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 2008  maggio 19 Lunedì calendario

ROMA – «Ho solo applicato la legge trasformando i giudici in "direttori d’orchestra", con forti poteri organizzativi che hanno coinvolto anche gli avvocati, partendo dalla cause vecchie»

ROMA – «Ho solo applicato la legge trasformando i giudici in "direttori d’orchestra", con forti poteri organizzativi che hanno coinvolto anche gli avvocati, partendo dalla cause vecchie». Oggi il Palazzo di giustizia di Torino è l’unico in Italia a vantare un primato: il 93 per cento delle cause civili ha meno di tre anni, il 66% addirittura meno di 12 mesi. Nel 2006 ha avuto una menzione speciale da una giuria internazionale proprio pochi giorni dopo l’ennesima bocciatura del-l’Italia da parte dell’Europa sui processi lumaca. Il protagonista di questa singolare rivoluzione è Mario Barbuto, presidente del tribunale di Torino, 65 anni, tarantino, ex Banca d’Italia e per quasi 20 docente alla Sda del capoluogo piemontese. La sua storia l’ha raccontata, come esempio di eccellenza, Roger Abravanel nel suo ultimo libro «Meritocrazia» (Garzanti, prefazione di Francesco Giavazzi) per dimostrare che il «seme del merito» si annida ovunque, anche nelle polverose aule dei tribunali. Adesso deve spiegare come ha fatto. «Molto semplice. Nel 2001 è entrata in vigore la legge Pinto, voluta da Strasburgo per accorciare i processi con la facoltà per lo Stato di rivalersi economicamente sui giudici colpevoli di forti ritardi. Mi sono allarmato e ho allarmato gli 80 magistrati che seguono le cause civili. Non vogliamo mica correre il rischio di sanzioni milionarie?». Tutto qua? «Questa è stata la molla di partenza. Poi ho redatto un decalogo con venti regole che sostanzialmente si basa su un principio quasi banale: si parte dalla cause vecchie, quelle di oltre tre anni, pulizia prima in cantina. I giudici possono infatti contare su poteri speciali, quasi da "commissario" convocando le parti e diventando direttore del processo. Il segreto è stato il gioco di squadra, il senso di responsabilità, di fiducia reciproca». E gli avvocati? «Sono stati coinvolti anche loro e hanno convenuto che è molto meglio chiudere una causa il prima possibile che non trascinarla alle calende greche. Sia per gli onorari che per la soddisfazione del cliente». E il risultato finale? «Nel 2001, solo a Torino, avevamo un arretrato globale di 40 mila processi, oggi lo abbiamo ridotto del 36% eliminando totalmente le cause stagionate». Un caso particolare? «Me lo ricordo bene. Quando sono arrivato c’era una causa per successione che andava avanti da 48 anni. Abbiamo recuperato i dati di base, convocato le parti per ben 5 volte e in 7 mesi abbiamo chiuso». Ma la legge Pinto funziona o no? «Se devo essere sincero il bilancio è disastroso. Anche se lo Stato dal 2002 al 2007 ha pagato ai ricorrenti 56 milioni di euro di indennizzo per durata irragionevole del processo si tratta solo di una piccola parte. Secondo uno studio del ministero dell’Economia il rischio potenziale per questo tipo di sanzione è di 500 milioni di euro all’anno». Quindi come ha fatto ad allarmare i suoi colleghi? «Ho giocato d’anticipo. E poi l’incubo di venir sanzionati c’è sempre. Così noi a Torino dormiamo sonni tranquilli. I miei colleghi ora si sono abituati a questo metodo e adesso nessuno vuol tornare più indietro». Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta ha annunciato interventi per combattere i fannulloni e rendere efficiente la macchina dello Stato. Cosa gli chiede? «Di introdurre incentivi economici al personale amministrativo, indispensabile per il lavoro dei giudici. Sembra una cosa banale ma dal 2004 sono stati aboliti. Ai più bravi oggi posso dare solo una lettera di elogio. E al sindacato chiedo di non opporsi alla logica di premiare i più bravi». Si può esportare la formula- Barbuto? «Penso di sì. Come si può capire si basa soprattutto sul buon senso, sulla responsabilità dei giudici e su un rapporto di stima con la classe forense che a Torino è di alto livello. Dopo il civile, cerchiamo di cimentarci anche nel penale ma non sarà una passeggiata ». Roberto Bagnoli