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 2008  maggio 22 Giovedì calendario

Ritratto al vetriolo di Fabio Fazio.Panorama, 22 maggioCome nei copioni di Stanlio e Ollio, mentre Marco Travaglio dice soavemente la panzana, Fabio Fazio si finge scandalizzato per ciò che è costretto a sentire

Ritratto al vetriolo di Fabio Fazio.Panorama, 22 maggioCome nei copioni di Stanlio e Ollio, mentre Marco Travaglio dice soavemente la panzana, Fabio Fazio si finge scandalizzato per ciò che è costretto a sentire.«Ouu» fa Travaglio fissando il cielo «se Schifani, che ha passate amicizie con mafiosi, è la seconda carica dello Stato, mi domando chi sarà quello dopo. Dopo c’è solo la muffa, il lombrico».«Ueii» sospira Fazio, ciondolando la testa desolato, «è orribile quel che dici. Mi dissocio». E ha il tono vezzoso di quando urletta «Lucianaaa», appena Littizzetto gli mette i piedi sulla pancia e gli attorciglia con l’alluce la cravatta.Così, il 10 maggio 2008, l’Anguilla di Celle Ligure e Faccia d’Angelo hanno fatto il bis di Michele Santoro e Leoluca Orlando il 25 febbraio 1995. Stessa operazione, incentrata su un’accusa in assenza dell’interessato, in due trasmissioni tv dai nomi assonanti, Che tempo che fa quella di Fazio, Tempo reale quella di Santoro.Nel celebre precedente, l’anchorman campano diede il microfono a Orlando, il quale accusò di mafiosità il maresciallo dei carabinieri di Terrasini, Antonino Lombardo, che poi si uccise. Sabato scorso, non fermando il compare, lo showman ligure ha aiutato Travaglio a infilare la coppola sulla pelata del neopresidente del Senato.Assodato che nelle trasmissioni Rai è lecito tirare il sasso e nascondere la mano, vediamo se Anguilla e Faccia d’Angelo hanno detto o no la verità. Travaglio era da Fazio per presentare l’ennesimo libro. Per una volta il cenno su Schifani, contenuto nel volume e rilanciato in tv dalla viva voce dall’autore, non è farina dei pm di cui Travaglio è il massimo amanuense. Schifani infatti non è mai entrato in procura, né sono stati mai aperti incartamenti contro di lui. L’operazione è tutta giornalistica e Faccia d’Angelo ha dovuto stavolta accontentarsi di copiare giornali. In particolare L’Espresso, che nel 2002 pubblicò un dossier dall’elegante titolo «Una vita da Schifani» in cui affastellava mafiosi veri e presunti connettendoli all’allora presidente dei senatori di Fi.La storia è questa. Nel 1979 Schifani, giovane procuratore legale, fu invitato dal suo datore di lavoro, l’avvocato dc Giuseppe La Loggia (presidente della Regione Siciliana e plurideputato nazionale), a diventare socio di un’assicurazione, la Sicula brokers. Tra i fondatori, oltre a La Loggia e a un gruppo genovese, Nino Mandalà e Benny D’Agostino. Un anno e mezzo dopo Schifani vendette la propria quota. Vent’anni dopo Mandalà e D’Agostino incapparono in accuse di mafiosità. Sulla base di questo articolo, che le procure hanno gettato nel cestino, Fabio e Marco hanno imbastito la trasmissione.Dunque «le passate amicizie mafiose» di Schifani sarebbero i due tipi diventati mafiosi venti anni dopo che li aveva persi di vista. Se tanto mi dà tanto, poiché tutti alla fine moriremo, se io dessi oggi una sberla a un tizio, alla morte di costui tra vent’anni potrei essere accusato di vilipendio di cadavere. Dubito che la coppia Fazio-Travaglio capisca, ma la situazione è identica.Dopo che il malcapitato Schifani è stato difeso da destra e sinistra, Fazio ha dovuto scusarsi. Qualsiasi giornalista preso in castagna come lui lo avrebbe fatto di cuore. Fabio ha scelto lo stile malandrino. Si è infatti scusato «per il rispetto che è dovuto alla istituzione che Schifani rappresenta» e non per rispetto al calunniato in carne e ossa. Furbizie. Tanto più colpevoli visto che, dopo la trasmissione, sulla internettiana Wikipedia si parla già di «passati legami con la mafia» di Schifani.Da vent’anni il quarantatreenne di Celle Ligure è un presentatore tv di successo. considerato tipico rappresentante del buonismo veltroniano. Di Walter è amico e nei momenti clou delle campagne elettorali si mostra a braccetto con lui.Altro sodale è Luigi Manconi, ex del servizio d’ordine di Lotta continua, che gli ha trasmesso l’amore per Adriano Sofri, ospitato nel gennaio di quest’anno a Che tempo che fa. Suoi sponsor televisivi sono stati invece Enzo Biagi, Carlo Freccero e Maurizio Costanzo.Come si conviene a persone del suo stampo, Fabio detesta Silvio Berlusconi, pur essendone alla lontana un dipendente. Infatti l’Endemol, che produce Che tempo che fa, è di proprietà della Mediaset. Ha espresso la sua antipatia per il Cav già ai tempi di Cuore, inserto satirico dell’Unità, con corsivi ironici. Ma la sua grande ambizione è diventare una vittima del Mostro di Arcore.Rimasto malissimo per non essere stato incluso, con Santoro, Biagi e Luttazzi, nella lista nera del cosiddetto editto bulgaro del 18 aprile 2002, Fazio ci si intrufolò a forza. Il giorno dopo l’editto, infatti, denunciò che era stata annullata la sua presenza a uno show di Fiorello. «Ero stato invitato ieri e oggi mi hanno comunicato che non se ne fa niente. Se fossi andato» disse «avrei espresso la mia solidarietà» ai tre. E aggiunse: «Il clima di questi giorni è disgustoso, c’è un imbarbarimento inaccettabile...». Così, anche lui che non c’entrava nulla, si prese la sua parte di solidarietà.All’epoca Fazio si stava godendo un meritato riposo. Aveva appena fatto il colpo della vita. Assunto nell’aprile 2001 dalla 7, la tv della Telecom allora in mano al dalemiano Roberto Colaninno, il contratto era stato risolto in settembre quando la società telefonica passò a Marco Tronchetti Provera. Per quattro mesi di lavoro, tra liquidazione e penali, Fazio incassò 28 miliardi di lire. A chi si stupiva disse: «Una cifra all’altezza della violenza che ho subito». E quando Simona Ventura in diretta tv commentò: «Vorrei essere io al posto suo», si sentì diffamato e minacciò querela. Paladino della libertà di stampa, il nostro è intollerante se la libertà è esercitata su di lui. Quando Luttazzi rivelò che Fabio aveva evitato il servizio militare grazie a Bettino Craxi, e Striscia la notizia gli aveva mandato il tapiro, a Valerio Staffelli che glielo porgeva sibilò: «Vi diffido dal mandarmi in onda». E, incontrando Luttazzi, aggiunse: «Che c..zo vai dicendo?».Pur sapendo badare ai fatti suoi, Fazio è al dunque il bonaccione che vediamo nelle sue mielose trasmissioni. sposato con Gioia, che conosce da sempre, ha un bimbo adottivo di origini ucraine e vive a Celle dov’è nato. Da studente, modello, era rappresentante di una lista di destra moderata che si contrapponeva alla Fgci dei giovani comunisti. Ha una casa in collina. I suoi concittadini lo adorano. Potrà utilizzare questi attestati in tribunale dopo la querela che Schifani ha presentato contro di lui.Giancarlo Perna