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 2008  maggio 27 Martedì calendario

L’appoggio a Obama un disastro per Oprah La Stampa, martedì 27 maggio Meno spettatori per lo show tv, copie in calo per il magazine e crisi di popolarità

L’appoggio a Obama un disastro per Oprah La Stampa, martedì 27 maggio Meno spettatori per lo show tv, copie in calo per il magazine e crisi di popolarità. L’impero mediatico di Oprah Winfrey scricchiola e le analisi di mercato ne indicano la causa nella scelta di sostenere la candidatura di Obama perché le ha alienato le simpatie delle donne pro-Hillary Clinton. Share tv e indici delle vendite lasciano pochi dubbi su quanto sta avvenendo. Il talk show di Oprah ha perso il 7 per cento di spettatori dalla fine del 2007, quando sbarcò in Iowa per lanciare Barack: l’audience è calata da 7,8 a 7,3 milioni. L’«Oprah Magazine» ha subito un calo parallelo nelle vendite: 1 per cento in meno il 12 mesi. Un altro sintomo sono i prodotti che promuove. Se un anno fa bastava la sua parola per trasformare un libro in best seller ora le cose vanno altrimenti: «A New Earth» di Eckhart Tolle le era piaciuto ma alcuni fan lo hanno criticato - scrivendole sul sito web - perché «contrario alla dottrina di Cristo». La chiave di lettura è il sondaggio Gallup che fotografa l’orientamento del pubblico su Oprah dopo la scelta per Obama: i favorevoli sono scesi dal 74 al 66 per cento mentre i contrari sono balzati dal 17 al 26. Sebbene il suo staff neghi la crisi, per Oprah si tratta di un imprevisto grattacapo con ricadute a pioggia: l’ultimo episodio di «Oprah’s Big Give» è finito 32° in classifica, il magazine cerca un nuovo direttore e il lancio del canale «Oprah Winfrey Network» segna il passo. «L’endorsement di Obama le ha alienato i favori del pubblico filo-Hillary come dei repubblicani» conferma al «New York Times» Steven Ross, lo storico dell’Università della California del Sud che lavora ad un libro sui legami Hollywood-politica. Ciò che più nuoce a Oprah è la popolarità di Hillary presso il pubblico femminile perché sono proprio le donne lo zoccolo duro dello share del talk show. E’ un’indagine della Qunnipac University a svelare l’alto tasso di emotività con cui molte donne sostengono l’ex First Lady: se il duello di novembre fosse fra Hillary e McCain lei avrebbe in Ohio, Pennsylvania e Florida un vantaggio nel voto femminile compreso fra il 12 e il 26 per cento mentre se al suo posto ci sarà Obama le donne si divideranno a metà fra democratici e repubblicani. Se a questo si aggiunge che negli Stati vinti Hillary si afferma grazie a percentuali da capogiro di voto femminile non è difficile capire perché il team dei Clinton giochi proprio su questa carta per mettere in difficoltà il rivale afroamericano, oramai ad un passo dalla nomination. Negli ultimi dieci giorni i portavoce di Hillary hanno battuto più volte su questo tasto, parlando di «campagna sessista» contro di lei a causa del ricorso da parte degli avversari a «magliette oscene», grida come «donna stirami la camicia» e accenni negativi al suo décolleté come alle sue «chiacchiere». «Tutto ciò è molto offensivo nei confronti di milioni di donne» ha lamentato Hillary e il marito Bill ha rincarato la dose affermando che «i media non hanno mai trattato tanto male un candidato» a conferma che i pregiudizi nei confronti delle donne sono forse ancor più radicati di quelli contro gli afroamericani. La ventata di orgoglio femminile messo in risalto dalla rivolta delle donne contro Oprah fa venire i brividi a Obama che corre ai ripari immaginando, secondo indiscrezioni, di avere come vice una donna, ovviamente diversa da Hillary. Quattro i nomi più quotati: Claire McCaskill e Dianne Feinstein, senatori di Missouri e California, oppure Janet Napolitano e Kathlenn Sebelius, governatori di Arizona e Kansas. Maurizio Molinari