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 2008  maggio 24 Sabato calendario

Gli ecoradicali fusi per il caldo. Libero 24 maggio 2008 Il dibattito sul clima si è scaldato un po’ troppo

Gli ecoradicali fusi per il caldo. Libero 24 maggio 2008 Il dibattito sul clima si è scaldato un po’ troppo. Gli ambientalisti duri e puri propongono parallelismi inquietanti. Chi ridimensiona l’allarmismo sui temi ecologici viene paragonato agli storici che negano l’Olocau sto. Alcuni giornalisti e studiosi propongono addirittura «tribunali internazionali» (stile Norimberga) per giudicare «quelli che saranno parzialmente, ma direttamente responsabili di milioni di morti per fame, carestie e malattie nei prossimi decenni» (Mark Lynas, autore di saggi sull’emergenza clima). Rischia quindi grosso Bjørn Lomborg , scienziato danese già noto per il suo "L’ambientalista scettico", che torna nelle librerie italiane con "Stiamo freschi. Perché non dobbiamo preoccuparci troppo del riscaldamento globale" (Mondadori, pp. 232, euro 18) . Lomborg non è certo fra quelli che liquidano le preoccupazioni sull’effetto serra con una scrollata di spalle. Anzi. Premette di credere che l’innalza mento delle temperature sia (anche) frutto della eccessiva emissione di anidride carbonica. Però pone due domande agli Al Gore di turno. Primo. Siete sicuri che qualche grado in più sia una tragedia? Secondo. Siete sicuri che chiudere la manopola dell’ani dride carbonica, come chiede il trattato di Kyoto, sia un rimedio efficace? La risposta a entrambe le domande è: no, non sono affatto sicuri ma l’ambientalismo radicale è diventato una romantica ideologia alla quale sacrificare l’obiet tività e il buon senso. E quindi essi proseguono a testa bassa nell’annunciare la catastrofe. Partiamo dal riscaldamento globale: l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ente legato all’Onu, prevede che nel 2100 la temperatura globale aumenterà di 2,6° C rispetto a quella attuale. Cosa succederà? I catastrofisti prevedono un’im pennata della mortalità causata da ondate di caldo come quella tragica dell’estate 2003. Eppure l’IPCC stesso non si spinge così lontano. Le ondate ci saranno ma rimarranno una eccezione. Si alzeranno le temperature nelle regioni più fredde (Siberia, Canada, Artico). Nelle regioni temperate si alzeranno le temperature invernali e notturne. Nella fascia tropicale, l’effetto sarà ridotto. Ma soprattutto Lomborg rimprovera ai radicali di non vedere l’altra faccia della medaglia. Il caldo uccide, è vero. Ma il freddo è un killer ancora più spietato. Ad Atene, per esempio, i morti riconducibili al caldo sono 1376 all’anno. Quelli assassinati dal freddo sono 7582. Nel 2003, i media britannici diedero grande risalto alle 2 mila vittime del calore. Passò in secondo piano il fatto che l’inverno quello stesso anno ne fece 25 mila. Una contabilità simile può sembrare cinica «ma se il nostro scopo è migliorare il destino dell’umanità - scrive Lomborg allora ci deve importare sapere quante morti da caldo dobbiamo aspettarci in più, a fronte di quelle da freddo che riusciremo a evitare». Poi Lomborg analizza costi e benefici di Kyoto, nel caso che qualcuno decida di applicarlo. Costi: 180 miliardi di dollari l’an no a partire dal 2008 (0,5% del Pil globale). Ricavi: l’atteso aumento di temperatura di 2,6° C rimandato di soli cinque anni, dal 2100 al 2105. Il progetto Copenaghen Consensus (riunisce studiosi, economisti e politici) propone un’alternativa. Destinare lo 0,05% del Pil alla ricerca su energie rinnovabili e nucleare affinché diventino un’alternativa reale. E nel frattempo intervenire con intelligenza per contenere i danni dovuti al clima. Leggendo "Stiamo freschi" si scopre, per citare un caso, che il problema della siccità non si risolve abbassando l’anidride carbonica (l’impat to sarebbe quasi nullo). Non è che manchi l’acqua. Lo dice il World Water Council, ente legato all’UNESCO: «Oggi esiste una crisi idrica ma questa crisi non consiste nel fatto che abbiamo troppo poca acqua. una crisi che dipende da una gestione così inadeguata delle risorse idriche che miliardi di persone e l’ambiente ne soffrono». Lomborg affronta allo stesso modo le altre calamità incombenti: crisi alimentare, malattie, danni da uragani. Rivelando informazioni che Al Gore si guarda bene dal riferire. Un esempio minimo. L’ex vice presidente, nel suo film "Una scomoda verità" fa una tirata sulla scomparsa dell’orso bianco e annuncia che presto il suo ricordo sarà affidato soltanto «ai libri di storia». In realtà il loro numero complessivo è in aumento, e la causa principale di mortalità è la caccia. Che sia una scomoda verità? ALESSANDRO GNOCCHI