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 2008  maggio 24 Sabato calendario

Se c’è un merito – nella discussione tra Massimo Piattelli Palmarini e Giorgio Bertorelle a partire dall’irriducibilità biologica dell’ornitorinco – è un merito indiretto

Se c’è un merito – nella discussione tra Massimo Piattelli Palmarini e Giorgio Bertorelle a partire dall’irriducibilità biologica dell’ornitorinco – è un merito indiretto. Il rischio insito in scontri simili, infatti, è quello di vedere concetti e categorie della scienza (nella fattispecie: la biologia evoluzionistica e la genetica) strumentalizzati in diverse e opposte direzioni. Nell’ambito della cosiddetta teoria neodarwiniana, l’oggetto del contendere è da molti decenni incentrato sulle possibili integrazioni della selezione naturale, processo dominante ma non esclusivo nei meccanismi di autoorganizzazione e adattamento della vita organica. Il punto è che tali integrazioni – dalle proprietà intrinseche della biochimica del vivente alla "neutralità" di molte mutazioni – non rappresentano, allo stato attuale delle cose, né un ridimensionamento o tanto meno una smentita radicale della selezione stessa, né orpelli esornativi e insignificanti. Presentare al lettore un’alternativa secca e manichea tra un darwinismo ortodosso (tetragono a ogni nuova implicazione teorica della biologia molecolare) e un evoluzionismo post-darwiniano (scollato dalla selezione e dall’adattamento), significa metterlo davanti a due simmetriche falsificazioni. La discussione è appassionante se sta nel merito: se non si psicologizza in narcisismi spettacolaristici o reazioni risentite. Viceversa, non solo si allontana il pubblico dagli snodi decisivi della biologia evoluzionistica e delle sue implicazioni filosofiche (e in quanto tali da accostare, fatalmente, con cautela e rigore), ma lo si consegna direttamente all’alternativa delle nuove e vecchie soluzioni (pseudo) metafisiche, rigurgito del creazionismo in primis.