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 2008  maggio 24 Sabato calendario

ROMA – La globalizzazione può essere dolce e avere il «tocco » di un cappotto di vicuña, la «fibra» naturale peruviana dieci volte più preziosa del cachemire

ROMA – La globalizzazione può essere dolce e avere il «tocco » di un cappotto di vicuña, la «fibra» naturale peruviana dieci volte più preziosa del cachemire. Per mantenere questa produzione e aumentarne la qualità il gruppo Loro Piana ha deciso di investire direttamente in Perù comprando una proprietà di oltre 2 mila ettari (6 volte il Central Park) che sarà convertita in una riserva privata per salvaguardare le vicune, una razza che in passato ha rischiato l’estinzione e che oggi sta diventando una delle principali fonti di reddito delle popolazioni andine. Nel mondo della moda made in Italy non è un processo nuovo. Già Benetton è andato a comprarsi 7.500 ettari in Patagonia per controllare la qualità delle lane per i suoi pullover arcobaleno. Ma Loro Piana ha un obiettivo più ambizioso e intrigante: trasformare l’intuizione del padre-fondatore Franco (che negli anni Sessanta scoprì la fibra «degli Dei» e lanciata dall’Avvocato) in una missione che voli al di sopra dei ritorni economici. «Per noi è come investire in ricerca & sviluppo racconta Sergio Loro Piana - in grado di raggiungere l’eccellenza, il massimo della qualità». I vestiti, le coperte e i cappotti vicuna di Loro Piana oggi se li possono permettere solo gli uomini più ricchi del pianeta. Da questo lusso i bracconieri peruviani che per due soldi uccidevano le povere vicune (scese a 5 mila esemplari a metà anni Sessanta) sono stati trasformati in onesti pastori che si guadagnano da vivere accudendo una popolazione oggi arrivata a 150 mila animali. Pier Luigi Loro Piana, da anni esploratore del gruppo nelle praterie peruviane, punta al milione di vicune. «Non tutte nostre ovviamente – spiega – visto che ogni vicuña ha bisogno per vivere e riprodursi di un ettaro di terreno». La Loro Piana, che in questa operazione si avvale dei migliori ricercatori ed etologi, punta anche a controllare la vita degli animali e il taglio del vello per raggiungere una qualità ancora maggiore. «In totale intesa con le autorità locali - spiega Pier Luigi - che ormai hanno capito come da questa esperienza possa arrivare solo ricchezza». I due fratelli hanno tentato un’altra operazione «geo-politica »: la gestione dello shatuch, la sola fibra al mondo ancora più sofisticata della vicuña, prodotta da una specie di stambecco sulle alture del Tibet. Le tensioni con la Cina hanno reso impossibile ogni trattativa, ma c’è da scommettere che i due Indiana Jones dei "sacri tessuti" prima o poi ci riusciranno. R. Ba.