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 2008  maggio 21 Mercoledì calendario

Il piccolo zar. Capitolo III: Biografia di un capo Dalla biografia ufficiale: "Il nonno lavorava come cuoco da Lenin

Il piccolo zar. Capitolo III: Biografia di un capo Dalla biografia ufficiale: "Il nonno lavorava come cuoco da Lenin. Morto il primo capo sovietico, continuò a svolgere le stesse mansioni in una delle dacie di Stalin. Da sempre nella storia russa gli intrighi e gli avvelenamenti hanno costretto i padroni di casa a servirsi di un assaggiatore. [...] Immaginiamo quindi quanto fidato dovesse essere, ai tempi della rivoluzione, il cuoco. Un nonno di queste fattezze e di questa granitica fedeltà non poteva essere un personaggio mediocre.[...] Il padre di Putin, durante la seconda guerra mondiale, combatte dietro le linee tedesche. Dei ventotto guastatori-sabotatori dei servizi segreti, solo quattro tornano a casa. Il padre del futuro presidente, gravemente ferito, è portato a braccia oltre le linee tedesche, e al di là del fiume Neva completamente gelato, da un commilitone che per caso era passato di là. I due riescono a schivare le pallottole delle mitragliatrici naziste, poi il compagno d’armi, dopo molte ore di marcia, depone il ferito in una tenda in territorio sovietico e lo saluta. Si incontreranno per caso vent’anni più tardi, lietamente sorpresi di non essere morti in guerra.[...] Nell’autobiografia Putin si tiene a distanza dal tranello dell’ideologia. Dice di aver visto troppo poco. Si può immaginare che il nipote del cuoco e uomo di fiducia di Lenin, nonchè figlio di un eroe, non possa del tutto essere indifferente allo spirito sovietico; ma è anche possibile che il patriottismo comunista sia stato per lui un fatto normale, spontaneo, automatico. E per questo lontano dall’esaltazione.[...] Il padre passa lunghi mesi in ospedale, poi trova un lavoro come operaio specializzato e diventa fiduciario del partito in fabbrica. La famiglia di Putin non gode dei privilegi che si solito si attribuiscono alla nomenclatura politica. Una stanza di venti metri quadrati, la cucina improvvisata da dividere con le altre due famiglie che abitano accanto a loro. Non si parla nemmeno di un bagno, meno che mai dell’acqua calda. La madre e il padre hanno perso un figlio negli anni Trenta e un altro durante l’assedio di Leningrado: Vladimir nasce nel 1952 e diventa, probabilmente, la ragione di vita dei suoi genitori. In famiglia non c’è spazio per smancerie ma solo per la cieca fiducia in una nuova società in costruzione.[...]" "La madre e la nonna pensano alla fede: si usava battezzare i bambini ma è un affare di donne, da non divulgare. All’insaputa del padre, membro del partito comunista, Vladimir viene portato in chiesa, lì gli tolgono le coperte e lo tuffano nudo nell’acqua fredda. Quarant’anni più tardi, alla vigilia di un viaggio in Israele, la madre consegna a Vladimir una croce, quella che è stata immersa nell’acqua santa durante il battesimo e prega il figlio di farla benedire sulla tomba di Cristo. Vladimir l’appende al collo e da allora non se ne è più separato. Un episodio in apparenza irrilevante, che ha però impressionato il presidente Bush, il quale ha deciso che quella è la prova della fiducia che il mondo dovrebbe avere in Putin." "Intanto, cresce leggendo libri sulle celebri spie sovietiche e romanzi dello stesso argomento. Di fronte al suo casermone invaso dai topi c’è un edificio piccolo e un po’ meglio tenuto, sede della polizia segreta. Lì entrano ed escono molti compagni che si rassomigliano tutti, anche perchè indossano identici cappotti di cuoio. Di solito la gente non passa volentieri lì davanti, ma per un lettore di storie di spionaggio, com’è il giovane Vladimir, il solo sapere che quella è la sede del Kgb ne accende la fantasia. Decide allora che da grande non sarà pilota, nè marinaio, ma che diventerà un agente segreto. Trova il coraggio di entrare nel palazzo, di cercare la persona giusta e di chiedere come si entra nel gruppo delle spie. Gli