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 2008  maggio 16 Venerdì calendario

Modello Sarkozy contro i clandestini. ItaliaOggi 16 maggio 2008 Nessuno glielo poteva aver annunciato nella passata legislatura che sarebbe diventato ministro, anche se questa ipotesi poteva sicuramente essere nell’aria

Modello Sarkozy contro i clandestini. ItaliaOggi 16 maggio 2008 Nessuno glielo poteva aver annunciato nella passata legislatura che sarebbe diventato ministro, anche se questa ipotesi poteva sicuramente essere nell’aria. E comunque allora nessuno poteva ipotizzare che per lui c’era in serbo addirittura la poltrona di ministro dell’interno. Eppure Roberto Maroni, da qualche mese a questa parte, a quella poltrona sul colle Viminale evidentemente aveva già iniziato a farci un pensierino. Nella passata legislatura, infatti, nonostante le sue ampie competenze in materia di lavoro e previdenza (nel governo Berlusconi ter era stato titolare del dicastero del welfare e ha scritto l’ultima riforma delle pensioni) aveva presentato alla camera un disegno di legge in materia di immigrazione che oggi, da ministro dell’interno, potrebbe tranquillamente condurre in porto. L’illuminazione l’ha avuta guardando il modello di lotta all’immigrazione clandestina che è stato messo a punto dal presidente francese Nicholas Sarkozy. E, nell’ottobre dello scorso anno, Maroni ha deciso di mettere nero su bianco le sue tre priorità «alla francese» pper combattere la lotta gli immigrati irregolari. Nel progetto di legge intitolato «Modifiche agli articoli 12 e 29 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di sanzioni per il favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero nel territorio dello Stato e di condizioni e modalità per il ricongiungimento familiare», Maroni anticipa qualche sua idea su come impedire accessi senza limiti. Innanzitutto bisogna dare una bella stretta ai ricongiungimenti familiari. Che potranno avvenire solo se il cittadino straniero, per il quale viene richiesto il ricongiungimento riuscirà a superare, nel proprio paese di residenza, un esame «sul grado di conoscenza della lingua italiana e dei valori della Repubblica». Se da questo esame non verrà superato, l’autorità amministrativa locale potrà organizzare per lo straniero, sempre nel suo paese di residenza, «una formazione la cui durata non può superare i due mesi, al termine della quale è oggetto di una nuova valutazione della sua conoscenza della lingua e dei valori della Repubblica. Il beneficio del ricongiungimento familiare è quindi subordinato alla produzione di un attestato dell’esito di tale formazione». Il secondo strumento di lotta è la mappatura del Dna dell’immigrato: il ricongiungimento potrà avvenire solo se l’identificazione del parente avviene con le impronte genetiche dello straniero «come mezzo di prova dell’effettivo vincolo di parentela dello straniero che si intende ricongiungere». Il terzo strumento è invece puramente repressivo, come riconosce lo stesso Maroni nella relazione del provvedimento. Si tratta di prevedere la confisca obbligatoria degli immobili «che sono locati o comunque concessi in uso a stranieri clandestini. Le cronache ci mostrano che esiste in Italia una folta schiera di persone che affitta i propri immobili a stranieri clandestini, spesso approfittando di tale situazione per trarne ingiusti profitti». La proposta di legge che Maroni ha presentato nella passata legislatura «intende colpire questa piaga, facendo espressamente rientrare nel delitto di favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero proprio le condotte illustrate, prevedendo altresì, come forte deterrente, la confisca dell’immobile». Carota e bastone, insomma, almeno sulla carta, per combattere la piaga dei clandestini. Anche se sembra che già ieri il neo titolare del dicastero dell’interno qualche smussatura sul tema sia stato costretto a farla. Dopo aver incontrato il suo omologo rumeno Cristian David, Maroni ha dovuto ricalibrare il tiro. «Bisogna colpire i criminali per i fatti da loro commessi, se chi delinque è straniero, va espulso e ciò è possibile». Insomma, «non esiste una sottoemergenza romena, loro sono una comunità bene integrata, ci sono stati singoli episodi che hanno danneggiato l’immagine di questa comunità, ma loro sono perfettamente integrati e le relazioni tra i due paesi sono ottime». Sì quindi a una commissione paritetica con il governo rumeno sulla circolazione delle persone, sì ai commissari straordinari per l’emergenza rom a Roma, Milano e Napoli e sì all’applicazione delle norme del pacchetto sicurezza senza espulsioni di massa. Insomma, fare il ministro è un’altra cosa... Roberto Miliacca