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 2008  maggio 27 Martedì calendario

ROMA - Se ci si vuole sottrarre al cliché politicamente simmetrico che ha liquidato il sabato del Pigneto come episodio neutro, perché «privo di matrice», ovvero come spia di un´insorgenza neofascista, via Giovanni De Agostini 50 è un buon indirizzo cui bussare

ROMA - Se ci si vuole sottrarre al cliché politicamente simmetrico che ha liquidato il sabato del Pigneto come episodio neutro, perché «privo di matrice», ovvero come spia di un´insorgenza neofascista, via Giovanni De Agostini 50 è un buon indirizzo cui bussare. Nella palazzina di due piani che guarda la Casilina e il Mandrione, sono gli uffici del commissariato di quartiere. Dove, ogni giorno, il conflitto tra "noi" e "loro" trova la sua rappresentazione. Deposita la sua risacca. Declina il contagio xenofobo svelandone la grana: una guerra di odori e di suoni. Salvatore Ciuni, il commissario, è un siciliano di Caltanissetta che ha superato la cinquantina. Colto e dall´intelligenza vivace (nel suo ufficio, tiene in gran conto un libro con la storia del quartiere). Mostra lo scartafaccio di esposti che ha dinanzi e ne riassume il contenuto. «La puzza. Puzza di cipolle. Puzza di aglio. Puzza di piscio. E i rumori. Bottiglie che si rompono. Ubriachi che, la notte, prima alzano il gomito e poi la voce. Capisco che può sembrare riduttivo quel che sto dicendo, ma le cose stanno così. Non c´è nulla di più ideologicamente e socialmente deflagrante in una borgata storicamente popolare e operaia come questa, che ha sempre vissuto con le finestre aperte, di un condominio che si popola dei fumi o dei rumori di comunità che, non sempre, hanno vocazione all´integrazione». L´ufficio denunce del commissariato è al pianterreno. Come l´ufficio stranieri. Italiani e immigrati fanno la fila insieme. Per poi dividersi. A destra chi vuole liberarsi del vicino cingalese. A sinistra il cingalese che chiede di poter restare. L´ufficio stranieri del commissariato macina cento pratiche al giorno (richieste di soggiorno, certificazioni per l´iscrizione dei figli a scuola o per la tessera sanitaria). Tremila e cinquecento l´anno. I suoi numeri dicono che nel quadrante di città che ha il Pigneto e la circonvallazione Casilina come perno, tra la Prenestina e la Casilina, tra via del Pigneto e piazza della Marranella, tra piazzale Prenestino e via dell´Acqua Bullicante, la comunità asiatica (bengalesi, cingalesi, pakistani, indiani) ha raggiunto le 18 mila anime. Ottomila sono i cinesi. Quattromila i romeni. Ciuni mostra un tricolore di stoffa affisso sul muro dell´ufficio stranieri, un locale di una quindicina di metri quadri ricavato da un vecchio magazzino. Dice: «L´ho fatto mettere dopo che ci siamo accorti che alla domanda su quali fossero i colori della bandiera italiana ci veniva regolarmente risposto "giallo e rosso"». I mazzieri di sabato scorso chiedevano indietro un portafogli. Ma un qualunque Mustafà, al Pigneto, se vuole dormire deve tirare fuori fino a 2-300 euro al mese per un posto letto. Li ammassano fino a venti, trenta per appartamento. Tra gli otto e i nove mila euro puliti al mese. In nero. I contratti di affitto sono dissimulati da comodati d´uso gratuiti. Garantiscono al proprietario la restituzione dell´immobile, rendono invisibili al fisco. Il contraente, normalmente, è un immigrato regolare. E in quanti poi finiscano sotto quel tetto è affar suo. Il padrone italiano vuole soltanto vedere i contanti a fine mese. Qualche tempo fa, ne individuarono uno. Era una signora di mezza età, funzionaria delle Poste. Scoppiò a piangere di fronte all´ispettore che la interrogava. Era convinta che l´arrestassero. Non riusciva in nessun modo a credere che tutto si risolvesse con una semplice segnalazione alla Guardia di Finanza. I pakistani si sono arrangiati ai confini del quartiere. Per dirne una, in via dell´Acqua Bullicante 121, nelle sale dell´ex cinema Impero vivono ormai da anni 50 famiglie con 20 bambini. Qualcuna anche italiana. Attendono una sistemazione e, intanto, il comune li ha censiti come residenti. Nell´ex cinema. I cinesi, si vedono poco e si sentono meno. Da qualche tempo si sono messi a gestire con discrezione la prostituzione in appartamento. Fino a 10 mila euro al mese per professionista. I romeni si affacciano nelle notti di week-end con i loro flex, i frullini a batteria con cui aprono le saracinesche dei bar degli asiatici neanche fossero barattoli, ripulendone le slot machine. Le comunità maneggiano solo contante. E per averne la misura è sufficiente affacciarsi al "Nabil caffè" di piazzale Prenestino. Un punto "Western Union" dove le rimesse settimanali possono arrivare anche a 40-50 mila euro. Il Pigneto non è una kasbah, non è un piccolo paradiso che si è tramutato in inferno, ma l´iconografia che ne ha fatto uno degli angoli della nuova movida multietnica e politicamente corretta, ne ha camuffato gli egoismi e i risentimenti. Lasciandoli marcire. I suoi 150 metri di isola pedonale ne sono la metafora. I locali che affacciano su quella striscia di marciapiede chiudono tra mezzanotte e le due. Chi li frequenta, non leva le tende prima delle quattro del mattino. Italiani e immigrati vanno avanti con bottiglie di barolo a 3 euro e birra a 1 e 50, i prezzi da svendita praticati nelle botteghe di cingalesi e bengalesi. E se devono pisciare, pisciano sui banconi di legno del mercato che apre all´alba. «Mi creda - dice Ciuni - soprattutto ora che arriva il caldo, la mattina l´odore prende alla gola. Per non parlare di chi in quei banchi ci deve lavorare e ci espone la merce». Al sesto municipio lo sanno da anni. Ci vorrebbe una macchina dell´Ama che pulisca almeno l´asfalto, ma la macchina non può passare, perché l´isola pedonale è chiusa da marciapiedi. Ci vorrebbero dei vigili urbani, ma i vigili urbani non si vedono perché mancano i soldi per lo straordinario. Ci vorrebbero dei vespasiani, che non esistono. Ci vorrebbero dei lampioni che rendessero meno buio il reticolo di strade in cui le volanti del commissariato non riescono fisicamente a transitare perché troppo strette e troppo ingombre di auto in sosta. E così, quando fa giorno, la colpa diventa "loro". Dei bottegai asiatici. Qualche mese fa, negli uffici del commissariato, una «persona importante», di quelle che hanno cominciato a comprare in zona a 5-6 mila euro a metro quadro, sollecitò un po´ di pulizia. «Altrimenti - disse - sarò costretto a far presentare un´interrogazione parlamentare». Da sinistra, aveva scoperto il piscio, le bottiglie, le grida notturne. Ci rinunciò, dicono. Sabato, invece, i mazzieri sono stati di parola. Carlo Bonini