viene consigliato di studiare, la legge meglio di altre facoltà. Vladimir non aspira ad essere il capo della classe, nè a comandare, ricordano i compagni di scuola, ma tiene molto alla propria indipendenza. E’ poco socievole e, dato che punta ai voti migliori, anche poco popolare. Invece che pensare alle feste e alle ragazze, Putin va in palestra e pratica la lotta libera, il judo, il karate e il sambo. Non è lo sport in sè, è la filosofia di vita che governa queste discipline che lo entusiasma e il rispetto delle regole, da osservare sempre e comunque. Un lottatore affronta la lotta solo quando solo con un avversario che non è troppo forte e in questo caso deve essere persuaso al novanta per cento della sua vittoria: questa sembra la regola, altrimenti è meglio lasciar perdere. Crescendo si mostra sempre più determinato a lavorare nel campo dell’intelligence e lo ribadisce anche all’Università di Leningrado, dove è entrato dopo aver vinto i difficili esami di ammissione. Si dedica allo studio con ferrea autodisciplina lasciando da parte ogni divertimento e perfino l’attività politica dei giovani comunisti che gli potrebbe essere utile. Non abbandona però l’attività sportiva e conquista la cintura nera di judo.[...] Alla fine degli studi, così leggiamo nell’autobiografia del presidente, uno sconosciuto all’ingresso dell’università, senza perdersi in troppi convenevoli, gli dice di voler discutere con lui del suo futuro professionale. Vladimir capisce che durante gli anni universitari è stato probabilmente tenuto d’occhio e che ora il momento è arrivato.[...] Se qualcuno, oggi, gli chiede quale sia stata l’essenza del suo ex mestiere, Putin risponde di essersi sentito uno studioso dei rapporti umani. In effetti, anche solo per assoldare un confidente ci vogliono qualità che Putin possiede. Ha uno sguardo indagatorio che oltrepassa l’interlocutore, quando e se lo vuole [...]. Per contro, è molto abile a mettersi in sintonia con chi gli sta di fronte e nel suscitare fiducia. I candidati al corso per entrare nel Kgb sono minuziosamente analizzati dagli istruttori. Ognuno di loro deve avere caratteristiche ben precise e Vladimir corrisponde al modello ideale.[...] Entra nel partito comunista, passando da Komsomol, la sua organizzazione giovanile, ma si guarda bene dall’ostentare troppo attivismo. Questo gli hanno insegnato i suoi superiori. Non è solo per snobismo, ma per marcare il distacco tra l’attività politica e il lavoro specialistico dell’intelligence. Forse questa voluta separazione ha permesso al Kgb e al suo successore Fsb di accreditarsi come organo tecnico che analizza gli eventi, quasi fosse un qualsiasi ufficio studio. Sarebbe molto imbarazzante, oggi, lasciare che l’etichetta della polizia segreta "cattiva" gravi su tutta la classe dei manager e dei gestori della cosa pubblica che provengono dalle sue scuole.[...] Dopo un corso di perfezionamento a Mosca, Putin diventa tenente colonnello Platov e come tale sarà conosciuto nella prima parte della sua carriera." Spia nella DDR "Ho avuto modo di parlare del periodo di Putin in Germania con due spie di serie A. La prima era il generale Kalugin, "residente" (vale a dire il capo del Kgb) [...]. Il suo giudizio non fu lusinghiero. Lo trovava uno dei tanti mediocri agenti che giravano per casa. Eppure Putin, che evidentemente non aveva nessun interesse ad essere esaltato come agente segreto, si disse d’accordo con quel giudizio. Che il suo modo di lavorare fosse giudicato positivamente è confermato da due promozioni interne e da una medaglia al merito assegnatagli dalla Germania Est. L’altro mio interlocutore, Misha Wolf, grande capo dello spionaggio tedesco-orientale, ha conosciuto il suo giovane collega russo a Dresda e, anch’egli, non ne è stato particolarmente impressionato.