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 2008  maggio 28 Mercoledì calendario

Corriere della Sera, martedì 27 maggio C’ era una volta il Cavaliere che amava viaggiare all’estero, occuparsi personalmente della diplomazia italiana, accreditarsi con i potenti della Terra

Corriere della Sera, martedì 27 maggio C’ era una volta il Cavaliere che amava viaggiare all’estero, occuparsi personalmente della diplomazia italiana, accreditarsi con i potenti della Terra. Quel Berlusconi per certi versi non c’è più, «perché non ho più bisogno di farmi conoscere». l’ennesima svolta di un premier che anche in questo campo ha cambiato approccio e profilo, e che – poco prima di affidargli la Farnesina – spiegò a Frattini quali fossero le sue nuove priorità: «Devo concentrarmi sui problemi nazionali e non posso distrarmi. D’altronde un leader è forte quando è forte in casa propria ». E infatti, finora, Berlusconi ha privilegiato le faccende domestiche, si è portato avanti con l’emergenza rifiuti in Campania e con il pacchetto sicurezza, mentre è in attesa di incardinare la difficilissima pratica Alitalia, sulla quale pare continuino le trattative con alcune compagnie arabe. Sui dossier internazionali invece «non ha ancora messo la testa», come raccontano alcuni suoi fidati collaboratori. Ma è chiaro che dovrà farlo a breve, vista l’agenda degli appuntamenti in programma già dalla prossima settimana. Il Cavaliere è atteso a un incontro con il primo ministro canadese, a due bilaterali «europei » con Sarkozy e Zapatero, e soprattutto al faccia a faccia con Bush. L’Afghanistan sarà uno dei temi principali, e sulla questione Berlusconi dovrà arrivarci preparato: secondo gli uomini di palazzo Chigi si tratta del «nodo centrale, insieme all’Iran ». Il premier sa che la situazione a Kabul ha preso «una brutta piega », ed è consapevole che le regole d’ingaggio per i militari italiani andranno riviste. In che modo, però, è tutto da vedere. La decisione sarà presa dopo una approfondita riflessione con il ministero degli Esteri, con il dicastero della Difesa, e con i servizi di sicurezza, per valutare la situazione sul terreno e stabilire le scelte da fare. «Bisognerà essere credibili e realistici », è l’approccio di Berlusconi, che al momento si mostra prudente e annota le informative che gli giungono, senza tuttavia prendere posizione. Per esempio, è a conoscenza delle richieste dei tedeschi, che – secondo fonti accreditate – sarebbero quelli che più spingono perché gli italiani collaborino nel controllo dello spazio aereo. Una simile opzione andrà valutata attentamente, perché – tradotto dal linguaggio diplomatico – vorrebbe dire che in caso di necessità i velivoli tricolore dovrebbero svolgere un compito anche offensivo. La questione afghana insomma è delicatissima. Non si tratta solo di accorciare da 72 a 6 ore i tempi di risposta del governo alla richiesta di intervento dei militari italiani fuori dalla loro zona di competenza. Entro fine giugno – come ha annunciato Frattini – Roma darà una risposta complessiva agli alleati e informerà «anzitempo» il Parlamento. evidente che un eventuale e più diretto coinvolgimento nelle aree calde dell’Afghanistan cambierebbe i connotati della missione. Ed è scontato che il presidente del Consiglio vorrà preventivamente discutere del dossier con il capo dello Stato. Ecco perché il Cavaliere dovrà «metterci la testa». E dovrà farlo al più presto, visto che ieri proprio l’assenza di una sua posizione ha portato a evidenti discrepanze di toni tra Frattini e La Russa, impegnati a Bruxelles in un vertice con i colleghi dell’Unione Europea e in un colloquio con il segretario generale della Nato. vero che il titolare degli Esteri gode della fiducia di Berlusconi, ma il rincorrersi di dichiarazioni e puntualizzazioni per tutto il giorno con il ministro della Difesa ha dimostrato che nella squadra di governo non c’è ancora una posizione univoca. Spetterà al premier assumersi questo incarico, nel solco di una linea di politica estera che – come ha anticipato in un recente colloquio – «dovrà essere finalizzata a ciò che è utile per il nostro Paese». C’era una volta il Cavaliere che organizzava vertici come quello di Pratica di Mare. Quel Cavaliere non c’è più, sebbene vada orgoglioso del passato, e rammenti ancora «la soddisfazione che provai quando Bush mi fece i complimenti. Da buon amico mi rivelò il suo iniziale scetticismo per quell’appuntamento, dicendomi che poi aveva capito quanto fosse stato importante». Ora però il suo profilo sarà diverso, «la sua politica estera – a sentire i collaboratori – sarà senza fronzoli». Non c’è dubbio che dopo il discorso davanti al Congresso americano non abbia più bisogno di farsi conoscere, ma le decisioni che ora dovrà assumere sono difficili. Ecco perché dovrà «mettere la testa » sul dossier afghano, «il nodo più delicato insieme a quello sull’Iran ». Francesco Verderami