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 2008  maggio 22 Giovedì calendario

L’ambientalista scettico Capitolo XX: Niente più spazio per i rifiuti? L’accumularsi di rifiuti suscita una diffusa preoccupazione e il dubbio se sia possibile smaltirli tutti

L’ambientalista scettico Capitolo XX: Niente più spazio per i rifiuti? L’accumularsi di rifiuti suscita una diffusa preoccupazione e il dubbio se sia possibile smaltirli tutti. Per esempio Al Gore si dichiara inquieto per via della «marea crescente di rifiuti scaricati dalle città e dalle fabbriche». Ora che «le discariche straripano, gli inceneritori contaminano l’aria e gli stati vicini tentano di scaricare su di noi i loro problemi di rifiuti in eccesso, non sappiamo più dove sistemare i nostri rifiuti in modo da tenerli lontani sia dagli occhi sia dal cuore». Il fatto è, continua Al Gore, che abbiamo creduto che «ci sarebbe stata sempre una buca abbastanza larga e profonda da contenere tutti i nostri scarti. Ma, come molto altre convinzioni relative alla capacità illimitata della Terra di assorbire l’impatto della civiltà umana, anche questa si è rivelata sbagliata». Anche Isaac Asimov avverte che «quasi tutte le discariche esistenti stanno raggiungendo la capacità massima e stiamo esaurendo lo spazio a disposizione per crearne di nuove». La produzione di spazzatura cresce di pari passo con l’aumento del Pil: più si diventa ricchi, più immondizia si produce. Chertow, esperto in gestione dei rifiuti, afferma che le paure degli anni Novanta relative alla futura impossibilità di smaltire rifiuti negli Stati Uniti sono infondate: «Le immagini trasmesse nei telegiornali della sera, che mostravano cumuli di rifiuti sempre più alti e nessuno spazio a disposizione per smaltirli, hanno gettato nel terrore sindaci e direttori di enti pubblici. Ai bambini veniva insegnato che il modo migliore per respingere l’invasione di gabbiani che calavano ogni giorno sulle discariche era lavare con cura le bottiglie e ammucchiare i giornali vecchi. Tuttavia la crisi prevista non si è verificata». Secondo i dati Epa del 2000, ogni cittadino americano produce circa 4,5 libbre, cioè quasi due chilogrammi, di rifiuti al giorno, il che equivale a circa 200 milioni di tonnellate all’anno. Però la quantità di quelli che vengono gettati nelle discariche ha smesso di crescere a partire dagli anni Ottanta e al giorno d’oggi gli americani ne mandano al macero meno di quanto facevano nel 1979. La ragione principale è nel fatto che sempre più rifiuti vengono inceneriti, riciclati o trasformati in compost.  probabile che gli americani continueranno a produrre ogni anno almeno 110 milioni di tonnellate di rifiuti destinati alle discariche. Si immagini che ciò accada fino al 2100: quanto spazio sarebbe necessario per contenere tutti questi rifiuti? Si supponga di rovesciarli tutti in un’unica discarica, fino all’altezza massima di 30 metri. Nel 2100 la quantità totale di immondizia destinata alle discariche degli Stati Uniti occuperebbe un quadrato di circa 23 chilometri di lato. Ma attendersi una produzione stabile di rifiuti è errato: la crescita economica farà aumentare tale quantità e aumenterà anche la popolazione (secondo il Census Bureau raddoppierà entro il 2100). Calcolando dunque l’aumento della popolazione americana e la crescita della produzione pro capite di rifiuti la grande discarica sarà un quadrato di 29 chilometri di lato. Tutti i rifiuti americani del XXI secolo potrebbero essere smaltiti in un’unica discarica di circa 840 chilometri quadrati: un undicimillesimo dell’intera superficie continentale degli Stati Uniti. Tuttavia, lo scenario basato sull’ipotesi di un aumento continuo della produzione di rifiuti è probabilmente esagerato, dato che la crescita economica riguarderà in particolare il settore dei servizi e dell’informatica. E persino nell’industria manifatturiera prevarrà la tendenza a usare sempre meno materiali. La localizzazione delle discariche è sicuramente un problema, perché nessuno vuole vivere vicino a un simile luogo. I rifiuti rappresentano dunque un problema politico, ma non di mancanza di spazio. Però si deve tener presente che oggi le discariche sono piuttosto sicure per la salute. Secondo le stime dell’Epa le attuali norme ambientali che regolano le 6000 discariche degli Stati Uniti garantiscono che nell’arco dei prossimi 300 anni causeranno non più di 5,7 casi di morte per cancro, cioè una ogni cinquant’anni. Il dato va compreso nella prospettiva dei 563 mila decessi annui per cancro negli Stati Uniti. Per quanto riguarda gli altri paesi, viene prodotta molta meno immondizia rispetto agli Stati Uniti. Per esempio Giappone e Francia si fermano rispettivamente a 1,1 e 1,3 chili al giorno pro capite. In Germania, grazie a norme severe, la produzione di rifiuti era di 1,2 chilogrammi ma è calata del 29% dal 1980. Se la produzione di immondizia del Regno Unito dovesse aumentare agli stessi ritmi di quella americana (e così non è, perché la crescita demografica è molto più lenta) per lo smaltimento dell’intera produzione del XXI secolo sarebbe sufficiente una discarica quadrata con un lato di 13 chilometri. Negli Stai Uniti vengono recuperati con il riciclaggio la carta, il vetro, la plastica e i metalli. necessario tuttavia chiedersi se il riciclaggio rappresenti un buon investimento delle risorse economiche. Forse si risparmierebbe di più bruciando negli inceneritori la carta usata, sfruttando l’energia termica così prodotta. Certo, si dovrebbero tagliare più alberi, ma in tal modo si eviterebbe di impiegare energia per raccogliere, separare, preparare e filtrare la carta da recuperare.