Marco Galluzzo, corriere della sera 22/5/2008, pagina 1, 22 maggio 2008
Corriere della Sera, giovedì 22 maggio 2008 «Abbiamo scardinato un modo di pensare. Nei nostri confronti in Europa, senza alcun titolo, c’è solo prevenzione ideologica, una critica miope diretta non contro le misure che abbiamo approvato ma contro il governo», dice Roberto Maroni
Corriere della Sera, giovedì 22 maggio 2008 «Abbiamo scardinato un modo di pensare. Nei nostri confronti in Europa, senza alcun titolo, c’è solo prevenzione ideologica, una critica miope diretta non contro le misure che abbiamo approvato ma contro il governo», dice Roberto Maroni. «Basti pensare – continua il ministro dell’Interno – che il 50% dei provvedimenti sulla sicurezza li abbiamo ripescati dai cassetti del centrosinistra, erano stati elaborati dal ministro Giuliano Amato. Tutti arenati. Noi li abbiamo solo tradotti finalmente in legge, dopo averli ritenuti condivisibili». Alle 10 del mattino Roberto Maroni esce dall’ascensore dell’hotel Vesuvio visibilmente felice. Sottobraccio ha le cartelle e i documenti che sta per portare in Consiglio dei ministri. orgoglioso del lavoro che ha fatto: lui, la Lega e l’intero governo. E i risultati «saranno sotto gli occhi di tutti, perché cambia radicalmente il modo di interpretare la sicurezza ». Può sembrare un’esagerazione ma «è solo un dettaglio l’introduzione del reato di immigrazione clandestina. Io lo volevo nel decreto legge, non lo nascondo, ma c’erano dei problemi legati ai tempi di entrata in vigore, in relazione al lavoro della magistratura. In ogni caso è solo uno dei tantissimi punti di un ventaglio di misure di cui l’informazione sino ad oggi non si è occupata: basti pensare che ad un extracomunitario, per chiedere e ottenere la residenza nel nostro Paese, bastava entrarvi in modo clandestino e stabilirsi a dormire in una grotta. Ho detto grotta, proprio così: una grotta come residenza e il Comune era comunque obbligato a rilasciare l’autorizzazione. Uno dei tanti paradossi di una legislazione piena di buchi. I campi rom in Italia si sono formati in questo modo. Ora diamo ai sindaci, solo per fare un esempio, il potere di valutare in modo discrezionale, in base a un principio di buon senso, anche le condizioni reali dell’alloggio». Maroni ribadisce che nei prossimi giorni lavorerà a stretto contatto con i commissari di Roma e Milano per sgomberare «completamente» le città dai campi rom. Ritorna sulle critiche che in questi giorni sono arrivate dal Parlamento europeo, da Madrid, da alcune organizzazioni non governative, nei confronti del-l’Italia: «Noi non abbiamo alcuna responsabilità sullo stato in cui versano i campi rom nelle nostre città. Alcuni parlamentari europei ci hanno messo 4 anni per rendersi conto del problema, peccato che abbiano deciso di esprimere per la prima volta un giudizio, o di venire a fare dei sopralluoghi, proprio subito dopo l’insediamento del nuovo governo. Mi sembrano tutte critiche a orologeria ». Una parte delle misure sulla sicurezza ha forma di disegno di legge, anche quella che contiene l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, e dunque, di conseguenza, la previsione del carcere. Maroni spera che il provvedimento diventi legge «entro luglio»: «Anche con il contributo dell’opposizione, che ritengo potrà trovarsi d’accordo su molti profili. Ho fiducia in un confronto parlamentare costruttivo. Del resto anche Marco Minniti mi ha assicurato che loro si oppongono all’introduzione del reato solo per ragioni ideologiche». Il ministro dell’Interno tiene a completare il quadro almeno con un altro dettaglio: il rapporto con la Libia. Se le misure che prende il governo riguardano la sicurezza dentro i confini, manca il tassello del respingimento, cosa fare nell’azione di prevenzione dell’immigrazione clandestina via mare. Maroni ha voglia di parlare del «contenzioso con la Libia, nel quale la storia della pretesa dell’autostrada non c’entra nulla; è tutto racchiuso in una questione molto pratica, Tripoli vuole che l’Ue e l’Italia la aiutino nel controllo dei suoi confini meridionali con il Ciad, che si accollino la copertura radar e satellitare di un’enorme distesa di deserto che viene quotidianamente "bucata" dai clandestini». Cosa può fare l’Italia? «Io ne ho già parlato con Guarguaglini, l’ad di Finmeccanica, azienda che ha sviluppato un sistema di controllo satellitare applicabile alle esigenze della Libia, costo 300 milioni di euro. Dalla risoluzione del contenzioso dipende il via libera di Tripoli agli accordi già presi. Ovvero l’impiego di nostri mezzi navali, pronti ad entrare in azione anche domani mattina, all’interno dei loro confini marittimi, nelle loro acque territoriali. Senza quel sistema Gheddafi non darà il via libera all’accordo». Marco Galluzzo