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 2008  maggio 23 Venerdì calendario

ROMA – «Evvai!». Dopo aver fatto assolvere Andreotti e patrocinato il figlio di Moggi e Michelle Hunziker, Pacini Battaglia e Piero Angela, Clementina Forleo e Fini nella delicata separazione dalla signora Daniela, da ieri Giulia Bongiorno – numero uno tra i giovani avvocati italiani per prestigio ed emolumenti: un milione e 618 mila euro nel 2006, «segno che pago le tasse» – è presidente della commissione Giustizia della Camera

ROMA – «Evvai!». Dopo aver fatto assolvere Andreotti e patrocinato il figlio di Moggi e Michelle Hunziker, Pacini Battaglia e Piero Angela, Clementina Forleo e Fini nella delicata separazione dalla signora Daniela, da ieri Giulia Bongiorno – numero uno tra i giovani avvocati italiani per prestigio ed emolumenti: un milione e 618 mila euro nel 2006, «segno che pago le tasse» – è presidente della commissione Giustizia della Camera. Cortese, asciutta, maniacale sul lavoro; esigentissima con i collaboratori, scelti in base al curriculum ma anche alla carta zodiacale; formatasi nei tribunali palermitani, deputata di An dal 2006 ma amica di Enrico Letta, della giustizia italiana la Bongiorno non ha una grande opinione. Anzi, sostiene che andrebbe riformata da cima a fondo. «L’unica pena che scontano i miei clienti è la custodia cautelare. E la sentono come un’ingiustizia, anche se sono colpevoli; un aspetto su cui non sono informata, perché solo nei film il cliente confida all’avvocato di essere colpevole o innocente. Io sono garantista; non perdonista. L’idea di abolire un grado di giustizia è una sciocchezza; molti innocenti sono stati condannati e poi assolti; quando Andreotti prese 24 anni per l’omicidio Pecorelli mi crollò il mondo addosso, ma poi la verità fu ristabilita. La carcerazione preventiva va limitata. Però, quando la sentenza è definitiva, in carcere bisogna andarci davvero, e restarci. Per questo sono stata contro l’indulto, e oggi appoggio il decreto sicurezza ». E il reato di immigrazione clandestina? «Formulato in modo generico, non mi convince. Si dovrebbe introdurre il reato di "immigrazione clandestina pericolosa": stabilire che è reato non la mera clandestinità dello straniero, ma una clandestinità colorata da elementi oggettivi – che devono essere accertati dal giudice ”, da cui risulti una pericolosità sociale. Gli indicatori possono essere i più diversi. Ma non la sola povertà». La prima cosa da fare, dice la Bongiorno, e spendere di più per la giustizia, e lavorare di più. «Tutti quanti: avvocati, magistrati, impiegati ». E pure il Guardasigilli. «Mastella è stato attendista e ha fatto una pessima controriforma. Ma neppure Castelli ha affrontato il nodo prioritario: l’efficienza». Per cui? «Per cui in aula d’un tratto scompare il cancelliere. L’ufficiale giudiziario va via alle 3. Non ci sono soldi per il personale. La storia della polizia giudiziaria senza benzina non è una barzelletta: sei mesi fa mi è capitato di fornire io alla procura la carta per le fotocopie. Non c’è un processo che inizi alla prima udienza: c’è sempre una notifica non ancora arrivata. I testimoni non si presentano». Per molti avvocati, questa è una manna. «Io invece penso che dilazionare e puntare alla prescrizione sia il modo per rovinare la vita all’imputato. Una condanna anticipata. Il risultato è che la maggior parte delle persone ormai non crede nella giustizia. Chi può permetterselo, la privatizza. Chi ha in animo di delinquere, si sente libero di farlo. Invece deve avere paura. Da culla del diritto, l’Italia è oggi culla del reato. Il paradiso dei criminali». Da qui la necessità di una grande riforma, dice la Bongiorno. «Norma per norma, si può fare». Cominciando dall’inizio. «Le indagini preliminari non hanno durata: è possibile indagare chiunque per chissà quanto tempo, e nessuno sa nulla. Non va bene, occorre fissare un limite. La macchina della giustizia è arcaica, va digitalizzata. Serve una grossa depenalizzazione dei reati bagatellari: oggi si fa un processo per una contravvenzione, come se fosse una bancarotta fraudolenta». E i magistrati? «Sono per il dialogo, ma anche per una netta separazione delle carriere. Non accetto la logica per cui voler separare la carriera dell’inquirente da quella del giudicante significa essere nemici dei magistrati. Ogni norma, anche la più chiara, ha una zona di penombra, e può essere interpretata in modi diversi. Quando si decide il destino di un uomo, la valutazione di quella zona di discrezionalità deve avvenire con la massima indipendenza e imparzialità. Non sono mai stata tra coloro che nel centrodestra gettavano ogni responsabilità sui magistrati. La gran parte fa bene il suo lavoro, anche se c’è un forte dislivello tra chi produce e chi no. Bisogna introdurre forme di controllo. Un indice di produttività di natura ponderale». Cioè? «Non tanto il numero dei processi, quanto la consistenza giuridica delle indagini e delle sentenze». Le nuove regole, dice la Bongiorno, devono riguardare anche le intercettazioni: «Se n’è fatto un abuso». E il Csm. «Là occorre una megariforma. Sono da ripensare sia la formazione del magistrato, sia il meccanismo delle promozioni, sia le sanzioni disciplinari. Il giudice è una figura quasi sacra, sacerdotale, per il potere che ha. interesse degli stessi giudici che le mele marce siano eliminate». Nel ’68, la neopresidente della commissione Giustizia aveva due anni. Non ha mai fatto politica. Fino al 2006 non aveva mai votato. «Non per disinteresse, ma per l’importanza forse eccessiva che attribuisco a tutto quanto faccio. Non volevo commettere errori: andavo al seggio e votavo scheda bianca». Per lo stesso motivo spiega di non volersi pronunciare sui casi giudiziari che non ha seguito di persona, né sui processi a Berlusconi né su quelli a Sofri. Sulle questioni bioetiche è in contatto con la Bonino e la Prestigiacomo, e la legge 40 sulla fecondazione assistita non le piace: « una legge contro la vita. Piena di contraddizioni. Chi può va in Spagna, le altre si sottopongono a trattamenti estenuanti. Anche dopo le nuove linee guida introdotte dalla Turco, la legge resta troppo limitativa per le donne e al contempo non offre garanzie agli embrioni. Insomma è una legge inadeguata. Reintrodurre il divieto della diagnosi preimpianto sarebbe un grave errore. Ho passato un pomeriggio intero a parlarne con Andreotti. Mi pareva di averlo convinto; poi, tra me e Ruini, ha scelto Ruini. Ma gli vorrò bene per sempre: ha affidato la sua sorte a una ragazza di 28 anni». Vuol bene anche a Scarpinato, l’accusatore? «Eravamo diventati come compagni di scuola. Me lo sognavo di notte». E la Hunziker? «Venne da me per difendersi dagli stalker, i persecutori. Ne ho qualcuno pure io, figurarsi lei. Telefonate notturne. Lettere minatorie. Insieme abbiamo creato una fondazione contro la violenza sulle donne. Corsi di autodifesa. Sostegno psicologico. La vittima tende a negare a se stessa quanto accaduto, o ad attribuirsene la colpa, soprattutto quando il violento è il marito. Noi lavoriamo per indurla a parlare. E a denunciare». Aldo Cazzullo