[...] Putin è persuaso di aver svolto il suo mestiere in maniera onesta e con il beneplacito non solo dello Stato ma anche della coscienza collettiva dell’epoca. In un momento storico in cui era facile trovare spie che facevano il doppiogioco e che passavano informazioni all’Occidente, il lavoro di Putin si è svolto in modo "rispettabile". Le sue missioni avevano l’etichetta di "intelligence politica": in sostanza si tratta di ottenere informazioni sugli uomini politici locali e sui piani degli oppositori." "Putin arriva in Germania già sposato, con due figlie in tenera età. [...] Alcuni anni prima un amico di Leningrado lo ha invitato a teatro e gli ha detto che ci sarebbero state due ragazze. Ljudmila, hostess nella compagnia aerea nazionale, è venuta a Leningrado con un’amica per visitare la città. [...] Vladimir dice di lavorare alla polizia, senza precisare che si tratta di quella segreta. [...] I due si trovano bene insieme, fin da subito. Ljudmila racconterà di avergli fatto una lunga corte. All’inizio non è innamorata, le piace però il senso di sicurezza che lui le dà, e alla fine decide che quello è l’uomo della sua vita.[...] Prima del matrimonio, e senza sospettarlo minimamente, Ljudmila viene sottoposta a un’accurata indagine: non solo della sua personalità, ma anche dal punto di vista medico. [...]. Passa del tempo prima che la donna capisca che suo marito non è un anonimo impiegato di polizia, ma un ufficiale nel campo dell’intelligence.[...] Il giorno di San Valentino del 2008 è uscito un film dal titolo romantico: Un bacio lontano dai riflettori. Non si dicono i nomi dei due protagonisti, ma nessuno ha dubbi che si parli di loro. Il film ha una tonalità a sfondi azzurri, carichi di bandiere, i due protagonisti hanno i capelli biondi e la pelle chiara. La storia è raccontata dal punto di vista di lei, destinata a ricoprire un ruolo difficile e a rinunciare alla vita privata. Ljudmila Putin non fa la first lady, si vede poco alle cerimonie ufficiali ma si occupa molto di beneficenza, gira la Russia inaugurando ospedali e centri per bambini abbandonati, che è già un lavoro per le mogli dei potenti." Dopo la caduta del Muro Fatto ritorno a Leningrado, Putin riprende gli studi per il dottorato in scienze giuridiche. Viene introdotto al sindaco Sobcak che, incurante dei suoi consiglieri che diffidano del giovane che appartiene ancora al Kgb, lo nomina suo vice. "Per smentire le voci malevole sul suo conto e per liberarsi della fama di sbirro, Putin appare una sera alla televisione di Leningrado e rilascia una specie di confessione televisiva sul proprio passato. Nello stesso periodo confida al sindaco di aver avuto pressioni da parte dei servizi segreti locali affinchè si prestasse a fare il doppiogioco." Durante il tentato putsch dell’agosto del 1991, Putin si schiera con il suo mentore Sobcak per mobilitare politici e militari della loro città contro la reazione veterocomunista. Tuttavia, egli si trova "in una situazione personale complessa in quanto, in teoria, fa ancora parte del Kgb, che ha appoggiato il colpo di Stato, e dunque rischia di essere condannato a morte per alto tradimento. Sobcak controfirma subito la richiesta di dimissioni scritta sul momento da Putin. Tra i tanti episodi contraddittori di quelle giornate convulse vi è anche il seguente: il capo del Kgb Krjuckov, uno dei sostenitori della congiura, ricevuto il biglietto, nononstante l’immaginabile confusione del momento, sottoscrive senza esitazioni una dichiarazione che scagiona il vicesindato di Leningrado da ogni possibile accusa di tradimento." Dopo la caduta di Sobcak nel 1996, Putin fa valere la sua esperienza a Mosca nell’amministrazione di Eltsin. Nel 1998 diventa vicepresidente dell’amministrazione e responsabile per i rapporti con le ottantanove regioni autonome. Accetterà, purchè da civile, di dirigere il Fsb, ultima propaggine del Kgb. "La famiglia Putin, nel periodo pietroburghese, ha imparato ad apprezzare i vantaggi di un’esistenza aperta, senza segreti. Ora, tornare a fare parte dei servizi segreti in pianta stabile, inserito negli organigrammi sia pure con il grado di generale, e dover comunicare tutti i suoi contatti al proprio comando gli sembra impossibile". Nel 1999 diventa Primo Ministro di Eltsin.