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 2008  maggio 23 Venerdì calendario

Petrolio a 135 dollari, Ford taglia le auto. la Stampa, venerdì 23 maggio La Ford taglia la produzione di due milioni di veicoli, il Pentagono prova il carburante sintetico sui superbombardieri, l’American Airlines tassa la spedizione dei bagagli a mano e nei sobborghi di Indianapolis c’è chi decide di scavarsi un pozzo di petrolio nel giardino per tenere in piedi il bilancio famigliare

Petrolio a 135 dollari, Ford taglia le auto. la Stampa, venerdì 23 maggio La Ford taglia la produzione di due milioni di veicoli, il Pentagono prova il carburante sintetico sui superbombardieri, l’American Airlines tassa la spedizione dei bagagli a mano e nei sobborghi di Indianapolis c’è chi decide di scavarsi un pozzo di petrolio nel giardino per tenere in piedi il bilancio famigliare. Sono quotidiane, e a pioggia, le conseguenze che l’America subisce a causa dell’impennata del greggio, che ha toccato un picco di 135 dollari al barile ed accompagnerà i villeggianti nel weekend del Memorial Day con un costo di 3,83 dollari a gallone (4 litri). Il prezzo del carburante è aumentato del 2,4 per cento nella notte fra mercoledì e giovedì in coincidenza con l’annuncio di Ford di ridurre da 17 a 15,1 milioni la produzione di veicoli nel corso del 2008. «Dobbiamo fare i conti con la realtà» ha detto il presidente Alan Mulally spiegando che recessione e rincari energetici allontanano i clienti dalle auto che consumano di più. Da qui la scelta di bloccare la produzione di Suv (fuoristrada) e pick-up lasciando invece invariata quella delle auto di piccola cilindrata. E’ stato un passo doloroso perché gli Suv costituiscono circa il 70 per cento delle vendite di Ford e sospenderne la fabbricazione obbliga a rivedere al ribasso le entrate del 2009, prevedendo nel migliore dei casi il pareggio. Immediate le conseguenze sull’occupazione: se 2400 dipendenti hanno già accettato gli incentivi e lasciato l’azienda, Ford punta ad allontanarne in tempi brevi almeno altrettanti. Se Ford si ridimensiona, il Pentagono risponde al caro-greggio sperimentando voli che sfiorano la fantascienza. Dalla base aerea di Dyess, in Texas, è decollato per la prima volta un super-bombardiere B1 con carburante sintetico. Il test è riuscito e il maggiore Don Rhymer, dell’Ufficio carburanti alternativi, assicura che «entro il 2011 ogni nostro aereo userà miscele sintetiche e speriamo che dal 2016 saremo in grado di produrne il 50 per cento da soli, senza importare nulla». Dietro il volo del B1 ci sono le esigenze del bilancio federale: al Pentagono va l’1,5 per cento del fabbisogno nazionale di greggio ed ogni volta che il costo del barile si alza di 10 dollari il costo annuale per l’erario aumenta di 600 milioni di dollari. Le miscele sintetiche, disponibli per 30-50 dollari al barile in meno della benzina, offrono un’attraente alternativa sulla quale al Pentagono si lavora sodo, senza escludere che più avanti negli anni possa avere usi civili come già avvenuto per Internet e il gps. Prezzo del carburante a parte, l’altra brutta notizia per i vacanzieri del Memorial Day arriva dagli aeroporti perché la compagnia American Airlines ha deciso di far pagare 15 dollari la spedizione del primo bagaglio sui voli di linea. Finora una tassa di 25 dollari era applicata solo sul secondo bagaglio spedito al check-in mentre ora i passeggeri si troveranno obbligati a versare comunque del denaro all’imbarco, a meno che non viaggino col solo bagaglio a mano. Le associazioni dei consumatori temono il peggio: United Airlines, Delta, Continental, Us Airways e Northwest sarebbero in procinto di seguire American Airlines al fine di scaricare in parte sul bagaglio viaggiante i costi del carburante, in ascesa da mesi. Aggrediti su più fronti, gli americani tentano di rimediare ai rincari come possono: c’è chi diminuisce i viaggi aerei, chi accorcia i percorsi in auto per portare i figli a scuola, chi fa economia sulla luce ed anche chi decide di investire i propri risparmi per scavare un pozzo di petrolio nel giardino. Così ha fatto Greg Losh, che vive a Selma, poco lontano da Indianapolis, in una casa costruita sul vecchio campo petrolifero di Trenton che un secolo fa sostenne la crescita economica dell’Indiana centro-orientale. Assieme ad alcuni amici Greg Losh ha investito 100 mila dollari per acquistare e attivare un pozzo di ultima generazione, riuscendo ad estrarre non solo gas naturale a sufficienza per alimentare il riscaldamento nelle case dove abitano ma anche tre barili di greggio ogni 24 ore che, ai prezzi attuali, implicano entrate per circa 400 dollari. Al momento il petroliere fai-da-te non vende però l’oro nero sul mercato: preferice accumularlo in magazzino nella convinzione che i prezzi cresceranno ancora. Maurizio Molinari