Luca M. Possati, L’Osservatore Romano 21/5/2008, 21 maggio 2008
La guerra del gas iraniano. L’Osservatore Romano, mercoledì 21 maggio la "nuova battaglia" del Medio Oriente, nella quale sono in gioco non soltanto gli equilibri geopolitici regionali, ma anche il futuro energetico dell’Occidente
La guerra del gas iraniano. L’Osservatore Romano, mercoledì 21 maggio la "nuova battaglia" del Medio Oriente, nella quale sono in gioco non soltanto gli equilibri geopolitici regionali, ma anche il futuro energetico dell’Occidente. la battaglia del gas iraniano, che oggi vede contrapposte numerose compagnie leader nel settore. In contemporanea con la seconda visita del presidente statunitense George W. Bush in Israele, il quotidiano francese "Le Monde" nel numero di venerdì 16 maggio ha denunciato "una nuova battaglia di Iran", sottolineando ch’essa "non concerne, questa volta, il programma nucleare della Repubblica islamica", ma il gas "di cui le riserve iraniane sono le seconde più grandi del mondo". L’autorevole quotidiano francese ha reso noto che all’inizio della scorsa settimana due società petrolifere europee, l’anglo-olandese "Shell" e la spagnola "Repsol", hanno annunciato di voler rinviare di parecchi anni i loro investimenti per la gestione del giacimento di gas gigante offshore a South Pars, situato nel Golfo condiviso da Iran e Qatar. In questo giacimento si troverebbero le più grandi riserve di gas del pianeta. "Interessata, la società francese Total resta prudente", scrive il quotidiano, ma "il suo direttore generale, Christophe de Margerie, ha confermato, lunedì 12 maggio, il suo interesse "a lungo termine" negli investimenti in Iran" per un grande progetto di estrazione e liquefazione. La denuncia de "Le Monde" acquista un significato rilevante poiché essa rivela l’autentico dilemma di fronte al quale si trovano numerose compagnie europee: come investire seriamente in un Paese sanzionato dalle Nazioni Unite a causa della sua politica nucleare? In effetti, gli investimenti da realizzare nel giacimento del South Pars sono ingenti. Come nota "Le Monde", questi investimenti "presuppongono il sostegno delle banche, anch’esse sotto la pressione degli Stati Uniti, che vogliono ostacolare lo sviluppo economico dell’Iran". La "Total" attende e prende tempo. Le altre cercano di trattare nuovi termini contrattuali. Meno prudenti sono le società non europee. A cominciare dalla Russia, e dal suo gigante dell’energia, Gazprom. "Stato nello Stato", osserva "Le Monde", "Gazprom controlla più del novanta per cento delle riserve russe di gas, ossia il venti per cento delle risorse mondiali". Non solo, Gazprom è una società direttamente controllata dal Cremlino, "una ditta intrinsecamente legata al potere russo e ai suoi interessi strategici". Se un tale colosso dovesse assumere il controllo anche delle riserve iraniane, si verrebbe a delineare il rischio di un monopolio. Con un ulteriore indebolimento dell’Europa, che già dipende moltissimo dal colosso russo. Più di un terzo del gas tedesco proviene da Gazprom, e oltre un quarto di quello francese. Non è soltanto un affare economico, ma una partita strategica. "Lasciare che Gazprom divenga il solo partner importante nella gestione del gas iraniano - commenta "Le Monde" - significa prendere il rischio di accentuare la debolezza dell’Europa". Intanto l’Iran non resta a guardare: Teheran ha fatto sapere che, in caso di ulteriori rinvii da parte europea, Gazprom e i gruppi cinesi e indiani prenderanno il loro posto. Luca M. Possati