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 2008  maggio 22 Giovedì calendario

Lettera. la Stampa, giovedì 22 maggio Questa mattina, 17 maggio, ho spiegato ai miei alunni di prima liceo la quarta declinazione latina

Lettera. la Stampa, giovedì 22 maggio Questa mattina, 17 maggio, ho spiegato ai miei alunni di prima liceo la quarta declinazione latina. Lo scrivo perché, se non parto dalla concretezza della realtà, chi è fuori rischia di non capire che cosa è successo quest’anno dentro la scuola: che cosa sta succedendo nella scuola italiana. Ripeto: fra tre settimane terminano le lezioni e io, alla vigilia della chiusura, devo ancora finire lo studio delle cinque declinazioni latine.Per aggiungere ulteriori preoccupazioni in chi legge, dovrei precisare solo poche circostanze: il mio liceo gode di ottima stima in città, io sono in cattedra dal primo giorno di scuola e non sono un insegnante assenteista. Si potrebbe dire che questo ritardo è dovuto alla normativa Fioroni, che ha gettato negli ingranaggi della scuola una bella secchiata di sabbia: infatti ci siamo fermati da fine gennaio a fine marzo per i corsi di recupero; ad aprile si sono fatte le verifiche, poi le vacanze pasquali. Quasi tre mesi a ripassare i contenuti dei primi quattro. Ma dare tutta la colpa a questa normativa è ingeneroso; insegno da 30 anni e gli ingranaggi già da tempo perdevano giri. Infatti mi sta nascendo una preoccupazione peggiore: che la velocità sia considerata ancora troppo alta. Mi spiego con un fatterello realmente accaduto. Molti anni fa un ragazzo di prima liceo spaccò a pugni il vetro dei quadri finali in cui risultava bocciato. Pensai che, in futuro, una società più seria avrebbe sanzionato in modo pesante gesti del genere. Quel ragazzo in realtà ha avuto ragione e io torto. Oggi, gli alunni bocciati non compaiono più in elenco nei quadri finali. Anzi, non vengono neppure a vedere i risultati della loro classe; una prudente telefonata avvisa delicatamente la famiglia, qualche giorno prima, del risultato negativo di fine anno. Sono tutte queste cose, e mille altre di cui ho piena la memoria, a mettermi spesso l’idea, per ciò che vedo tra i banchi, che non tanto la scuola italiana, ma il nostro stesso paese è oggi in pericolo. Perché abbiamo paura di dire ai nostri ragazzi che la scuola è una cosa seria. Faremo in tempo a rimediare? FRANCESCO GIOVANNINI GENOVA Grazie dell’impegno che traspare da questa lettera. L’elenco dei bocciati non esce più. vero. Perché è più importante evitare l’umiliazione di farlo sapere agli altri, che essere effettivamente respinti. Ma questa sua annotazione non ci dice più dei genitori che degli alunni? Il mestiere di madre e padre è il più duro del mondo, ed è diventato esso stesso ragione sociale di competizione e festa delle apparenze. Le ragazze vestite come bambole firmate, o i ragazzi che esibiscono la loro mascolinità strabordante, non sono forse una vetrina di uguali vizi nella società adulta? Non giudico nessuno. difficile crescere come crescere figli, insegnare o aiutare gli altri. Dico solo che è inutile analizzare i ragazzi se fra noi adulti non ci diciamo alcune verità.