Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 23 Venerdì calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

WASHINGTON – Il futuro della dinastia sembra assicurato. Ci sarà ancora un Clinton nel destino dell’America. Ma a meno di clamorose sorprese dell’ultima ora, non si chiamerà Hillary. Se un giorno alla Casa Bianca dovesse sedere una Madame President Clinton, questa non potrebbe essere altri che Chelsea. Fantapolitica? No, almeno stando a Bill Clinton. Intervistato da People, l’ex presidente ha definito l’emergere di sua figlia come formidabile arma elettorale «la seconda miglior cosa della campagna», dopo naturalmente «la capacità di Hillary di superare tutte le avversità e i colpi che le sono stati gettati addosso».
 stata la sconfitta del 3 gennaio in Iowa, ha rivelato Clinton, a «far scattare qualcosa» in Chelsea: «Ha capito che Hillary aveva perso lo Stato a causa dei giovani elettori. Era triste, delusa, urlava. E’ andata dai capi dell’azienda dove lavora e ha detto: mi metto in congedo a tempo illimitato, non lascerò che mia madre cada in questo modo». «Ma Chelsea si candiderà mai a qualcosa?», ha chiesto l’intervistatore. «Se me lo avesse domandato prima dell’Iowa – è stata la risposta ”, avrei detto di no, è troppo allergica a tutto quello che facciamo. Ora invece dico che lo farebbe benissimo».
Nei mesi incandescenti e durissimi delle primarie democratiche, Chelsea, che ha 27 anni e fa l’analista in un Hedge Fund, ha cancellato l’immagine timida, discreta e un po’ scostante che l’accompagnava da anni. Ancora in gennaio, a una delle prime apparizioni al seguito della madre, si era rifiutata di rispondere alla domanda di un bambino, reporter in erba del giornale di classe: «Di regola non parlo con i media, mi dispiace ma questo vale anche per te», gli aveva detto. Da allora, è diventata un pilastro della campagna clintoniana, dialogando disinvoltamente col pubblico in decine di manifestazioni soprattutto nei campus universitari e seguita da un portavoce personale, Philippe Reines, che normalmente lavora con Hillary al Senato.
Ma prima ancora di Bill Clinton, il nome dell’ex «first daughter » come possibile futura candidata alla Casa Bianca, lo ha fatto addirittura il New York Times,
sia pur in margine a una lunga lista, in un articolo dedicato alle conseguenze della candidatura di Hillary, probabilmente destinata all’insuccesso, sulle fortune politiche delle donne americane. «Alcuni democratici sognano Chelsea Clinton, che ha rivelato di possedere la disinvoltura del padre e la disciplina della madre», ha scritto Kate Zernike.
La tesi del quotidiano è che se Hillary dovrà arrendersi al fenomeno Obama, ma anche a un certo riflesso misogino emerso nel corso della lunga stagione elettorale, prima o poi un’altra donna ne raccoglierà il testimone. Lo ha riconosciuto lo stesso Barack Obama, martedì in Iowa: «Dobbiamo essere grati a Hillary Clinton, che ha sfatato miti e ha infranto barriere, cambiando l’America dove i nostri figli diventeranno grandi».
«E’ più facile definire il concetto, che fare i nomi», ha spiegato Susan Carrol, docente alla Rutgers University. Eppure, la storica stagione che volge al termine, è sicuramente servita anche a mettere a fuoco una serie di potenziali candidate, in ambedue le famiglie politiche. Detto di Chelsea, fra i democratici ricorrono spesso i nomi di Janet Napolitano e Kathleeen Sibelius, rispettivamente governatori dell’Arizona e del Kansas, tutt’e due schierate con Barack. O quelli di Lisa Madigan, combattiva procuratore generale dell’Illinois e di Stephanie Herseth, rappresentante del South Dakota, famosa per uno stile oratorio che ricorda molto Obama. Nel campo repubblicano, guidano l’elenco Sarah Palin, governatore dell’Alaska; la senatrice del Minnesota, Amy Klobuchar e quella del Texas, Kay Balley-Hutchison. Nella lista conservatrice, anche due intriganti alternative esterne alla politica: l’ex amministratore delegato di eBay, Meg Whitman e l’ex capo di HewlettPackard, Carly Fiorina, attualmente impegnate entrambi nella campagna di John McCain.
Paolo Valentino Erede Chelsea Clinton, 28 anni, figlia unica della coppia Bill-Hillary