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 2008  maggio 27 Martedì calendario

Le contraddizioni dell’Asìa: l’assenteismo non va oltre il 4%. Il Sole 24 ore 27 maggio 2008 «Tra un mese e mezzo questa sarà una delle città più pulite d’Europa»

Le contraddizioni dell’Asìa: l’assenteismo non va oltre il 4%. Il Sole 24 ore 27 maggio 2008 «Tra un mese e mezzo questa sarà una delle città più pulite d’Europa». 25 settembre 1990. Antonio Cigliano, socialista di fede craxiana, fedelissimo di Giulio Di Donato e neo assessore alla Nettezza Urbana del Comune di Napoli, dal suo ufficio del terzo piano di palazzo San Giacomo raccontava le meraviglie della privatizzazione che avrebbe cambiato il volto della città. Sembra sia passato un secolo. O un giorno. Ma già allora i titoli dei giornali erano esattamente sovrapponibili a quelli di oggi: guerra dei rifiuti a Napoli; la camorra nel business dei rifiuti; Napoli sommersa dalla spazzatura. Il dato di fondo però era un altro: Napoli, a differenza delle altre grandi città italiane, non disponeva di una municipalizzata degna di questo nome per la raccolta dei rifiuti. C’era qualcosa che gli assomigliava malamente. C’erano un centinaio di camion sistematicamente fuori uso per sabotaggi interni, c’erano degli scopini con trascinavano degli scatoloni invece che dei bidoni, c’erano le onnipresenti ditte e dittarielle che rispondevano a interessi camorristici o paracamorristici. Solo nel ’99 l’allora sindaco di Napoli Antonio Bassolino riesce a dar vita all’Asìa, che non è un Continente ma molto più semplicemente l’azienda servizi igiene ambientale del Comune di Napoli. Primo problema: a Torino o Bologna si definisce l’organico di un’azienda privata o pubblica sulla base dei servizi che si dovranno espletare. A Napoli, invece, la domanda è un’altra: quanta gente a spasso teniamo? Così l’Asìa imbarca 1.300 lavoratori socialmente utili, 600 dipendenti delle ditte private di cui si era innamorato Antonio Cigliano, 200 comunali e cento assunti ex novo dal mercato. Un ex amministratore delegato della municipalizzata ha paragonato questa squadra al mosaico etnico della ex Iugoslavia. Una babele, insomma. L’Asìa dovrebbe essere una delle società più sgarrupate di Napoli. Occuparsi di scarti nella città che li ha trasformati in simbolo della modernità significa cementare i peggiori luoghi comuni su Napoli e i napoletani. Invece, i 2.200 dipendenti (età media 51 anni) dell’Asìa sgobbano da mattina a notte come i dipendenti delle altre municipalizzata teoricamente più blasonate ed efficienti d’Italia. II tasso di assenteismo non supera il 4%, grazie anche a un sistema sofisticato di badge che registra la presenza con le impronte digitali. Niente trucchi come quelli dei ministeriali romani, con un dipendente che fa scivolare un mazzo di tesserini magnetici per segnare la presenza fasulla di un gruppo di colleghi. E per un solo giorno di assenza scatta la visita fiscale. Mestiere pesante e pericoloso: proprio qualche giorno fa alle sei della mattina uno di loro è morto sul colpo con la ramazza in mano investito rovinosamente da una smart fuori controllo. I guai veri per l’Asìa arrivano dall’assenza di un vero e proprio ciclo dei rifiuti. Le discariche non ci sono, di termovalorizzatori neanche a parlarne. E spesso gli autisti sono costretti a rimanere giorni interi in colonna davanti la discarica di turno. Altro handicap da barzelletta è la consegna dell’umido, che l’Asìa deposita nientemeno che a Catania, quasi settecento chilometri più a Sud con lo Stretto di Messina da attraversare. Tempi e costi che aggraverebbero il bilancio di qualsiasi azienda. Perché la raccolta dei rifiuti è la parte più costosa e meno redditizia. I guadagni maggiori, come insegnano le Spa più virtuose, sono legati alla parte più evoluta del ciclo: differenziata e produzione di energia. A proposito di differenziata: nel 2007 l’incremento dal 10 al 13% ha raddoppiato i ricavi di questa voce (da 1,3 a 2,6 milioni). Un piccolo saggio di quanto si potrebbe incassare dalla separazione dei rifiuti. Inutile citare le tantissime ore di straordinario che qui, per ovvi motivi legati alla raccolta a singhiozzo, penalizzano ulteriormente i conti. Tutti elementi strutturali che poco hanno a che fare con la gestione della società. Ecco perché la navigazione nel sito della municipalizzata può rivelarsi un’autentica sorpresa. Noi, venerdì scorso alle 12.50, ci siamo presi lo sfizio di telefonare al numero verde fingendo di fissare un appuntamento per liberarci di un vecchio frigorifero di una casa di corso Umberto, nel centro storico di Napoli. Il servizio fu messo in piedi parecchi anni fa dall’allora direttore operativo dell’Asìa, Ciro Turiello, ora passato a dirigere un’azienda privata. Una solerte centralinista ha risposto dopo due squilli, ci ha assegnato un numero di codice da segnare sul frigo (244053) e ci ha assicurati che sarebbe stato ritirato gratuitamente dalle 22 di domenica alle 12 del giorno successivo. Domanda forse un po’ retorica: i vecchi elettrodomestici che troneggiano in mezzo ai cumuli di spazzatura sui marciapiedi della città, sono la conseguenza dell’inefficienza dell’Asìa o dello scarsissimo senso civico di alcuni napoletani? Mariano Maugeri