Corriere della Sera 16 maggio 2008, Sergio Romano, 16 maggio 2008
Lettere. GOVERNO OMBRA DI VELTRONI UNA FORMULA DA VERIFICARE Corriere della Sera 16 maggio 2008 Che farsa quella del governo ombra! Veltroni era caduto in piedi il 13-14 aprile, con questo teatrino è caduto in basso, molto in basso, rieditando un meccanismo ideologico d’altri tempi, l’idea che si possa avere un governo parallelo
Lettere. GOVERNO OMBRA DI VELTRONI UNA FORMULA DA VERIFICARE Corriere della Sera 16 maggio 2008 Che farsa quella del governo ombra! Veltroni era caduto in piedi il 13-14 aprile, con questo teatrino è caduto in basso, molto in basso, rieditando un meccanismo ideologico d’altri tempi, l’idea che si possa avere un governo parallelo. Questo è il dramma di Veltroni, non che è stato sconfitto, ma che ha perso il contatto con la realtà! Faccia l’opposizione, sarà un bene per tutti, in primis per lui. Gianni Mereghetti Abbiategrasso (Mi) Caro Mereghetti, Può darsi che il governo ombra sia parso a Walter Veltroni il modo migliore per superare la crisi scoppiata nel Partito democratico dopo la sconfitta e creare un gruppo dirigente di persone pronte a seguirlo. Ma l’iniziativa presenta altri vantaggi di cui è bene tener conto. In primo luogo il governo ombra restituisce ai parlamentari un ruolo che i partiti politici italiani, negli ultimi sessant’anni, hanno confiscato a proprio vantaggio. In Gran Bretagna, e per certi aspetti anche in Germania, gli eletti di un partito in Parlamento contano più del suo apparato e della sua segreteria. Quando i conservatori inglesi si accorsero che Margaret Thatcher aveva perduto buona parte della sua popolarità e decisero di sostituirla, la scelta fu fatta da un gruppo parlamentare allargato. E la Lady di ferro dovette farsi da parte per lasciare a John Major la possibilità di guidare il governo verso le elezioni. Da noi, invece, il potere è stato quasi sempre nelle segreterie, e vi è tornato, dopo una breve assenza, grazie a una legge elettorale che priva gli elettori della possibilità di esprimere una qualsiasi preferenza. In secondo luogo il governo ombra permette di selezionare coloro che avranno il compito di governare il Paese quando l’opposizione tornerà al potere. Gli uomini e le donne che ne fanno parte debbono prepararsi, approfondire questioni tecniche e giuridiche, incalzare il governo con domande puntuali, avanzare proposte alternative. Se non saranno all’altezza del loro compito, il capo dell’opposizione potrà sostituirli e meglio selezionare la squadra che si prepara all’esercizio del potere. Se non verranno sostituiti sulla base della competenza e del merito, l’opposizione perderà credibilità agli occhi del Paese. In terzo luogo, infine, l’esistenza di un governo ombra può evitare che il Parlamento continui a essere un’arena dove si scambiano soltanto accuse e invettive. Quando verrà in discussione la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, ad esempio, toccherà ad Andrea Martella, «ministro ombra» per le Infrastrutture, spiegare le ragioni per cui l’opposizione è contraria. Non convincerà il governo, probabilmente, ma lo obbligherà a dare spiegazioni, fornire assicurazioni, rendere il dibattito meno ideologico e fumoso di quanto sia stato in questi anni. E se il governo accoglierà alcune delle sue proposte, avremo forse, su questo e altri progetti, consensi più larghi di quelli basati sulla rigida distinzione fra maggioranza e minoranza. Naturalmente, caro Mereghetti, le cose potrebbero andare in tutt’altro modo. Sappiamo che l’Italia ha l’abitudine di importare formule applicate in altre democrazie (è accaduto recentemente con le «primarie»), ma finisce spesso per piegarle alle proprie esigenze sino a renderle irriconoscibili. Potrebbe accadere anche nel caso del governo ombra. Ma non vedo perché non si debba prestare attenzione alla proposta di Veltroni e giudicarla sulla base dell’esperienza. Sergio Romano