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 2008  maggio 23 Venerdì calendario

Putingrad. Proprietà di Novo-Ogarevo. La residenza moscovita presidenziale confina con la Rublëvka, soprannome del ghetto per ricchi affacciato sulla Moscova, dove abita quasi tutta l’élite del regime (pg

Putingrad. Proprietà di Novo-Ogarevo. La residenza moscovita presidenziale confina con la Rublëvka, soprannome del ghetto per ricchi affacciato sulla Moscova, dove abita quasi tutta l’élite del regime (pg. 60). Di solito, al mattino, prima di arrivare al Cremlino, Putin sfrutta i minuti in automobile per sfogliare la rassegna stampa che gli hanno inviato per e-mail. E’ un uomo meticoloso, il presidente. Detesta sciupare il tempo (pg. 61). Putin, con il suo tono di voce mai troppo alto o troppo basso. La bocca resta a labbra serrate e il volto impassibile: ha un autocontrollo perfetto. Non tradisce quasi mai le emozioni. Lo ha imparato praticando judo: è cintura nera. Nono dan. Negli ambienti informali, cerca di nascondere ogni minima reazione fisica. Preferisce ficcare le mani in tasca: secondo gli psicologi, qui interviene il subconscio. Putin terrebbe nascoste le mani per celare i veri sentimenti che i loro movimenti potrebbero tradire. Ma non sempre gli riesce (pg. 62). La sua domanda preferita, dopo le discussioni coi più fedeli consiglieri, è sempre la stessa: "Ma questo è legittimo?". Molti anni prima, era incappato in un incidente di percorso. Era stato richiamato in Russia dal Kgb, all’inizio del 1990. Aveva smesso di essere il compagno Platov, il nome della sua copertura a Dresda. Il generale Matvej Platov era stato il grande eroe della guerra contro Napoleone Bonaparte, nel 1812. Aveva fama di audacissimo ufficiale. [...] Fu lui a entrare a Parigi coi suoi uomini, dopo un inseguimento durato oltre un anno, per sancire la sconfitta definitiva di Napoleone: sfilò trionfante da Place de la Bastille al Louvre. L’impresa lasciò traccia eterna nella lingua francese. Si dice infatti che la parola bistrot derivi dal termine bystro, che vuol dire "veloce" (pg. 63). Ogni incidente di percorso deve essere previsto. Di qui l’ansia di Putin, quel voler sapere a ogni costo se tutto quello che il governo e la presidenza decidono rientra nell’ordine della legalità. Secondo una fonte dei servizi Fsb, l’ordine di rientro dalla Germania per Putin era stato motivato da un comportamento ritenuto scorretto: "Aveva avuto alcuni contatti non autorizzati con i Servizi segreti tedesco-occidentali". Non venne punito, ma "accantonato". La sua carriera si bloccò. Putin, invece di essere promosso nell’apparato centrale del Kgb, finì nella Riserva operativa, dove si concentravano gli agenti "bruciati" e quelli che desideravano smetterla. [...] I servizi gli rimediarono una modesta carica di assistente del prorettore, presso l’Università di San Pietroburgo (dove nel 1975 si era laureato in legge), in qualità di responsabile per le relazioni internazionali. L’attività durò un anno. Grazie agli sforzi del rettore Stanislav Merkurev, Putin riprese i contatti con Anatolij Sobčak, l’illustre giurista divenuto sindaco nel maggio del 1990 e stella emergente del firmamento politico postsovietico: l’uomo di Boris Eltsin a Pietroburgo. Ma c’è anche un’altra versione. Il kgb voleva mettere un agente fidato alle costole di Sobčak, considerato il nemico numero uno del moribondo Pcus. Quindi ritornava utile la spia Putin-Platov (pg. 64).