La Stampa 21 maggio 2008, Lea Mattarella, 21 maggio 2008
Correggio il miracolo dell’eros. La Stampa 21 maggio 2008 Il volto appagato della Leda dipinta da Antonio Allegri, detto il Correggio, un giorno fu sfregiato da un coltello
Correggio il miracolo dell’eros. La Stampa 21 maggio 2008 Il volto appagato della Leda dipinta da Antonio Allegri, detto il Correggio, un giorno fu sfregiato da un coltello. E non si trattò di un atto vandalico vero e proprio, ma quasi di un gesto di difesa. Il proprietario del quadro Luigi, figlio di Filippo Duca d’Orleans e reggente di Francia, si sentiva turbato dal sorriso soddisfatto della fanciulla ritratta nell’atto di consumare un amplesso con il cigno in cui si era trasformato Giove per possederla. La cosa interessante è che non ne cancellò il corpo, ma il viso perché era lì che si concentrava tutta la carica erotica del dipinto. Correggio è questo: la sensualità dei volti, dei sorrisi, dell’abbandono a una corrente di piacere che diventa un’atmosfera, una sensazione più che un contenuto. un eros suggerito e avvolgente, come la nuvola in cui il solito Giove si traveste per conquistare la ninfa Io che ne accoglie l’abbraccio tutt’altro che spaventata e reticente, nel celebre quadro dipinto tra il 1531 e il 1532 e conservato al Kunsthistorisches Museo di Vienna. Che Correggio metta in scena un erotismo in cui tutti sono felicemente sedotti è evidente tra le sale della Galleria Borghese dove da domani e fino al 14 settembre è possibile vedere la sua prima mostra monografica. « molto importante che succeda qui - spiega la curatrice Anna Coliva - perché la città eterna ha una parte fondamentale nella vicenda dell’artista. Giorgio Vasari sostiene che il pittore non la visitò mai, ma quest’esposizione, intitolata non a caso ”Correggio e l’antico”, vuole dimostrare che Roma c’è e si vede». E questo fin dalla prima sala, dove sono raccolti alcuni disegni autografi dell’artista, nato nel 1489 e morto nel 1534, in un suggestivo confronto con la statuaria antica e con i marmi di Bernini. «Qui c’è il senso della mostra: indagare cosa Correggio prende dall’antico e trasferisce al barocco, restituendo al pittore il suo ruolo di grande maestro del Rinascimento accanto a Michelangelo e Raffaello», prosegue la Coliva. Ma come mai la sua fama non ha raggiunto quella dei suoi colleghi? «C’entra ancora una volta Roma. Correggio non ha lasciato nessuna opera qui, nel grande palcoscenico dell’arte del Cinquecento. Ha lavorato in provincia, a Parma, quindi non è stato guardato, imitato, non ha fatto scuola. Questo in parte gli ha nuociuto e in parte lo ha preservato. Oggi ci troviamo di fronte a un autore di grande originalità, amato non per caso da uno scrittore raffinato come Stendhal». Il suo quadro importante romano è proprio di proprietà della Galleria Borghese. Si tratta di Danae, altro amore di Giove che per conquistarla si trasforma in una pioggia d’oro. «Lo ha comprato Camillo Borghese, lo stesso che ha commissionato la celeberrima statua di sua moglie Paolina a Canova. E certamente il grande scultore aveva negli occhi le delicate curve di Danae mentre effigiava la principessa come Venere vincitrice». L’opera è il punto di partenza di tutta la rassegna. «Una mostra non è mai un’azione fine a se stessa, ma un modo per studiare la storia e la collezione del museo - dice ancora la Coliva - Questa volta, oltre agli innumerevoli confronti tra i quadri di Correggio, le sculture antiche e la statuaria barocca, abbiamo scoperto che Scipione Borghese, il fondatore della galleria, aveva cercato di comprare il Riposo dalla fuga in Egitto, di proprietà degli Uffizi. E naturalmente è molto importante per noi esporlo in questa occasione». L’armonico incontro tra le opere della collezione permanente e quelle che arrivano da fuori ha una sua magia irripetibile. Ecco la torsione di Io abbracciata da Giove ripetere quella di un Satiro su un delfino del II secolo d.C.. Ma anche una statua di Afrodite trasformata da Correggio in una Madonna con bambino. Tutto è grazia, morbidezza, impasto di luce e colore e, ovviamente, sensualità. Anche il sorriso delle Vergini e quello di Santa Flavia, seppur trafitta da una spada. Bernini, un secolo dopo, avrebbe mostrato qualcosa di simile nell’Estasi di Santa Teresa. E il cerchio tra Roma e Correggio si chiude. Lea Mattarella