Il Sole 24 Ore 18 maggio 2008, Lara Ricci, 18 maggio 2008
Alberi genealogici bonsai. Il Sole 24 Ore 18 maggio 2008 Da qualche giorno i siti degli appassionati di genealogia sono in fermento: dalla Francia all’Irlanda, dalla Croazia all’America rimbalza lo stesso messaggio
Alberi genealogici bonsai. Il Sole 24 Ore 18 maggio 2008 Da qualche giorno i siti degli appassionati di genealogia sono in fermento: dalla Francia all’Irlanda, dalla Croazia all’America rimbalza lo stesso messaggio. Cambia la lingua ma non la sostanza: l’arricchimento del più grande archivio del mondo per ricostruire la storia delle famiglie – la Family History Library che da quarant’anni accumula preziosi microfilm di antichi registri battesimali e anagrafici – è destinato a una brusca frenata. Gli alberi genealogici hanno un avvenire da bonsai. Situata in un bunker scavato nelle montagne rocciose a 40 chilometri da Salt Lake City, la mecca di chi va in cerca delle proprie radici è un posto tanto unico quanto bizzarro. Appartiene alla Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, in breve i mormoni, che l’hanno costruita nella speranza di fare riunioni di famiglia in paradiso assai affollate. Non basta, per loro, evangelizzare i vivi, poiché anche i morti possono prendere l’ultimo treno per i campi elisi. La dottrina prevede che per entrare nella gloria celeste serva il battesimo mormone, ma anche un discendente può riceverlo e offrirlo all’avo. Così, fin dal 1938 quando comprarono la prima macchina fotografica, questi amanuensi dei nostri giorni battono palmo a palmo gli archivi civili ed ecclesiastici in ogni angolo di mondo. Con pazienza che non possiamo definire certosina, microfilmano ogni antica carta ingiallita e spediscono il rullino nel caveau sotto il deserto dello Utah. Il risultato è un tesoro straordinario: 2 milioni e 300mila bobine e 288mila libri che contengono una collezione di otto miliardi di antenati, corredati da date di nascita o di battesimo, dai nomi dei genitori, dei mariti, dei figli, dei luoghi in cui hanno vissuto. Talvolta sono annotate anche professione e religione. il posto dove ogni genealogista sogna un giorno di andare, soprattutto chi ha avuto avi inquieti o errabondi: spera di trovare in un sol colpo quel che altrimenti costerebbe lunghi periodi di ricerca in svariati archivi. Tanto che il torneo di genealogia francese mette in palio gite a Salt Lake City. Ma il Vaticano, infastidito dalla pratica dei sacramenti postumi, ha diramato nelle settimane scorse una circolare dove invita tutte le diocesi a non dare più ai mormoni i dati dei loro trapassati fedeli. Il dibattito è esploso sul Web, prendendo le strade più disparate. C’è chi teme per il bisnonno "risucchiato" in una chiesa a lui estranea e poligama, chi si domanda se non sia un diritto avere informazioni sui propri antenati, chi ritiene una violazione della privacy rendere pubblici questi dati (che sono anche online su www.familysearch.org). Senza mezzi termini c’è chi si vergogna dell’antenato briccone che sparse figli per il mondo o della trisnonna non legittimamente sposata. Alcuni allora osservano che sarebbe meglio che i segreti delle famiglie stessero nelle famiglie, e non nei registri di chiese o Stati. I più filosofici ipotizzano: se solo i discendenti possono aver accesso ai dati sugli antenati, come fanno a sapere di chi sono discendenti? E poi chi ha il diritto di prendere decisioni sugli avi: i pronipoti o la Chiesa? Qualcuno taglia la testa al toro osservando: se i cattolici non riconoscono il battesimo dei mormoni, che problema c’è se questi lo praticano? Ma al di là del paradiso, senza voler entrare nel merito delle credenze religiose né delle tante discussioni sul sesso degli angeli che infiammano il web, il lavoro che i mormoni stanno facendo è un beneficio per l’umanità intera, non solo per coloro che cercano di trovare la loro esatta collocazione all’interno della grande famiglia umana. La possibilità di ricostruire alberi genealogici è di straordinaria importanza per la medicina. Basta un esempio: grazie anche al lavoro di questi fedeli è stato possibile mettere in piedi lo Utah population database. Oggi raccoglie informazioni su 1,6 milioni di individui, di cui si conosce abbastanza bene la genealogia (a volte fino a sette generazioni) e i cui dati sono stati incrociati con quelli raccolti dallo Utah cancer registry, dove dal 1966 sono segnati tutti i casi di tumori nello Stato. Queste informazioni, a loro volta associate a campioni biologici che la preponderante popolazione mormone dello Utah ha acconsentito a fornire, sta permettendo di trovare le basi genetiche di alcune malattie. Per esempio è qui che hanno scoperto gli ormai famosi geni BRCA1 e BRCA2 che indicano la predisposizione a un certo tipo di cancro al seno. Alberi genealogici molto ampi e lunghi, quali quelli dei prolifici mormoni, sono considerati molto preziosi per individuare fattori che concorrono allo sviluppo delle «malattie a eziologia complessa», quelle legate all’interazione di diverse cause, genetiche e ambientali. Per fare qualche nome tra i più noti e temuti: l’Alzheimer, il diabete, alcuni dei tumori più diffusi. Lasciate crescere la foresta! Lara Ricci