Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 26 Lunedì calendario

(rias 156466) Il generale maronita Michel Suleiman, che ieri è stato eletto nuovo presidente dello stato (118 voti su 127) dal parlamento libanese, ha dichiarato: «Oggi la nostra nazione inizia a risvegliarsi dall’incubo della propria autodistruzione»

(rias 156466) Il generale maronita Michel Suleiman, che ieri è stato eletto nuovo presidente dello stato (118 voti su 127) dal parlamento libanese, ha dichiarato: «Oggi la nostra nazione inizia a risvegliarsi dall’incubo della propria autodistruzione». In vista delle elezioni indette per la primavera del 2009, il sunnita Fouad Siniora rimarrà al suo posto per facilitare la formazione di un nuovo governo transitorio di unità nazionale, condotto probabilmente da Saad Hariri. Come previsto dagli accordi di Doha, raggiunti con la mediazione dell’emiro del Qatar, l’opposizione controllerà 11 ministri con diritto di veto su 16 dei filo-governativi. Hezbollah manterrà i propri arsenali. Franco Frattini è ottimista: «Questo è un grande giorno per il Libano, si apre la speranza per la stabilità. Dal canto suo Bush ha inviato a Beirut una delegazione di basso profilo.(Lorenzo Cremonesi) Da Washington il leader neocon Richard Perle assume la linea dura: legittimare Hezbollah come forza politica è «una vera bancarotta morale e pratica. Hezbollah è un gruppo terroristico e organo del governo iraniano. L’Iran lo ha inserito con la violenza nel governo libanese, che ha ceduto per paura di violenze ancora più gravi». E ammonisce: «L’Iran farà il bis in altri Paesi del Golfo persico e del Medio oriente a danno dell’America e dell’Europa. […] Trattare con Hezbollah è come trattare con gli ayatollah e con la Guardia rivoluzionaria iraniani. L’Italia e la Francia sono in contraddizione con se stesse perché seguono una linea dura verso l’Iran e una linea morbida verso il suo protetto. […] L’Iran è abilissimo nello sfruttare il conflitto sciiti-sunniti per espandere la sua sfera d’influenza e creare delle repubbliche islamiche sotto il suo controllo. […] Hezbollah non ha a cuore l’interesse del popolo libanese ma quello dell’Iran, manca di legittimazione interna. L’Europa non deve dialogare con esso, deve fare fronte comune con l’America». (Ennio Caretto) ’Pioggia di elogi planetari sul tranquillo 59enne che ha sempre saputo coniugare la divisa con la diplomazia. […] In attesa della formazione del nuovo governo, è abbastanza evidente che il vero vincitore di questa delicata partita è il partito di dio, appunto l’Hezbollah, che ha ottenuto ciò che voleva, e soprattutto ha evitato ciò che non voleva: cioè disarmare le proprie milizie, come impone una risoluzione dell’Onu”. (Antonio Suleiman) ► Corriere della Sera 26/5/2008