Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 24 Sabato calendario

Il piccolo zar. Capitolo V: L’intelligence si rinnova "La comunità dei servizi segreti negli ultimi anni di Gorbacev e i primi di Eltsin è demoralizzata

Il piccolo zar. Capitolo V: L’intelligence si rinnova "La comunità dei servizi segreti negli ultimi anni di Gorbacev e i primi di Eltsin è demoralizzata. Il suo responsabile, Bakatin, inseguiva le idee astratte e ingenue di Gorbacev e di Eltsin, nella speranza di far dimenticare le colpe storiche dell’organizzazione. [...] Tra il personale alcuni erano compromessi nella organizzazione e nella gestione dei gulag: colletti bianchi, impiegati nella morte; altri, gli amministrativi, non poteva non gestire almeno gli orari ferroviari dei trasporti verso la Siberia. Sparite in un anno le certezze di sette decenni, tutti si sono ritrovati inutili, così a loro sembrava, impauriti, stanchi e vecchi.[...] Il pessimismo della smobilitazione coincideva con la primissima fase della privatizzazione in Russia, già segnata da un selvaggio saccheggio dei beni statali. Sorgevano banche private, istituzioni finanziarie, e grandi stabilimenti industriali si dividevano aziende più piccole. I nuovi proprietari erano decisi a difendere il bottino contro altri sciacalli. A questo scopo iniziano ad assumere al loro servizio ex generali o ex colonnelli del Kgb i quali, a loro volta, pescano tra i vecchi sottoposti per comporre la squadra. E’ difficile immaginare uno stabilimento privatizzato o una compagnia di estrazione di materie prime senza un proprio piccolo esercito. In un primo tempo gli ex del Kgb, uniti dall’incertezza del futuro, nutrono un forte sentimento di solidarietà di classe e rappresentano uno dei tanti ’noi contro loro’. Oltre a coltivare le associazioni di reduci, creano una rete informale e sotterranea di reciproco aiuto. Con le rotture violente tra gli oligarchi della prima generazione, Berezovskij e Guzinskij, approdati al quasi monopolio delle tv, e la successiva ondata dei baby miliardari del petrolio, pure i loro piedipiatti di lusso sono costretti alle nuove solidarietà che li dividono dai vecchi amici. Anche il Kgb si riorganizza, si rafforza e presto dimentica ogni complesso per le colpe del passato, si ribattezza per spaccarsi in vari rivoli, il più importante resta nella casa madre e si chiama Fsb.[...] Nonostante questo passare e ripassare tra gli schieramenti, la grande famiglia del Kgb, ’i vecchi’ e ’i nuovi’, si incontra ogni anno, in dicembre, per la tradizionale festa. Chiunque abbia prestato servizio in un organo dell’intelligence può prendervi parte.[...] Si calcola che tra i pensionati, coloro che sono passati all’amministrazione statale, i dipendenti di imprese private, i decifratori telematici e gli oscuri confidenti di varia umanità facciano parte della categoria oltre mezzo milione di persone." Strane morti "Negli ultimi anni la morte chimica è diventata un’ossessione a Mosca, tra gli addetti ai lavori, o per lo meno un gioco di società, un gossip crudele. Ma intanto chi dei partecipanti alle feste annuali degli ex agenti del Kgb accusava malori affrontava gli esami medici nella speranza di non essere stato intossicato dal polonio." "In Georgia, nel febbraio 2008 è morto il miliardario Badri Patarkacisvili, candidato alla presidenza del suo paese. I medici parlano di infarto. Un uomo magro, giovanile e dinamico, sottoposto a frequenti controlli medici, anche a un check-up completo non molte settimane prima, che non si è mai lamentato del cuore. Aveva molta paura e aveva ingaggiato centoventi guardie del corpo, ma diceva di non averne ancora abbastanza. Sfidando il presidente Sakashvili aveva ragione di temere per sè e per i suoi cari. Viveva a Londra, e all’annuncio della sua fine i giornali inglesi hanno subito fatto paragoni con la morte del tenente Litvinenko.[..] La morte dello stesso Sobcak, padre putativo di Putin e di Medvedev, non è stata ancora del tutto chiarita. Campione del riformismo gorbacioviano, falsamente accusato di corruzione perchè forse faceva ombra a qualcuno, la sua casa fu attaccata da una ventina di agenti.