Danilo Taino, Corriere della Sera 215/2008, pagina 26, 21 maggio 2008
Segnaletica addio. E gli incidenti calano. Corriere della Sera, mercoledì 21 maggio Berlino. In fondo, ci diciamo tutti liberali
Segnaletica addio. E gli incidenti calano. Corriere della Sera, mercoledì 21 maggio Berlino. In fondo, ci diciamo tutti liberali. Capaci di negoziare guardandoci negli occhi. Da un paio di giorni, gli abitanti di Bohmte, in Bassa Sassonia, possono dimostrarlo. Il loro è il primo posto in Germania ad avere abolito la segnaletica stradale: non solo i cartelli ma anche i semafori, le strisce sul pavimento, i marciapiedi e, quindi, la divisione tra spazi per le auto e per i pedoni. Per un tratto di 300 metri attraversato in media da 12.600 mila veicoli ogni giorno, punto nevralgico della città. D’ora in poi, tutto sarà lasciato alla logica di chi passeggia, di chi pedala, di chi guida. Uniche regole, non più di venti chilometri l’ora e precedenza a destra. Sarà un’enorme e continua «trattativa privata» su chi deve passare prima, un intrecciarsi di sguardi per capire le intenzioni dell’altro. E, probabilmente, non solo tutto funzionerà meglio: soprattutto, l’area diventerà più vivibile perché cadrà la barriera che da decenni si è ormai alzata tra le due funzioni principali delle strade, quella del passaggio e quella della condivisione sociale dello spazio. L’idea – che per i tedeschi, guidatori incalliti, è rivoluzionaria – si fonda sul Modello Monderman, dal nome di un ingegnere del traffico olandese scomparso lo scorso gennaio dopo avere fondato un modo nuovo di gestire gli spazi urbani. La sua teoria si basa sull’integrazione dei diversi tipi di movimenti in certi spazi della città, non sulla loro divisione come oggi avviene ovunque. Quando non ci sono più obblighi, cioè la segnaletica, il comportamento dei cittadini cambia radicalmente: sono le interazioni umane a prendere il sopravvento. Mentre quando trionfano gli obblighi, ha la meglio l’aggressività di chi si sente depositario di un diritto forte, per dire della proprietà della strada allorché scatta il semaforo verde. «La mia teoria – ha spiegato Hans Monderman pochi mesi prima di morire – è che se volete che la gente si comporti come in un villaggio la dovete fare sentire come in un villaggio». Lo Shared Space – spazio condiviso – è un approccio che sta via via prendendo piede nel mondo. L’Unione europea ha lanciato un progetto con questo nome in cinque Paesi, Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Belgio e, appunto, Germania. Londra è forse la città europea dove il successo di questa impostazione è più significativo. Lo schema messo in atto in Kensington High Street – chiamato «strade nude» dalla stampa – ha ridotto gli incidenti ai pedoni del 44 per cento. Altre città sono orientate a provare il modello: in Germania, in particolare, ci proverà la nuova giunta formata da cristiano- democratici e verdi. Esperimenti simili sono in atto a West Palm Beach, Florida, in Australia, in Svezia. I critici dicono che il modello funziona su piccola scala ma non nelle situazioni complicate: si potrebbe, per dire, applicare lo Shared Space attorno all’Arco di Trionfo di Parigi, dal quale passano almeno centomila auto ogni giorno e dove nessun pedone osa attraversare? Difficile dirlo. Fatto sta che Monderman aveva una grande opinione dell’intelligenza delle persone, a piedi o al volante, più che della loro gentilezza e disponibilità a cedere il passo. E se questo è vero, il suo modello è in teoria applicabile ovunque. Danilo Taino