del governo, ossia di Putin.[...] Gli americani seguono gli sviluppi della trattativa con alterni sentimenti. Finchè i cinesi continueranno a rifornirsi dagli arabi, l’Opec, e dunque indirettamente l’Occidente, manterrà il controllo del mercato. Se invece la fornitura di una materia prima così importante dovesse diventare un affare russo-cinese, gli Stati Uniti dovrebbero cercare accordi con il Cremlino. In un clima di sospetto tra russi e americani e tra governo russo e oligarchi, Abramovic e Khodorkovskij si incontrano in una dacia del grande complesso chiamato il Giardino delle Mele, vicino a Zukovka, sulla strada per Rublev. Parlano di unire i loro imperi e pianificano anche il ritiro dagli affari. Si dice che Khodorkovskij si sia congedato dicendo quasi per scherzo, conoscendo i buoni rapporti di Abramovic con Putin: ’Il mio arresto con questa nostra conversazione è stato deciso al novanta per cento.’ [...]Il Cremlino lo guarda con sempre maggiore sospetto. E’ sempre più intenzionato a cedere un quarto delle azioni della Jukos agli americani per poi giostrare alla pari con le grandi compagnie. E, come se non bastasse, coltiva l’idea di costruire in Crimea una seconda casa madre per gli ebrei.[...] In campo politico Khodorkovskij finanzia il partito dellademocrazia liberale, Jabloko (Mela), e anche una seconda formazione in lite permanente con la primama non dissimile quanto a programma. Riscuote grandi consensi nelle maggiori università e prende posizioni assai vicine a quelle di alcuni governatori delle province. Acquista deputati del Parlamento dell’intero arco costituzionale, dai veterocomunisti ai nazionalisti russofili. Il grande progetto del miliardario, che non andrà mai in porto, è quello di insediare in Parlamento un proprio gruppo di almeno centotrenta deputati indipendenti su un plenum di quattrocentocinquanta per poter bloccare tutte quelle votazioni che richiedono la maggioranza qualificata.[...] Nella notte del 25 ottobre 2003, poco prima dell’alba e poco dopo che è caduta la prima neve, l’avvocato Anton Drel viene svegliato da una voce sconosciuta che gli comunica l’arresto del suo cliente Mikhail Khodorkovskij. Il momento atteso e temuto è infine arrivato.[...] In Russia è cosa nota che, negli ultimi anni, oltre il novanta per cento dei processi si conclude con la condanna dell’imputato. Difficile pensare che proprio l’oligarca più inviso a Putin possa uscirne assolto. In prima istanza Khodorkovskij è condannato a nove anni di reclusione per evasione e frode fiscale. La condanna, prevedibile sin dall’inizio, è pronunciata in tempi rapidissimi. Gli avvocati della difesa sostengono la perfetta osservanza da parte del loro cliente dei regolamenti e delle leggi vigenti nel momento in cui il crimine sarebbe stato commesso. Le compagnie petrolifere russe si servono da sempre, o meglio da quando sono state privatizzate, di un trucco molto semplice per aggirare il problema delle tasse: creano una serie di società semifittizie nelle città o nelle regioni che godono per statuto di varie agevolazioni fiscali.[...] La difesa aggiunge che oltretutto, in alcuni casi, senza l’intervento imprenditoriale del miliardario, molte aziende sarebbero fallite, con un danno consistente per l’economia globale della Russia. L’avvocato Heinrich Pavda: "L’accumulazione primitiva del capitale in tutta la storia del mondo si è realizzata nell’ambiguità delle leggi. Nei periodi transitori, quando la vita cambia velocemente, con uguale celerità vengono votate le nuove leggi. Noi avvocati abbiamo sofferto molto negli anni Novanta perchè ogni nuova legge trovava contraddizione in una precendente e ambedue erano formulate in modo da apparire ambigue. In questo contesto le iniziative prese da un personaggio, pieno di audacia, di nuove idee, di apertura, di immaginazione, immancabilmente costituiscono un’infrazione a questa o a quest’altra legge."