Marco Vinelli Svolta , corriere della sera 22/5/2008, pagina 48, 22 maggio 2008
Esistenza minima? Trenta metri quadri Corriere della Sera, giovedì 22 maggio 2008 La misura ottimale di un vano cottura? 180 centimetri, 60 per i mobiletti su ciascuno dei due lati del locale, altri 60 per il passaggio della massaia, e poi tutta una serie di indicazioni e soluzioni per risparmiare preziosi decimetri (secondo lo schema della «cucina di Francoforte» progettata nel ’26 da Grete Schütte-Lihotzsky), validi anche per gli altri ambienti della casa, dal bagno al soggiorno
Esistenza minima? Trenta metri quadri Corriere della Sera, giovedì 22 maggio 2008 La misura ottimale di un vano cottura? 180 centimetri, 60 per i mobiletti su ciascuno dei due lati del locale, altri 60 per il passaggio della massaia, e poi tutta una serie di indicazioni e soluzioni per risparmiare preziosi decimetri (secondo lo schema della «cucina di Francoforte» progettata nel ’26 da Grete Schütte-Lihotzsky), validi anche per gli altri ambienti della casa, dal bagno al soggiorno. Si tratta dell’«existenzminimum » cioè il minimo spazio indispensabile per vivere in modo sano, confortevole, senza sprechi e senza fronzoli. Una teoria nata in Germania nel periodo tra le due guerre, anche sulla base del saggio dell’architetto Alexander Klein, «Elaborazione delle piante e progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Nuovi metodi di indagine » in cui si esemplificano tipologie edilizie adeguate alla realtà socio-economica dell’epoca. Ma quello di Klein non era l’unico testo di riferimento. Gli architetti razionalisti avevano le idee chiare al riguardo: in fondo, non era stato Le Corbusier a indicare la casa come «una macchina per abitare»? E Bruno Taut, nel suo libro del 1929, aveva scritto che «la prima esigenza di ogni edificio è il raggiungimento della migliore utilità possibile». Così è stato tutto un fiorire di proposte «razionali» e funzionali, dal quartiere Kiefhoek di Rotterdam, progettato da J.J. Oud nel 1925 (che viene portato come esempio al II congresso dei Ciam, nel 1929), al Weissenhof di Stoccarda del 1927 e, via via, con altri numerosi esempi. Edifici squadrati, lineari, funzionali, in cui neanche un centimetro quadrato di spazio viene sprecato. Bando alle frivolezze, quindi. Nel dopoguerra la teoria dell’Existenzminimum è stata ampiamente rivista (e criticata) e oggi gli architetti, per la progettazione, usano parametri meno draconiani. stato dimostrato che la mancanza di spazio provoca aggressività e disagio sociale per cui, se nelle case moderne viene «sprecato» qualche metro quadrato, non è un peccato così grave come all’epoca dei razionalisti. E tanto per andare sul sicuro, evitando di farsi prendere la mano da qualche furbo palazzinaro, ancora oggi, l’art. 35 del Regolamento edilizio milanese recita: «L’alloggio non può avere una superficie utile inferiore a 30 mq». Marco Vinelli Svolta