Marina Corradi, Avvenire 28/5/2008, pagina 2, 28 maggio 2008
Avvenire, mercoledì 28 maggio Nel dibattito continuo che intorno all’aborto resta vivo in Italia – a dimostrazione che, trent’anni dopo la legge, non si è arrivati a una pacificazione delle coscienze – c’è una cifra che colpisce l’immaginazione
Avvenire, mercoledì 28 maggio Nel dibattito continuo che intorno all’aborto resta vivo in Italia – a dimostrazione che, trent’anni dopo la legge, non si è arrivati a una pacificazione delle coscienze – c’è una cifra che colpisce l’immaginazione. il ’rapporto di abortività’, cioè il numero di figli non nati ogni anno, a fronte di mille nati vivi. Nel 2005 in Italia per mille nati ci sono stati 241 aborti. Per ogni mille case in cui è entrato un bambino col suo corteo di speranza e di gioia, in 241 case quel figlio che si era affacciato non è arrivato. Spesso per motivi diffusi e considerati ’ragionevoli’: un lavoro precario o nessun lavoro, un padre assente, una madre povera o straniera. Anche se ci viene ripetuto che la legge «funziona», a noi quei 241 su mille che non nascono sembrano moltissimi. Proviamo per un attimo a non parlare della legge. A non farci prendere dall’inesausto dibattito se la 194 sia ritoccabile oppure di per sé intangibile – come certi vetusti monumenti protetti contro ogni moderna profanazione da severe sovraintendenze. Ancora ieri il vescovo Betori, segretario della Cei, a chi gli sollecitava un parere, suggeriva l’idea di fare almeno il tagliando alla legge. Ma è di altro, di quei 241 su mille cancellati, di cui vorremmo parlare, una volta. Al di là della legge: come ha scritto Giuliano Ferrara, l’aborto va combattuto e vinto, trent’anni dopo, quasi ’a prescindere’ dalla 194. Nel tentativo umile ma concreto e realista di svuotare da dentro il bacino della ’domanda’, drammatica, di aborto. Di colmare quanto più si può tutte quelle lacune che della mentalità abortiva creano l’humus. Il Progetto Gemma che cosa è stato, in questi anni, se non il tentativo, per molti bimbi riuscito, di schierarsi dalla loro parte, mentre si discuteva? Forse è un momento di svolta, in cui anche molti laici, a cominciare da Napolitano, si chinano pensosi sulla fatica a generare di madri e padri ancora precari a trent’anni. Quei 241 su mille buttati nel nulla – un figlio ogni cinque – sono, anche, la conseguenza tragica di politiche familiari latitanti, di nidi che mancano da sempre, di donne che devono scegliere fra lo stipendio e un bambino, di lavoro senza garanzie. Quei figli mai nati c’entrano con tutto quello che in Italia non c’è. Con un mondo attorno distratto e latitante, scrupolosamente ligio a salvaguardare una borghese ’libertà’ di aborto che invece spesso oggi è resa di morte, di fronte a troppo gravi incognite. La 194 non si tocca, ripetono automaticamente le voci, spesso invecchiate, di un femminismo che non si accorge che molte donne oggi pensano all’aborto più come a un arrendersi nella solitudine che a un ’diritto’ di autodeterminazione da brandire con fierezza. Forse è il tempo per domandare una tregua nella polemica politica e ideologica, e per operare sulla realtà: occorrono consultori, aiuti, servizi. Attorno a tante che abortiscono perché pensano di non avere alternative, una nuova solidarietà: dei vostri figli, ci importa. Vorremmo, senza ledere dogmi anni Settanta e laici democratici totem, che almeno le nostre figlie crescessero sapendo che sì, una legge dello Stato, per noi inaccettabile, consente di cancellare un figlio; ma che questa è l’ultima istanza cui pensare, quando si scoprissero incinte. Perché il femminismo ci ha raccontato gli orrori dell’aborto clandestino: ma poi una certa cultura e anche la 194 in trent’anni hanno costruito la mentalità dell’aborto non solo legale ma ’normale’, scontato, inevitabile. l’aborto per mancanza di alternative, che della ’libertà’ è il capovolgimento più crudele e radicale. Svuotare la ’domanda’ di aborto con ogni possibile misura. Quanti, di quei 241 cancellati su mille, vivrebbero? Pure sotto la 194, artrosica mesta bandiera di un’Italia ’liberata’, che bello se tuttavia quei figli tornassero a nascere. Che segno darebbe una politica, che sapesse invertire la tendenza. Migliaia di bambini in più nelle nostre strade, si sentirebbero. I bambini, sono segni che fanno rumore. Marina Corradi