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 2008  maggio 26 Lunedì calendario

A proposito dell’8 per mille, Vorrei dire che non trovo affatto strano il meccanismo che ne sta alla base

A proposito dell’8 per mille, Vorrei dire che non trovo affatto strano il meccanismo che ne sta alla base. Lo Stato ha concordato di devolvere l’8 per mille dell’Irpef secondo le indicazioni ricevute dai cittadini. Viene devoluto l’intero 8 per mille anche se non tutti esprimono una scelta: del resto anche i seggi dei 950 parlamentari vengono tutti attribuiti anche se non tutti i cittadini votano! I laici? Ebbene chi vuole che il contributo dell’8 per mille non vada alla Chiesa Cattolica o alla Valdese o all’Avventista o agli altri soggetti religiosi aventi titolo, può mettere la firma sotto la voce Stato e la sua firma varrà, in percentuale, anche per i non firmatari. Giuseppe Zanotto giuseppe.zanotto@ gmail.com Caro Zanotto, Forse il miglior modo per rispondere alla sua lettera è quello di ricordare la genesi dell’8 per 1000. Durante le trattative per il Concordato del 1984, i negoziatori si resero conto che sarebbe stato necessario affrontare e risolvere separatamente il problema della congrua che lo Stato italiano aveva corrisposto ai sacerdoti sulle base degli accordi del 1929. Per evitare la continuazione di una formula che non sarebbe stata compatibile con lo spirito del nuovo Concordato, qualcuno (probabilmente Giulio Tremonti, allora consigliere del ministro delle Finanze) propose una sorta di tassa ecclesiastica da prelevare sul gettito fiscale dei contribuenti italiani. Sarebbe stato giusto stabilire che il prelievo avvenisse soltanto sul gettito di coloro disposti a scegliere esplicitamente la Chiesa. Ma nessuno sapeva quanti sarebbero stati e molti espressero il timore che la somma raccolta, in questo caso, non sarebbe stata sufficiente a sostituire la vecchia congrua. Fu questa la ragione per cui venne deciso che la percentuale delle indicazioni cattoliche sarebbe stata applicata all’intera somma raccolta su tutti i gettiti fiscali dei contribuenti italiani, compresi quelli che non avessero fatto alcuna scelta. Le cose andarono diversamente. Ho sotto gli occhi una tabella su cui è indicato il numero di coloro che hanno espressamente designato un beneficiario fra il 1990 e il 2005 (ultimo anno per cui esistono i dati del ministero dell’Economia) e osservo che il loro numero fu 15.347.436 nel 1990, scese gradualmente a 9.933.630 nel 1998 e risalì prog ressivamente sino a 16.771.186 nel 2005. Fra questi la percentuale dei cattolici passa dal 76,17% del 1990 all’ 89,2% del 2005. Il dato che maggiormente incide sulla somma attribuita alla Conferenza Episcopale Italiana, tuttavia, è la percentuale dei contribuenti che hanno designato lo Stato. Furono il 22,31% nel 1990 e sono progressivamente scesi sino al 7,60% del 2005. Siamo quindi di fronte a due dati egualmente interessanti: l’importanza delle scelte destinate alla Chiesa e la diminuzione di quelle destinate allo Stato. il declino dello Stato nella considerazione degli italiani, quindi, il fattore che ha maggiormente contribuito ad aumentare la percentuale spettante alla Chiesa. Temo che da questo quadro si debba trarre la conclusione che lo Stato perde due volte. perdente, in primo luogo, perché sottrae denaro al proprio gettito fiscale per darlo, in gran parte, alla Chiesa italiana. Ed è perdente in secondo luogo perché la formula inventata da Tremonti è diventata un misuratore della sua popo-larità, un indice puntato contro la sua credibilità. Un’ultima osservazione, caro Zanotto. Credo che il suo paragone con i seggi parlamentari sia improprio. L’elezione del Parlamento serve alla formazione di una istituzione necessaria per il buon governo del Paese. Se gli assenti potessero impedire il completamento dell’operazione, il loro «non voto» avrebbe un carattere eversivo. L’8 per 1000, invece, dovrebbe essere un contributo volontario. Un contributo automatico, imposto da una norma contestabile, non dovrebbe piacere in ultima analisi nemmeno al destinatario.