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 2008  maggio 22 Giovedì calendario

Ue, la moda parla un’unica lingua. ItaliaOggi 22 maggio 2008 Il 2009 rappresenterà una rivoluzione per l’abbigliamento europeo

Ue, la moda parla un’unica lingua. ItaliaOggi 22 maggio 2008 Il 2009 rappresenterà una rivoluzione per l’abbigliamento europeo. A partire dall’anno prossimo infatti potrebbe essere possibile trovare nelle boutique i capi d’abbigliamento con la taglia unica europea. Ed entro tre anni potrebbe sparire del tutto quella marea di taglie che cambiano da paese a paese e che obbligano a comprare in Italia una 42, in Spagna e in Francia una 38 e in Germania una 36. A darne l’annuncio è Chiara Ferretti, delegata italiana Unitex al Comitato tecnico europeo di normalizzazione (Cen) e di Cad Modelling Ergonomics. BENEFICI. Gli effetti positivi di questa nuova taglia coinvolgeranno sia i consumatori che le aziende. «Tutta la filiera», ha spiegato a ItaliaOggi Chiara Ferretti, «è danneggiata dalla cattiva interpretazione dei codici che identificano le taglie: il retailer, che deve fare ordini a produttori spesso residenti in paesi diversi e ridistribuire la merce in altrettanti paesi, ognuno con il suo codice; il produttore che si vede restituire capi non conformi al mercato o al cliente; il consumatore che non riesce a trovare capi vestibili. Adottare, quindi, un linguaggio unico, anche se su base volontaria, faciliterà gli scambi tra le aziende e permetterà al consumatore di evitare fastidiose e spesso errate traduzioni, per trovare un abito della misura giusta». LA NORMA. Il Comitato europeo di normalizzazione sta dunque lavorando allo sviluppo di un sistema standard europeo di codificazione delle taglie che tiene conto delle modificazioni antropometriche degli ultimi anni e che propone una nuova classificazione delle misure del corpo umano, consentendo ai produttori e ai consumatori di avere riferimenti uniformi e più corrispondenti alla reale figura del corpo. La norma, identificata come En 13402, «Sistema di designazione delle taglie di abbigliamento», si articola in 4 parti di cui le prime tre sono già state approvate dal Cen e recepite dagli enti nazionali di normazione (in Italia Unitex). Manca il via libera alla quarta e ultima parte, quella che riguarda la definizione di un codice standard europeo che identificherà la taglia, facilitando la corrispondenza tra un capo d’abbigliamento e la conformazione fisica dell’acquirente. Per definire questa etichetta bisognerà aspettare i risultati delle campagne di misurazione di Germania e Spagna. Il governo di Madrid sta infatti «misurando» dieci mila donne di sessanta città per aggiornare i dati relativi alla loro conformazione. Quattro donne su dieci si lamentano perché faticano a trovare capi che corrispondono alla loro taglia. Troppo lunghi, troppo grandi sulle spalle o troppo stretti sulla vita. IL PITTOGRAMMA. La nuova taglia sarà rappresentata da un pittogramma a cinque simboli. «Le prime tre posizioni», ha spiegato Ferretti, «saranno rappresentate dalla cosiddetta misura primaria, cioè la misura fondamentale di quel capo (torace o fianchi) espressa in centimetri; la quarta posizione codificata con una lettera rappresenterà una misura secondaria (il giro vita), mentre la quinta posizione si riferisce all’altezza, anch’essa indicata con una lettera». Un esempio di etichetta europea per una giacca o per un abito sarà 088FH (busto+fianchi+altezza). Mentre il codice per una gonna sarà 064FH (vita+fianchi+altezza). Tabelle diverse sono previste per indumenti che necessitano di informazioni particolari, come jeans, biancheria intima e costumi da bagno con le coppe o camice da uomo. Calzini, guanti e cappelli, saranno etichettati con la misura di piedi, mani e testa, espressa in centimetri. «Possiamo facilmente immaginare», ha aggiunto ancora la delegata italiana al Cen, «un futuro non troppo lontano in cui il consumatore porterà in negozio una smart card contenente i propri dati antropometrici, magari rilevati dal body-scanner posto nel negozio stesso, per comprare i capi d’abbigliamento più adatti alla sua morfologia. La stessa smart card potrebbe essere utilizzata per gli acquisti on-line». Il consumatore dovrà però conoscere le proprie misure primarie e secondarie (basta un semplice metro da sarto), per poter leggere il codice. Sarà di soli quattro simboli il codice per l’abbigliamento destinato ai bambini (diverso per maschi e femmine). Le prime tre cifre rappresentano l’altezza, espressa in centimetri e già normalmente indicata sulla maggior parte delle etichette. La quarta, una lettera che rappresenta il busto o la vita, a seconda del capo di riferimento: una indicazione che si è resa necessaria dall’aumento di bambini dalla conformazione fisica robusta. ALCUNI ESEMPI. Simili sistemi di identificazione sono già operativi in Inghilterra, all’interno di Selfridges per esempio, dove le clienti possono scegliere tra un servizio di Best Size (l’indicazione delle taglie a loro più idonee sulla base delle informazioni ricevute dallo scanner) o la realizzazione di jeans su misura, da ricevere direttamente a casa. In Italia Cad Modelling Ergonomics sta lavorando a un sistema di scannerizzazione e classificazione innovativo che, una volta adottato, rivoluzionerà il mercato del tessile abbigliamento, con benefici sia per i consumatori che per l’azienda. COSTI. Sui costi, la delegata italiana assicura che il bilancio sarà positivo: «Gli esperti hanno calcolato che il costo iniziale per la trasformazione dei sistemi di trasmissione elettronica dei dati è estremamente contenuto rispetto ai benefici, logistici ed economici di un linguaggio unico. Le aziende avranno il tempo di abituarsi al nuovo codice gradualmente, così come è avvenuto per la moneta unica europea». Ma i tempi sono lunghi: «Dalla data di approvazione della quarta parte, potrebbero passare due anni prima che tutto il mercato si adegui», ha spiegato ancora Ferretti, sottolineando però che nel frattempo, «nonostante il codice sia ancora lontano dalla pubblicazione, si stanno già osservando i primi effetti della sua adozione sperimentale da parte di alcune aziende, come Decathlon. Siamo positivi», ha concluso infine Ferretti, «sul fatto che la norma si diffonderà con un effetto a catena a partire dai grandi produttori e distributori, i primi interessati all’adozione del nuovo codice, che condizioneranno façonisti e piccoli produttori con lo stesso target di mercato». Sabina Pignataro