Il Sole 24 Ore 16 maggio 2008, Jacopo Giliberto, 16 maggio 2008
Elettricità, le voci del caro-fattura. Il Sole 24 Ore 16 maggio 2008 L’energia costa troppo, si cercano strade per limare il prezzo del chilowattora, c’è chi sostiene i vantaggi economici del carbone e chi immagina il ricorso al nucleare
Elettricità, le voci del caro-fattura. Il Sole 24 Ore 16 maggio 2008 L’energia costa troppo, si cercano strade per limare il prezzo del chilowattora, c’è chi sostiene i vantaggi economici del carbone e chi immagina il ricorso al nucleare. Intanto nella bolletta elettrica, insieme con la corrente, ogni consumatore senza saperlo finanzia la Thyssen Krupp per le acciaierie di Terni. Ma un sottocosto speciale, pagato da tutti i consumatori, c’è anche per le Ferrovie dello Stato e i due stabilimenti Alcoa (alluminio) in Sardegna e a Marghera. Queste tariffe sottocosto ad alcune (e solamente alcune) aziende sono pagate dai consumatori 520 milioni. E poi i contributi per finanziare la corrente delle piccole isole, non collegate alla grande rete italiana. Nella bolletta elettrica si finanziano gli incentivi all’energia da fonti rinnovabili, 3,16 miliardi. E 520 milioni il nucleare che non abbiamo. Uno sconto elettrico alla grande industria che fa contratti di "interrompibilità". Per la ricerca e l’innovazione, nel 2008 pagheremo 60 milioni. E ancora le tasse, quasi il 14% del prezzo finale del chilowattora. Sono più di una dozzina le voci nascoste della bolletta elettrica. Eredità di un passato monopolista, quando lo Stato era l’Enel e l’Enel era lo Stato, quando l’incentivo a una o all’altra fabbrica (in genere anch’essa di Stato, come lo erano le acciaierie di Terni o l’alluminio) era deciso dal Governo. A dispetto della liberalizzazione, oggi per una famiglia classica i costi più propriamente elettrici pesano per l’80% della fattura. Secondo le stime dell’Autorità dell’energia, l’approvvigionamento (cioè quanto spendono le società elettriche per produrre i chilowattora) è il 64%, mentre la tariffa per la rete (il trasporto) e la misurazione (i contatori, i "letturisti" che bussano alla porta di casa e così via) sono il 13,9% della bolletta. Le imposte sono il 13,9% e gli oneri generali (quelle voci stravaganti accennate qui sopra) sono l’8,2%. L’Autorità dell’energia, dove può sfòrbicia. Un poco alla volta, in cinque anni ha tagliato del 20% le tariffe di trasporto, misura e distribuzione. Non ha potuto intervenire sulle voci obbligate dalla legge, come il nucleare, gli incentivi e gli sconti pagati ad alcuni dagli altri consumatori. Nel frattempo, mentre l’Autorità limava le unghie alle bollette, il petrolio dava zampate con gli artigli. Per avvicinare il costo del chilowattora ai veri costi di produzione, l’Autorità dell’energia ieri ha annunciato un nuovo sistema di calcolo del prezzo della corrente, che partirà con l’anno nuovo. Dal 2010 tutti i consumatori avranno le tariffe biorarie, con sconti sul chilowattora consumato di notte, nei weekend e in agosto, quando la domanda è bassa e le quotazioni alla Borsa elettrica sono meno infocate. Tra gli oneri c’è il contestatissimo incentivo Cip6, che aiuta soprattutto le centrali elettriche delle raffinerie di petrolio, e ci sono gli "stranded cost" della liberalizzazione, che si traduce nel sovraccosto dovuto all’inghippo in cui era incappata una dozzina di anni fa l’Enel per approvvigionarsi di metano. L’Enel aveva stipulato un contratto vincolato di fornitura di gas liquefatto in Nigeria, aveva provato a costruire il rigassificatore a Montalto di Castro, poi tutto era finito in una bolla. Ma il gas era da pagare comunque, e con una complessa e costosa triangolazione si è riusciti a fa arrivare quel metano in Italia. Lo scherzetto nigeriano costa quest’anno 210 milioni. Nella voce nucleare si pagano la Sogin per smantellare le centrali, si danno 0,02 centesimi al chilowattora per risarcire i comuni che ospitano scorie atomiche e sono state saldate le aziende che stavano costruendo le centrali bloccate dal referendum dell’87 (15mila miliardi di lire). La componente nucleare vale 0,18 centesimi per un gettito di circa 520 milioni di euro ma, di questi, 100 milioni sono prelevati direttamente dall’Erario per altri scopi. Poi ci sono i (giustissimi) incentivi alle fonti rinnovabili, e quelli per gli impianti fotovoltaici. Costosi ma indispensabili. Tra Cip6 e fonti rinnovabili gli italiani pagano quest’anno circa 3.160 milioni. Ogni tanto, i Governi si sono provati a ritoccare queste voci. Apriti cielo. Un caso per tutti: la Thyssen Krupp ha minacciato di chiudere l’acciaieria e a fine gennaio, quando contro l’incentivo è intervenuta perfino l’Unione europea, il Governo italiano è dovuto intervenire a Bruxelles in difesa della Thyssen Krupp. Jacopo Giliberto