Marco Lodoli, Diario n. 8, dal 15 al 31.5.8, 28 maggio 2008
Il demone dell’arte. Coetzee nel suo "Diario di un anno difficile" ci ricorda qualcosa che forse stavamo dimenticando, ovverosia l’unità indissolubile tra i veri artisti e le loro opere, la fusione etica di arte e vita, l’impegno identico su due fronti che alla fine sono un solo campo da arare
Il demone dell’arte. Coetzee nel suo "Diario di un anno difficile" ci ricorda qualcosa che forse stavamo dimenticando, ovverosia l’unità indissolubile tra i veri artisti e le loro opere, la fusione etica di arte e vita, l’impegno identico su due fronti che alla fine sono un solo campo da arare. Giuliano Montaldo, dopo tanti anni di silenzio, torna sugli schermi con il suo film su Dostoevskij. Il film traballa in più punti, eppure, nonostante tutti i suoi evidenti difetti, ci accende l’anima, ci costringe a pensare ai grandi temi dell’esistenza e ci toglie da sotto i piedi le pantofoline della bella e comoda carriera da "artisti". (...) Le parti migliori del film "I demoni di San Pietroburgo" sono quelle in cui Dostoevskij si ritrova in Siberia, a scontare dieci anni di lavori forzati per la sua adesione giovanile a un gruppo antizarista. Gelo, miseria, fame, morte, conflitti quotidiani con gli altri deportati, spesso criminali comuni che lo detestano perché istruito, perché scrittore. Sono dieci anni di pena assoluta. Ma Dostoevskij non cede, sorretto dalla fede, l’ultima carta che gli è rimasta, lotta per rimanere vivo e per la dignità di tutti, anche di chi lo tormenta. Sono scene potenti, disperate, che restano piantate nella coscienza. (...) Questo comunque, è un film da vedere a ogni costo, soprattutto oggi che la letteratura sembra aver smarrito la sua drammatica convergenza con la vita, oggi che gli scrittori contano solo per le copie vendute e una fotogenia narcisistica e imbarazzante. Marco Lodoli, Diario n. 8, dal 15 al 31.5.8 Cinevisioni (Russia)