[...] Nella sua ultima intervista, concessa al quotidiano spagnolo "El Pais", Sobcak disse di sentirsi bene e di non avere alcun problema fisico. Il 20 febbraio 2000, a Kaliningrad, dopo una cena con il governatore locale, entrando nella propria stanza Sobcak chiese aiuto alle sue guardie del corpo per un improvviso attacco cardiaco. Purtroppo l’autoambulanza arrivò solo quaranta minuti dopo e il medico non potè che constatarne il decesso. La prima autopsia, sempre nella città di Kaliningrad, ha trasformato l’ospedale in una fortezza assediata. Reparti speciali controllavano l’accesso all’obitorio. Il gruppo dei medici definì normale la quantità d’alcol presente nel sangue, ma constatò la presenza di una doppia o tripla dose di una sostanza medicinale non nominata.[...] Al funerale Vladimir Putin disse di non considerare naturale la sua morte." "Nel libro Blowing up Russia" Felshtinsky riporta integralmente un lungo colloquio avuto con il tenente colonnello Aleksandr Litvinenko. I due arrivano alla conclusione che, dietro una cortina fumogena di democrazia, la Russia rimanga uno stato totalitario e un potenziale pericolo per gli equilibri internazionali. E’ una tesi che parte dell’opinione pubblica americana e alcuni ambienti della destra europea da sempre sostengono. Felshtinsky racconta che Litvinenko, un anno prima della salita al potere di Putin, ha ricevuto un ordine dai propri capi: gli è stato chiesto di uccidere Boris Berezovskij, che in quel momento era segretario esecutivo della Comunità degli Stati Indipendenti, quindi persona molto vicina al presidente Eltsin. Alla domanda su chi avesse preso la decisione, Litvinenko avrebbe risposto che l’ordine era partito da alcuni generali dell’ex Kgb. Litvinenko ha informato Berezovskij dei piani orditi contro di lui e in seguito li ha dati in pasto all’opinione pubblica durante una conferenza stampa. La denuncia gli costa parecchio: dopo molte difficoltà, arresti e fughe trova rifugio a Londra. Litvinenko denuncia, più o meno direttamente, anche il loro capo supremo, Putin. Pare abbia detto a Felshtinskij: ’Lo sento. Ammazzerà anche tutti noi. Si fidi di me. So quello che dico.’ Alcuni capitoli del libro vengono pubblicati dalla Novaja Gazeta, quotidiano per il quale lavora anche la Politkovskaja. Viene realizzato perfino un documentario dal titolo Assassinio in Russia. Solo che il documentario non viene trasmesso e la maggior parte delle copie della Novaja Gazeta scompaiono prima di essere vendute." In Russia i nazionalisti pensano che il caso sia stato architettato dagli occidentali per screditare Putin. Il pope Tikhon Shevkunov, che dicono essere il confessore di Putin, ha persino scritto e diretto un documentario. "Del suo film ha parlato in una riunione conviviale del Kgb-Fsb, ma nessuno ha capito a cosa alludeva. Ha raccontato della moglie dello zar Ivan III, Sofia, nipote dell’ultimo imperatore bizantino; secondo il pope, la Russia può essere soltanto un impero ortodosso. Ha detto che l’Occidente aveva odiato Bisanzio e il suo successore, la Russia. [...] Padre Tikhov parla dei lontani zar, ma basta cambiare le date e i nomi per capire che il suo tema è l’eterno complotto dell’Occidente contro la Russia." A ogni modo, queste morti misteriose sono una manna per la stampa popolare, e ispirano la fantasia degli scrittori anche all’estero. In un giallo politico di Gerard de Villiers, "il racconto si apre con Putin che, dal suo ufficio al Cremlino, guarda i corvi che si scagliano contro i bulbi dorati delle cattedrali, uno spettacolo antico come la Russia. Il presidente ascolta una sinfonia, apre Internet, si mette a cercare i siti dell’opposizione e si sofferma su quello della Politkovskaja. Con un gesto secco Putin spegne il computer, scrive due righe su un pezzo di carta, chiama un collaboratore e gli consegna una busta con il nome del destinatario. L’impianto narrativo, che ricalca in pieno il clima della guerra fredda, è pronto: c’è il mandante-assassino Putin, lo combatte un detective, una specie di 007, autore di imprese alla James Bond."