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 2008  maggio 26 Lunedì calendario

Bambini rom Corriere della Sera, lunedì 26 maggio NAPOLI – «Dodici bambini rom scomparsi nel nulla»

Bambini rom Corriere della Sera, lunedì 26 maggio NAPOLI – «Dodici bambini rom scomparsi nel nulla». Un grido di allarme che per alcuni giorni ha fatto crescere la tensione nei campi nomadi napoletani. Creando allarme, ma anche irritazione, tra magistrati e poliziotti. Non solo, la denuncia dell’eurodeputata ungherese Viktoria Mohacsi, che aveva visitato la baraccopoli di Poggioreale una settimana fa, sottolineava che i dodici bambini rom erano spariti «dopo essere stati prelevati dalla polizia». Un equivoco che ha alimentato un passa parola internazionale secondo il quale le autorità italiane fanno sparire i bambini rom senza alcun rispetto della legge. Tutto sarebbe successo per un errore di traduzione tra ungherese, romeno e italiano. La frase «minorenni rom ormai irreperibili per la giustizia italiana» era diventata molto più allarmante: «Bambini rom scomparsi nel nulla», appunto. Imbarazzo tra gli operatori partenopei dell’Opera nomadi, grande irritazione tra i sette giudici del Tribunale per i minorenni di Napoli. Poi, la soluzione. In effetti, confermano sia i mediatori culturali sia i magistrati, cinque o sei rom minorenni sono mancati all’appello negli ultimi anni. Ma non sono nell’elenco dei dodici segnalato dall’eurodeputata. «Si tratta di ragazzini scappati dalle case famiglia in cui erano alloggiati su disposizione del tribunale», spiega l’avvocato Christian Valle che collabora con l’Opera nomadi. In molti di questi casi, sottolineano i giudici, la fuga avviene con la complicità dei parenti che poi fanno perdere le tracce dell’intero nucleo familiare. I dodici ragazzini che sono stati al centro delle polemiche di questi giorni, invece, non sono spariti nel nulla, come dimostrano le cinque storie (per un totale di 11 bambini) che abbiamo ricostruito qui accanto. Quella segnalata dall’onorevole Mohacsi è la diaspora dei rom di Kalaraci: sono ex lavoratori della regione romena del ferro trasformati in sottoproletari in questo campo di immondizia compattata sorto accanto al cimitero di Napoli. Oltre il cancello divelto e un’insegna di «McDonald’s», presa chissà dove, ci sono uomini che giocano a domino, ragazzi intenti a smembrare materiale elettrico, bambine col sorriso da donne, mamme invecchiate dopo l’ennesima gravidanza. Nonostante tutto questo sia sorto sull’immondizia dei napoletani, la baraccopoli non è delle peggiori. Marius tira fuori dal portafogli la carta d’identità romena (tesserino plastificato) e spiega: «Ho chiesto la residenza per mandare i bambini a scuola e mi hanno detto che non potevo averla perché questa baracca non è una casa vera. Ho chiesto una casa, ma senza contratto di lavoro e residenza non mi danno niente ». Un uomo basso, dice di chiamarsi Eugeni e di lavorare con una MotoApe carica di ferro, ammette che lui dopo i fatti di Ponticelli ha paura di girare per le strade di Napoli. Poi indica il bambino che gli sta accanto, il figlio: «Se questo me lo prendono non me lo danno più. E poi accusano noi di rapire i bambini italiani... Ma sono tutte bugie ». In questa situazione sempre più difficile c’è il lavoro dei magistrati che cercano di mediare tra esigenze di umanità e rigorosa tutela dei minori. Il giudice Gemma Tuccillo parla con passione e rabbia del suo impegno: «Ecco, che sia chiaro… il minore preso in carico dalla giustizia non può scomparire nel nulla. Se poi si rende irreperibile per noi, lo fa con tutto il nucleo familiare. Oppure viene dato in adozione dopo un lungo periodo in cui nessuno lo ha reclamato ». E i bimbi tolti dopo il parto? «Se la madre scappa dopo il parto è nostro dovere provvedere». L’ultimo caso è di pochi giorni fa: nei giardini del Policlinico è stata trovata una bimbetta (la radiografia del polso ha stabilito che ha tre anni) con una cicatrice in testa. Accattonaggio? «Se il bimbo lo fa con il genitore cerchiamo di convincerli a smettere; se è con un terzo procediamo alla sospensione della potestà genitoriale». Dunque, non ci sono bimbi rom desaparecidos: «La dichiarazione sui 12 bambini scomparsi nel nulla è irritante e offensiva nei confronti di tutti i giudici del tribunale per i minori di Napoli». L’avvocato Christian Valle e il presidente dell’Opera nomadi di Napoli, Marco Nieli, parlano con altrettanta rabbia e passione della loro instancabile attività dalla parte dei sottoproletari di Kalaraci piombati a Napoli fin dal 2003 quando le loro fabbriche hanno iniziato a fare la ruggine. Dice il legale: «Qui bastano 40 giorni per perdere un bambino, per non evitare cioè la dichiarazione di adottabilità del minore, e poi molti casi ci sfuggono perché non tutti i rom trovano assistenza legale. Insomma, ci sono decine di casi all’anno in cui i bambini vengono sottratti alle famiglie rom per varie ragioni. La maggior parte vengono restituiti ma è pur vero che di cinque o sei, scappati dalle case famiglia, abbiamo perso le tracce». Il «presidente Marco» non dorme dal giorno dell’attentato di Ponticelli: «Da allora le famiglie rom si sono disperse in altri campi facendo saltare i programmi di inclusione. Qui a Poggioreale avevamo iniziato a vaccinare i bambini pensando pure alle iscrizioni per il prossimo anno scolastico. Ecco, magari se qualcuno ci volesse offrire un pulmino per portarli a scuola questi bambini…», butta là il mediatore culturale mentre un grappolo di ragazzini sorridenti gli si stringono intorno. Allora servirebbe soprattutto una scuola per allontanare questi ragazzini dall’immondizia e dall’inevitabile avviamento all’accattonaggio. Anche il giudice Tuccillo sogna qualcosa del genere: «L’ideale sarebbe il semiconvitto, di giorno stanno a scuola e la sera tornano dai genitori». Ma a Napoli di bimbi rom si parla quando la camorra incendia le loro baracche con le molotov, non quando manca il pulmino per portarli a scuola. Dino Martirano