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 2008  maggio 27 Martedì calendario

Il piccolo zar. Capitolo VII: Economia in transito "I nuovi ricchi si sono stabiliti dove una volta c’erano spazi verdi tanto sconfinati che si aveva l’impressione, partendo da Mosca, di poter arrivare fino al circolo polare incontrando solo qualche tribù siberiana

Il piccolo zar. Capitolo VII: Economia in transito "I nuovi ricchi si sono stabiliti dove una volta c’erano spazi verdi tanto sconfinati che si aveva l’impressione, partendo da Mosca, di poter arrivare fino al circolo polare incontrando solo qualche tribù siberiana. Questo paesaggio, fino a quindici anni fa, aveva ancora il sapore della vecchia Russia, con piccole dacie di legno sparse in mezzo ai boschi. Oggi, lungo le strade che dalla capitale portano verso la campagna, i ricchi costruiscono intorno alle loro proprietà altissimi muri di cinta che tolgono ogni visuale ma che pare proteggano gli abitanti dai pericoli esterni." La trafila dei clientes "L’ospite è introdotto nel salone; il padrone di casa, a seconda dell’importanza dell’invitato, si avvicina per stringergli la mano. Se si tratta di un postulante mal raccomandato resta invece seduto al suo posto. Intorno a lui ci sono sempre le guardie del corpo. La moglie, di tanto in tanto, passa come per caso nel salone, saluta e scompare dietro a una porta. Finito il colloquio, si mette in moto una specie di catena di montaggio. Dalla sala il visitatore è accompagnato da un servitore verso la stanza da pranzo. Lungo le pareti tavole imbandite di cibi raffinati. Non mancano mai nè il caviale nè le bevande alcoliche, sempre di marca: sia vodka che champagne. Un altro cameriere mette sul piatto ciò che l’ospite ha scelto. Bisogna tuttavia osservare un rigidissimo protocollo non scritto. Secondo l’usanza russa l’ospite ha sempre il dovere di offrire qualcosa al visitatore, sia esso un personaggio importante o meno. Gli amici più intimi si sdraiano sui divani, si spostano, chiacchierano tra di loro, chiedono altro cibo, cambiano spesso piatto e bicchiere. Quelli di minor rango faranno bene a limitarsi nel mangiare e nel bere se vogliono essere ancora invitati; inoltre non devono trattenersi a lungo e devono sapere quando è arrivato il momento di salutare e andarsene. Il visitatore sarà accompagnato dal servitore più vicino, spesso si tratta di ragazze molto belle, verso l’uscita, passando attraverso una galleria. Alle pareti quadri importanti, possibilmente dell’Ottocento russo. La visita è finita, si esce di solito attraverso una scalinata secondaria per evitare l’incontro con l’ospite successivo." I trasferimenti forzati "Se ne occupano banche, uffici di esperti, avvocati e perfino scuole dove si impara il mestiere. Di notte un gruppo di energumeni penetra nella fabbrica: le guardie che la presidiano per conto del proprietario non tentano nemmeno di difendersi. Se il proprietario della fabbrica espropriata protestasse, il suo successore esibirebbe una serie di carte e di documenti dalla provenienza dubbia. Nel caso in cui la fabbrica sia destinata a restare tale, il mattino successivo all’esproprio l’attività produttiva riprenderebbe come se niente fosse accaduto. A cambiare sono solo i padroni. Se invece si è deciso di lottizzare l’area, il vecchio stabilimento viene smantellato con i bulldozer nel giro di una notte e al mattino le prime pareti delle nuove case già si ergono sul cantiere. Abitazioni, ovviamente non autorizzate da nessuno, che oggi sono diventate uno dei grandi affari nelle prossimità delle metropoli. I russi hanno sete di case e di spazio dove abitare: per tutto il periodo di regime sovietico il cittadino aveva dirtto a nove metri quadrati, ventisette metri quadrati per tre persone.[...] Di notte, nell’area dismessa a forza, sorge anche una casetta di legno dal design d’avanguardia: dentro vi sono l’uomo sconvolto perchè depredato e i suoi avvocati che discutono con i legali della parte opposta i termini e le modalità del passaggio.[...] Secondo le inchieste di alcuni giornali, sarebbero attive centosettanta società che si occupano di trasferimenti forzati. Spingere in questo modo un’azienda fuori dal mercato costerebbe dai cinquemila ai ventimila dollari."