Mauro Corona, Le voci del bosco, Mondadori 2008, 28 maggio 2008
Corona. Non si può vivere senza comunicare con gli altri, tenendosi tutto dentro, sepolti in una torre d’avorio protettiva e inavvicinabile
Corona. Non si può vivere senza comunicare con gli altri, tenendosi tutto dentro, sepolti in una torre d’avorio protettiva e inavvicinabile. L’agrifoglio è come quei genitori che impongono un’unità famigliare forzata e innaturale, dove tutto deve stare rinchiuso tra le mura di casa. Da quel luogo usciranno, se ce la faranno a uscire, figli muti, cattivi ed egoisti. Gente che non potrà dare nulla, erchè non è stata abituata a dividere l’esistenza con nessuno. Un giorno d’agosto ho conosciuto una di quelle foglie inaridite. […] Quella ragazza era qui per arrampicare, ma, a dire il vero, non gliene importava nulla. Essere in Valcellina o a New York per lei sarebbe stato lo stesso. Altera e assente, non lasciava trapelare la minima emozione. Una persona dell’encefalogramma piatto. Un innesto mostruoso tra acacia e muga. […] Una donna spaventosa e vuota, che faceva anche pena, poiché si capiva che non era colpa sua, bensì della famiglia di agrifogli da cui proveniva. […] Come tutti i superbi e pieni di sé, l’agrifoglio viene accuratamente evitato. Gli artigiani e i boscaioli gli girano al largo, preferiscono usare un legno meno presuntuoso e più disponibile a farsi toccare. pg. 58 Mauro Corona, Le voci del bosco, Mondadori 2008