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 2008  maggio 27 Martedì calendario

Prostituzione. Un fenomeno sempre più dilagante sulle nostre strade, che vede schiavizzate don­ne da 60 Paesi al mondo per un giro d’af­fari da oltre un miliardo di euro l’anno

Prostituzione. Un fenomeno sempre più dilagante sulle nostre strade, che vede schiavizzate don­ne da 60 Paesi al mondo per un giro d’af­fari da oltre un miliardo di euro l’anno. Di pro­stituzione - la terza attività illecita più redditi­zia al mondo- se ne è discusso ieri a Milano al convegno ’ Cara Merlin ti scrivo’ in occasione del 50esimo anniversario della storica legge che impose la chiusura delle case di tolleranza. Da quel 20 settembre 1958 - data in cui entrò in vi­gore il provvedimento - ad oggi, il fenomeno è profondamente cambiato, così come è cambia­ta la provenienza delle prostitute: sempre me­no italiane, sempre più straniere, in prevalenza dai Paesi africani o dall’Est Europa. Il convegno, organizzato dalla Caritas Ambrosiana e dal Fo­rum permanente sulla prostituzione ( Cgil Mila­no, Cisl unione di Milano e Uil Milano e Lom­bardia) si è svolto nella sede della Camera del La­voro: un luogo scelto non a caso, perché si è par­lato di politiche di reinserimento attraverso op­portunità lavorative. Difficile elaborare stime pre­cise, per via della clandestinità del fenomeno. Secondo il di­partimento per le Pari oppor­tunità della Presidenza del consiglio, sarebbero almeno 70mila le persone che si pro­stituiscono in Italia ( 94% don­ne), delle quali più del 50% so­no straniere e il 20% minori. Ma altri dati parlerebbero ad­dirittura di 100mila. Il 70% la­vora sulla strada, il 30% al chiuso in abitazioni o club. I clienti si aggirano sui 9 milio­ni, mentre il giro d’affari men­sile è sui 90 milioni, oltre un miliardo di euro l’anno. Tra le cifre ’ positive’, il numero di persone coinvolte in progetti di assistenza e integrazione sociale promosse ai sensi del­l’articolo 18 dal 2000 al 2006: ben 11.500, e a 5.673 di loro ­circa l’ 80% dei richiedenti - è stato rilasciato un permesso di soggiorno in Italia. Quest’anno ricorre infat­ti il decennale del Testo unico sull’immigrazio­ne: l’articolo 18 prevede appunto il riconosci­mento della vittima, che può essere aiutata ad uscire dalla condizione di sfruttamento indi­pendentemente dalla scelta di denunciare i cri­minali e può ottenere il permesso di soggiorno in Italia. Un fenomeno comunque drammatico che non riguarda il decoro urbano, « come sembra esse­re per alcuni amministratori che vogliono to­gliere le prostitute dalla strada, allo stesso mo­do dei lavavetri » , ha dichiarato don Roberto Da­vanzo, presidente della Caritas Ambrosiana. « Il vero problema è la mafia che c’è dietro » , ha precisato don Luigi Ciotti ( Libera e Gruppo Abele). Don Ciotti ha ricorda­to come le mafie nostrane si siano progressivamente di­staccate dal traffico di prosti­tute negli anni – 70, per dedi­carsi al commercio di stupe­facenti. In compenso, hanno ’ affidato’ il racket della pro­stituzione alle organizzazioni straniere. « Per fortuna, oggi abbiamo buone leggi » ha pro­seguito, citando la riforma de­gli articoli del Codice penale sui reati di riduzione in schia­vitù, introdotta dalla legge n. 228 del 2003, che include nel­le forme di schiavitù «anche la costrizione a prestazioni lavo­rative e sessuali, l’accattonag­gio e altre forme di sfrutta­mento. La pena prevista va da 8 a 20 anni e non più da 5 a 15 anni. C’è una maggior tutela per le vittime; anche le situazioni di prostitu­zione forzata sono maggiormente denunciate, tuttavia difficilmente sono punite come reati di schiavitù. In questi casi il reato di sfruttamento della prostituzione, punito con pena più lieve, rimane più facile da dimostrare » . I clienti in Italia sono circa 9 milioni, mentre il giro d’affari mensile è sui 90 milioni di euro, oltre un miliardo l’anno per le mafie straniere