Il Sole 24 Ore 23 maggio 2008, Riccardo Sorrentino, 23 maggio 2008
Caro-cibo, conto da mille miliardi. Il Sole 24 Ore 23 maggio 2008 I prezzi alle stelle non basteranno
Caro-cibo, conto da mille miliardi. Il Sole 24 Ore 23 maggio 2008 I prezzi alle stelle non basteranno. La produzione agricola aumenterà, i prossimi raccolti saranno persino eccezionali ma non riusciranno a riportare le quotazioni a livelli bassi. Per i Paesi poveri, i prossimi dieci anni saranno allora difficili, molto difficili. Non è ottimista, il rapporto 2008 della Fao. L’agenzia dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione, che ha sede a Roma, prevede fino al 2017 prezzi elevati, anche se a livelli inferiori ai massimi raggiunti nelle scorse settimane. «Si prevede che nei prossimi dieci anni - spiega il rapporto - i prezzi nominali medi dei cereali, del riso e dei semi oleiferi siano più alti del 35%-65% rispetto alla media dei precedenti dieci anni. In termini reali, i prezzi saranno dal 10 al 35% più elevati». Le conseguenze sociali saranno quindi pesanti. «Per i poveri delle città e dei Paesi in via di sviluppo importatori di beni alimentari, l’impatto sarà molto negativo: una quota sempre maggiore del loro limitato reddito sarà destinato al cibo», continua il rapporto. Già oggi, nelle economie meno fortunate, tra il 50 e l’80% del reddito viene speso in alimentari. Anche l’effetto complessivo sui Paesi più poveri sarà forte: ogni aumento del 10% nel prezzi dei cereali (compreso il riso) - calcola la Fao - aumenta la spesa degli importatori netti di 4,5 miliardi di dollari. Per alcuni Paesi le spese per l’import aumenteranno fino al 40%, mentre il valore mondiale dell’interscambio salirà del 26% e oltrepasserà i mille miliardi di dollari. Per le economie ricche le conseguenze saranno meno gravi, ma attenzione all’effetto distorsivo delle statistiche: «Queste medie mascherano l’impatto molto più significativo per i consumatori a più basso reddito. Non solo: se i prezzi alti dovessero persistere e quindi non ridurre il futuro tasso di inflazione, le ricadute economiche indirette potrebbero essere importanti». Le preoccupazioni maggiori si addensano sul riso, alimento principale per oltre la metà della popolazione mondiale. Per questa graminacea l’offerta resterà tragicamente inferiore alla domanda, malgrado un aumento della produzione del 2,3% nel 2008. un incremento minimo, che sarebbe però sufficiente a sfamare tutta la popolazione mondiale. I divieti all’esportazione imposti da molti Paesi genereranno però carenze di riso su alcuni mercati del tutto slegate da ragioni produttive o economiche e dovute invece a vincoli istituzionali. Gli sguardi sono puntati soprattutto su New Delhi: «Le pressioni si ridurrebbero, e di molto, se l’India, che può contare su un eccezionale secondo raccolto 2007, riducesse i suoi attuali limiti all’esportazione», spiega il rapporto. Raccolti eccezionali sono in realtà previsti un po’ dappertutto e per tutti i beni agricoli. I prezzi più alti non hanno mancato di stimolare nuove coltivazioni. La produzione di cereali dovrebbe aumentare del 3,8% in tutto il mondo, con gli Stati Uniti che dovrebbero ottenere il 16% in più di grano dell’anno scorso e l’Unione europea il 13%. La maggior offerta avrà a sua volta un effetto sulle quotazioni. Quest’anno i campi di frumento produrranno inoltre l’8,7% in più rispetto al 2007 e questo può spiegare perché i prezzi siano già calati da febbraio a oggi del 50%. La Fao non si aspetta però - ha spiegato il vice direttore generale Hafez Ghanem - che le quotazioni possano tornare alle medie storiche. «Nelle ultime settimane - spiega il rapporto - i prezzi internazionali di molti beni agricoli hanno iniziato a scendere e le prime indicazioni non precludono ulteriori flessioni nei prossimi mesi; tuttavia i prezzi difficilmente scenderanno a bassi livelli». Quest’anno il 40% della produzione di cereali sarà destinato alla produzione di carburanti e questo terrà le quotazioni elevate. Senza contare la domanda sempre più alta da parte dei Paesi emergenti. Occorre quindi aumentare la produttività. L’Africa potrebbe fare molto, in questo senso: i suoi raccolti sono un terzo di quelli dell’Asia e un decimo di quelli dell’Europa o del Nord America. Ghanem ha quindi invitato il mondo intero ad aiutare gli agricoltori del continente con semi e fertilizzanti: « l’investimento più "a favore dei poveri" che possiamo fare». Riccardo Sorrentino